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La Profezia del Gattopardo

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La Profezia del Gattopardo

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 20 Luglio 2022

Certo Alain Delon era decisamente più bello, Ma i tempi sono cambiati, nonostante nulla cambi, ed i budget per i casting sono più modesti

Cateno De Luca avanza con la propulsione del Garibaldi del 1860, libera paesi i cui sindaci si consegnano a lui in un impeto liberatorio. Non sanno i siciliani cosa gli riserva un eventuale nuovo regime ma sono stanchissimi, tanto che disertano le urne, dei vecchi Borboni, spesso di centrodestra, che finora li hanno governati, sono stanchi anche delle parrocchie democratiche, che conservano con avarizia le rendite nei conventi del centrosinistra.

Cateno viene considerato, e lui si professa tale, il servitore del popolo, con un’attenzione spasmodica alla comunicazione verso i ceti popolari, ma con un attento occhio anche ai ceti produttivi, dimenticati dai regimi neoborbonici attenti esclusivamente al blocco sociale assistito da mamma Regione. Come Zelensky veste e parla in maniera pauperista, per identificarsi con un popolo che certamente non è ricco, se non di miserie e problemi. Accanto a lui si aggirano due Iene, che fameliche fanno incetta di like e selfie, Dino Giarrusso e Ismaele La Vardera, personaggi televisivi e spesso divisivi. Le loro foto già giganteggiano sui cartelloni, e ci fanno capire che il tempo dei Leoni e dei Gattopardi è finito. È arrivato il loro tempo, come profetizzava Tomasi di Lampedusa nel romanzo più italiano di tutti i tempi. A scuola ci hanno massacrato i maroni con quel ramo del lago di Como, dove erano ambientati i Promessi Sposi, ma il Gattopardo è il vero romanzo storico sociale italiano. Come diceva Goethe solo la Sicilia è la chiave per capire l’Italia. Cateno, l’uomo nuovo, un incrocio tra il Tancredi Falconeri e il Calogero Sedara di Fiumedinisi, il giovane, sebbene cinquantenne, rispetto ai vetusti candidati in campo.

Certo Alain Delon era decisamente più bello, fu scelto dal profondo senso estetico di Luchino Visconti, e c’era una sensuale Angelica Cardinale che bucava lo schermo. Ma i tempi sono cambiati, nonostante nulla cambi, ed i budget per i casting sono più modesti.

La politica al tempo post pandemico e pre guerra dell’energia è questa. Più verace e meno elegante dei fasti seppur decadenti di Tomasi e Visconti.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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