La sindrome del Merlo Maschio - QdS

La sindrome del Merlo Maschio

Antonino Lo Re

La sindrome del Merlo Maschio

Giovanni Pizzo  |
giovedì 31 Agosto 2023

Nel caso di Andrea Giambruno siamo a pochi mesi della conquista di un potere che in Italia è sempre volubile e precario

Succede. Non è la prima volta, ricordiamoci le gaffe di Filippo, il Principe consorte di Elisabetta II, ma quella è una consolidata, secolare monarchia costituzionale. Nel caso di Andrea Giambruno siamo a pochi mesi della conquista di un potere che in Italia è sempre volubile e precario. Perché fa così? Perché sega l’albero su cui è seduto? Ma soprattutto perché mette in difficoltà l’ape Regina?

La risposta è semplice. Perché è maschio. E come tutti i maschi, pur provando affetto e amore per la sua compagna, con cui condivide anche la genitorialità, ha paura. La paura di un mondo nuovo, un mondo alveare in cui la donna è forte, autonoma, decidente, incidente. E lui si guarda allo specchio mentre si fa la barba la mattina prima di andare negli studi televisivi, da cui è prepotentemente emerso, e pensa. Quale è il mio ruolo? Cosa sono io nel contesto in cui Lei è tutto ed oltre? Non è un problema personale, è una patologia antropologica. Il maschio che non vive nelle periferie maschiliste, dove sopraffazioni e stupri nei confronti delle donne hanno un sapore di difesa ancestrale di un mondo primordiale, è in difficoltà enorme. Le donne sono sopravanzate in tutte le professioni dove l’intelletto fa la differenza, fino a ricoprire il Premierato, che forse, ma non troppo, sarà eletto direttamente. E lui, il Principe consorte che fa? Fa il merlo maschio, come Lando Buzzanca, fischia in televisione che esiste, loquor ergo sum, che la sua vir non è ancora scomparsa, nonostante Lei, con le sue dirette social buchi il mondo della comunicazione, la sua professione, più di lui. È un tentativo di resistenza come quello dell’ultimo soldato giapponese nella giungla che difende l’impero del Maschio. Un impero in scomparsa non solo per la crescita enorme del genere femminile, ma anche per la fluidità che ha rivoluzionato gli schemi del Novecento. Fa tenerezza, quasi, Giambruno, se le sue sparate non superassero il livello di guardia del comune sentire e dell’opportunità politica. Forse era meglio quando faceva il tecnico dietro le quinte, e non era costretto a dire qualcosa, non era costretto a fischiare come un merlo.

Averlo portato alla conduzione di un programma forse potrebbe essere una astuta mossa di Marina Berlusconi, altra donna pensante e pesante, per sabotare? A pensare male, diceva Andreotti, si fa peccato, ma spesso si azzecca.

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