L’altra informazione alla ricerca della verità - QdS

L’altra informazione alla ricerca della verità

Carlo Alberto Tregua

L’altra informazione alla ricerca della verità

martedì 24 Marzo 2020

L’omologazione dell’informazione è il cloroformio della mente dei cittadini. Un cloroformio molto utile a chi governa, che non ha interesse all’intelligenza delle persone, bensì alla loro acquiescenza. è meglio la pecora che segue il capobranco che il fiero leone con una forte personalità.
L’altra informazione, quella non omologata che trasmette le “veline” del regime, apparentemente democratico, ha vita difficile perché deve comunicare fatti che si avvicinino il più possibile alla verità, una verità documentata e documentale, staccata dalle opinioni più o meno oneste di chi riporta per sentito dire o di chi intenda speculare a proprio vantaggio delle notizie trasmesse.
Non scriviamo quanto segue per sorprendevi, bensì perché i fatti emergano con luce propria e siano incontrovertibili. Non crediamo sia difficile questo comportamento, perché rientra nei Doveri del Giornalista.

Facciamo alcuni esempi di informazione vera e documentale. Il Consiglio dei Ministri con propria delibera del 31 gennaio 2020, ha scritto “…è dichiarato, per sei mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili…”.
Ebbene, nonostante lo stato di emergenza, lo stesso Governo ha impiegato ben 23 giorni per emanare il primo provvedimento legislativo che cominciasse a disciplinare la materia. Ora, delle due l’una. O lo stato di emergenza imponeva misure immediate, oppure non era vera emergenza. Fate voi.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la notte del 21 marzo, alle ore 23 circa, dalla sua pagina privata di Facebook, ha comunicato che l’indomani sarebbe stato approvato il quinto Dpcm. Crediamo che Conte abbia commesso uno sgarbo istituzionale nei confronti degli italiani non trasmettendo dalle reti di radio e televisioni di Stato.
Al Dpcm citato è allegato un elenco di 97 attività che possono essere svolte nel periodo di chiusura di tutte le altre, che scadrà venerdì 3 aprile.
Finalmente si fa chiarezza su ciò che si può fare e ciò che non si può fare .
Fra le attività consentite vi sono quelle di alberghi e strutture simili: l’attività di ospitalità può riprendere. Sono consentite inoltre le attività che erogano servizi di pubblica utilità e quindi anche le Fondazioni.
Pensare di costringere i cittadini a restare chiusi fra le proprie quattro mura, che in qualche caso sono poche decine di metri quadrati, sarebbe demenziale. E infatti, l’ordinanza del ministero della Salute del 20 Marzo prevede che è consentito “Svolgere attività motoria”, seppure singolarmente ed “in prossimità della propria abitazione”. Che poi la prossimità sia uno o più chilometri, da effettuarsi a passo veloce o correndo o come diavolo uno vuole, non è specificato, quindi si può!
I provvedimenti di clausura possono ottenere l’effetto opposto: questa verità va detta e scritta a lettere cubitali ed è proprio per questa ragione che il Governo deve avere l’equilibrio necessario per contemperare azioni di effettivo contenimento della propagazione del virus e necessità di dare un minimo di sfogo ai cittadini, ai domiciliari nelle proprie case.

Con l’uscita del Dpcm del 22 marzo rimane anche in vigore l’Ordinanza del Presidente della Regione del 19 marzo, molto più restrittiva del primo.
Si tratta di uno stridente contrasto fra un atto di governo e un’Ordinanza regionale. Ricordiamo a riguardo che la Corte Costituzionale, con sentenza 299/12, ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale poste dalla Regione siciliana in quella sede e riguardanti la liberalizzazione del commercio, in quanto di competenza esclusiva dello Stato.
Si pone, quindi il contrasto in materia analoga fra le restrizioni previste dalla citata Ordinanza regionale e il Dpcm del 22 marzo.
C’è da auspicare che il Presidente della Regione, Nello Musumeci, da persona equilibrata quale è, faccia cessare con altra Ordinanza gli effetti della precedente, in modo da consentire l’esplicazione di tutti gli effetti previsti dallo stesso Dpcm del 22 marzo.
Di tutto c’è bisogno tranne di contrasti fra il Centro e la Regione. C’è anche fin troppo bailamme!

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