Reddito minimo di inserimento in Sicilia, la Regione riapre le istanze per la fuoriuscita dei fruitori - QdS

Reddito minimo di inserimento in Sicilia, la Regione riapre le istanze per la fuoriuscita dei fruitori

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Reddito minimo di inserimento in Sicilia, la Regione riapre le istanze per la fuoriuscita dei fruitori

Michele Giuliano  |
domenica 13 Novembre 2022

È possibile scegliere se rimanere dentro il bacino del precariato o uscirne con una buonuscita. Lo dicono gli uffici regionali.

La Regione riprova a sfoltire il bacino dei precari riaprendo le istanze per la fuoriuscita dei fruitori del reddito minimo d’inserimento. Sarà possibile scegliere ancora una volta se rimanere dentro il bacino del precariato o venirne fuori con una cospicua buonuscita. Gli uffici regionali hanno comunicato ai Comuni indicati che “i beneficiari che intendono fuoriuscire dalla misura del reddito minimo di inserimento possono presentare, a pena di decadenza, la richiesta di fuoriuscita definitiva dal bacino di appartenenza, entro e non oltre la data del 15 novembre 2022”, come si legge nella nota a firma del dirigente del servizio del coordinamento dei centri per l’impiego Pippo Ricciardo.

Si chiede, quindi, agli enti interessati di informare i possibili beneficiari, ricordando come questa possibilità possa essere riconosciuta “unicamente ai soggetti per i quali il numero di anni necessari al raggiungimento dei requisiti di pensionabilità non è inferiore a dieci”. Con la nota è stato reso disponibile anche il modello di istanza, che i beneficiari richiedenti dovranno compilare completo di data e firma in originale ed inviare tramite il Comune di appartenenza, completo dei dati necessari e modello di tracciabilità iban. Chi sceglierà di abbandonare, riceverà il corrispettivo di 5 anni di sussidio, e tale fuoriuscita sarà definitiva.

Un nuovo tentativo, da parte dell’assessorato regionale al Lavoro, di ridurre i numeri della pletora di persone che ruotano intorno all’assessorato. Già negli anni passati è stata offerta questa opportunità, allo scopo di alleggerire le casse regionali dal “peso” di un numero così elevato di individui, utilizzati in circa 35 Comuni su tutto il territorio regionale. Questa tipologia di sostegno al reddito è stato sperimentato nel 1998 tra le province italiane classificate come le più povere.

Tra esse, in Sicilia vennero individuate Caltanissetta ed Enna. Degli originari 2.800 lavoratori coinvolti, oggi operano in 1.200 circa: si tratta di lavoratori che per anni hanno operato in condizioni di estrema precarietà, e solo dal 2018 hanno visto riconoscersi alcuni diritti relativi alla conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. Le attività, infatti, dice il decreto relativo del dicembre del 2017, devono essere organizzate in modo che il lavoratore possa godere di un adeguato periodo di riposo, entro i termini di durata dell’impegno. Come è giusto che sia per persone che lavorano per le istituzioni ma senza un vero contratto. Una sorta di “stabilizzazione”, quindi. Da una parte si cerca di sfoltire i numeri, dall’altra si tutelano i diritti di chi rimane.

Gli ex fruitori del reddito minimo sono lavoratori che vengono impiegati per un totale di ore settimanali che va dalle 32 alle 40, il loro reddito mensile dipende anche dal numero di familiari a carico, con una media mensile di 560 euro. Dal 2018, infatti, le assenze per malattia, purché documentate, non comportano la sospensione dell’assegno, mentre ciò avviene nel caso di assenze dovute a motivi personali, anche se giustificate.

Si può comunque organizzare una sorta di banca per il recupero ore, su scelta del Comune, per concordare l’eventuale recupero delle ore non prestate; in tal caso non viene operata nessuna sospensione dell’assegno, ma ci si organizza per la rimodulazione dell’orario in modo da recuperare le ore non prestate. Nel caso di assenze protratte e ripetute nel tempo che compromettano i risultati del progetto, è facoltà del Comune richiedere la sostituzione del lavoratore. Nel caso di assenze per infortunio o malattia professionale al lavoratore viene corrisposto I’assegno per le giornate non coperte dall’indennità erogata dall’Inail e viene riconosciuto il diritto a partecipare alle attività progettuali al termine del periodo di inabilità.

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