Mafia: operazione Polizia-Fbi, 17 fermi tra Palermo e New York

VIDEO | Maxi operazione antimafia polizia-Fbi, 17 fermi tra Palermo e New York

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VIDEO | Maxi operazione antimafia polizia-Fbi, 17 fermi tra Palermo e New York

Redazione  |
mercoledì 08 Novembre 2023

Contestualmente, a New York, l'Fbi sta eseguendo 10 misure restrittive a carico di soggetti indagati per gli stessi reati

Maxi-operazione antimafia congiunta polizia-Fbi tra Palermo e New York. La polizia di Stato, su delega della Dda di Palermo, sta eseguendo un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 7 indagati, ritenuti responsabili, a diverso titolo, dei delitti di associazione mafiosa e altri reati connessi.

L’operazione congiunta

L’operazione vede coinvolti investigatori italiani della polizia di Stato, appartenenti al Servizio centrale operativo e alla Squadra mobile di Palermo, coadiuvati da personale specializzato dei Reparti Prevenzione crimine, delle unità cinofile, del Reparto volo ed Agenti speciali dell’ Fbi, in qualità di osservatori. Contestualmente, a New York, l’Fbi sta eseguendo 10 misure restrittive a carico di soggetti indagati per gli stessi reati.

Asse tra i Gambino di New York e clan palermitani

E’ la famiglia mafiosa storica newyorkese dei Gambino a tenere i collegamenti con i clan siciliani e gestire gli affari tra Stati Uniti e Sicilia. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Palermo in collaborazione con l’Fbi che oggi ha portato a 17 fermi tra il capoluogo siciliano e New York. I Gambino continuerebbero a fare affari con i clan palermitani, in particolare di Borgetto, Torretta e Partinico. I reati contestati a vario titolo sono associazione mafiosa, estorsione, incendio doloso, turbativa d’asta, cospirazione.

Le indagini

Le indagini, legate al blitz Polizia di Stato-Fbi che ha colpito le famiglie mafiose a Palermo e New York, sono state avviate nell’aprile 2021 (supportate dal consolidato rapporto di collaborazione tra il Servizio Centrale Operativo e l’Fbi) e sono state progressivamente corroborate da un costante scambio info-investigativo e da una serie di servizi di osservazione transfrontaliera implementati sull’asse Palermo-Roma-New York. Dalle risultanze investigative è emersa l’ultrattività del mandamento mafioso di Partinico, storicamente legato al boss Vito Vitale, la cui ascesa al vertice, risalente agli anni ‘90, venne supportata dai ‘corleonesi’ di Totò Riina.

Le indagini hanno documentato, in particolare, la cifra criminale di alcuni anziani maggiorenti della famiglia mafiosa di ‘Torretta’ già emersi sullo sfondo delle storiche inchieste meglio conosciute come ‘Pizza Connection’ e ‘Iron Tower’, facendo rilevare, sul fronte americano, anche il ruolo di taluni esponenti di spicco de La Cosa Nostra Americana (Lca) legati al noto boss Frank Calì, assassinato per futili motivi nel marzo 2019. In tale ambito, è stata accertata la solidità dei rapporti esistenti tra le due consorterie sull’asse Usa-Italia, emergendo l’interessamento americano per le vicende organizzative di cosa nostra siciliana e venendo in rilievo anche una serie di dinamiche legate alla reggenza del mandamento mafioso di Partinico.

Questore Palermo: “Tra Cosa nostra locale e Usa rapporti consolidati e riattualizzati”

“Consolidati e riattualizzati” i rapporti di collaborazione tra Cosa nostra palermitana e quella americana. A dirlo è il questore di Palermo Maurizio Calvino al termine della conferenza stampa sull’indagine della Dda di Palermo sui rapporti tra Cosa nostra palermitana e quella americane e che ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari tra il capoluogo siciliano e New York. “Il cuore di questa indagine – aggiunge – è la conferma del peso di parti importanti della mafia palermitana e del ruolo che ancora possono avere su situazioni di malaffare che riguardano compagini malavitose d’oltreoceano”. Fra i reati contestati quello di estorsione che, ha sottolineato Calvino, “rimane la forma capillare di controllo del territorio da parte di Cosa nostra e viene attuata oltreoceano con le stesse modalità e finalità con cui è attuata nel nostro territorio. Un metodo estorsivo che impone una diffusione più capillare, un’adesione meno traumatica ma più sostanziale e quindi più diffusa”.

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