Omicidio nel Palermitano. Il sindaco: "Abbiamo paura" - QdS

Omicidio nel Palermitano. Il sindaco: “Abbiamo paura”

redazione web

Omicidio nel Palermitano. Il sindaco: “Abbiamo paura”

venerdì 28 Febbraio 2020

Nuovo agguato all'alba a Belmonte Mezzagno, teatro di una faida che ha fatto registrare finora due morti e un tentativo di omicidio. Il primo cittadino, Salvatore Pizzo: "Stato e Regione mostrino anche qui la loro presenza"

Nuovo agguato di mafia a Belmonte Mezzagno, centro agricolo a pochi chilometri da Palermo, al centro di una sanguinosa faida con due omicidi e un tentativo di omicidio.

All’alba è stato ucciso con colpi d’arma nella sua auto Agostino Alessandro Migliore, 45 anni, fratello di Giovanni , boss arrestato nell’operazione “Cupola 2.0”.

L’agguato è avvenuto in via Togliatti, intorno alle cinque. La vittima era sulla sua Audi quando sono entrati in azione i killer.

Sul luogo del delitto, sotto casa della vittima, sono stati trovati undici bossoli calibro 7,65.

Secondo una prima ricostruzione dell’agguato, i sicari sarebbero entrati in azione proprio nel momento in cui Migliore era salito sulla sua auto, un’Audi A4.

La vittima stava per andare ad aprire uno dei supermercati di Belmonte Mezzagno gestiti dalla famiglia.

Secondo alcuni cittadini l’esecuzione riporta ai tempi bui degli anni Novanta.

Si ritiene che la faida sia nata per “mandare messaggi” a Filippo Bisconti che sta collaborando con la giustizia.

I Carabinieri stanno cercando di trovare degli indizi esaminando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza della zona, anche se l’omicidio sembra sia stato pianificato in ogni dettaglio.

Giovanni Migliore è ritenuto uomo di fiducia del boss Filippo Bisconti, che dal dicembre 2018 ha scelto di collaborare con la giustizia.

L’omicidio di Agostino Alessandro Migliore è il quarto episodio di sangue nel giro di un anno: il dieci gennaio del 2019 era stato ucciso Vincenzo Greco, genero del boss Casella.

L’otto maggio, sempre dello scorso anno, dei sicari avevano ucciso il commercialista Antonio Di Liberto, fratello dell’ex sindaco e cugino del pentito Bisconti.

L’ultimo agguato in ordine di tempo, prima dell’omicidio di stamane, risale al due dicembre scorso, quando due sicari cominciarono a sparare in mezzo alla folla, lungo il corso principale del paese, per tentare di uccidere l’imprenditore edile Giuseppe Benigno.

Nell’ambito delle indagini sulla faida, i Carabinieri avevano arrestato un mese fa quattro persone.

Tra queste c’era anche Salvatore Tumminia, ritenuto il nuovo capomafia di Belmonte Mezzagno.

Il sindaco Pizzo: “Abbiamo paura” – “Lo Stato – ha dichiarato ad Adnkronos il sindaco Salvatore
Pizzo – mostri la sua presenza qui, perché finora sembra che Belmonte Mezzagno
sia scomparso persino dalla cartina geografica. Le Forze dell’ordine fanno un
lavoro eccezionale, sono sul territorio, ma le istituzioni sovracomunali
latitano”.

Salvatore Pizzo

“Qui tutti hanno paura – ha ammesso il sindaco – e tra i cittadini
c’è un diffuso senso di insicurezza. Il mio timore è che questo sentimento
possa tramutarsi in impotenza, se non passività”. Pizzo guida l’Amministrazione
comunale da giugno del 2017. Era sindaco anche quando, a dicembre scorso, i
killer hanno sparato in mezzo alla gente, nel corso principale, per tentare di
uccidere l’imprenditore edile Giuseppe Benigno.

“Come si può non avere paura – ha affermato il primo
cittadino – quando si spara in pieno giorno e in pieno centro. Sono in Comune per
ricevere i cittadini e affrontare i loro problemi. Ma a oggi, dopo i fatti di
sangue che durante l’ultimo anno hanno funestato il mio territorio, non ho
ricevuto una chiamata né dal presidente della Regione né dal prefetto, solo la
visita del nuovo comandante provinciale dei Carabinieri, Arturo Guarino”.

“I cittadini di Belmonte Mezzagno – ha sottolineato ancora
Pizzo – hanno bisogno di sentire la presenza dello Stato e delle Istituzioni.
Mi piacerebbe vedere tutti insieme attorno a un tavolo per fornire una risposta
di sicurezza ai miei concittadini”.

Il rischio per Pizzo, altrimenti, è quello di un tragico
ritorno al passato. “Un passato – ha ricordato – fatto di guerre di mafia,
quando da casa non si usciva dopo un certo orario. Mi preoccupa che i miei
concittadini possano chiudersi in una solitudine sociale”.

Un’accusa, però, il sindaco respinge con fermezza. “Belmonte
– ha concluso – non è un paese omertoso. C’è un forte movimento di volontariato
e in questi anni abbiamo fatto tante manifestazioni antimafia molto partecipate.
È un paese vivo, che però ha paura”.

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