Melanoma, i rischi delle ustioni solari e l’importanza del controllo dei nei - QdS

Melanoma, i rischi delle ustioni solari e l’importanza del controllo dei nei

Biagio Tinghino

Melanoma, i rischi delle ustioni solari e l’importanza del controllo dei nei

Biagio Tinghino  |
mercoledì 25 Maggio 2022

Con la bella stagione aumentano i pericoli per chi espone la propria pelle ai raggi ultravioletti. Al QdS interviene Giuseppe Micali, direttore della Clinica dermatologica del Policlinico di Catania

CATANIA – Melanoma, la parola d’ordine è prevenzione. Il controllo periodico dei nei è la forma di prevenzione più efficace per ridurre il rischio di melanoma, un tumore della pelle altamente aggressivo. Ogni anno vengono organizzate una serie di iniziative per sensibilizzare le persone sull’importanza della prevenzione del melanoma e per promuovere le visite dermatologiche. Tra tutte, continua la campagna “Oltre la pelle – La prevenzione al centro”, promossa da Novartis con il patrocinio delle principali Società Scientifiche (Sidemast, Adoi e Imi), associazioni e pazienti. Sulle strade di Catania, dal 26 maggio, per quindici giorni, verranno posizionati 30 stencil per catturare l’attenzione dei passanti e sensibilizzarli sul tema della prevenzione. Inoltre, nei giorni 26-27-28 maggio lungo Via Vittorio Veneto e dintorni, verrà distribuito ai passanti un volantino informativo.

Ma se con la bella stagione arriva il caldo e il desiderio di abbronzatura, l’esposizione eccessiva ai raggi solari è un sicuro fattore di rischio per il melanoma. Per approfondire la questione, abbiamo intervistato per il QdS, il Prof. Giuseppe Micali, ordinario e direttore della Clinica Dermatologica dell’Università-Policlinico G. Rodolico di Catania -, su prevenzione, diagnosi e cura del melanoma.

Cos’è il melanoma?
“Il melanoma è un tumore cutaneo maligno altamente aggressivo che origina dalla trasformazione dei melanociti, le cellule dell’epidermide deputate alla produzione di melanina. Si manifesta generalmente, ma non esclusivamente, in età adulta come una macchia o una formazione rilevata di colore scuro sulla pelle”.

Quali caratteristiche lo distinguono da un neo innocuo?
“Sebbene esistano numerose eccezioni, la regola classica che può consentire di distinguere un melanoma da un neo benigno è quella dell’ABCDE. Secondo tale regola, il melanoma si presenta con una forma Asimmetrica, Bordi irregolari, Colori multipli (marrone, grigio, nero, rosa, etc.) e Dimensioni sopra i 5 mm. Infine, E sta per Evoluzione, in quanto una formazione pigmentata della pelle che compaia e/o si modifichi in età adulta è altamente sospetta. C’è da dire però che nelle fasi iniziali il melanoma può non presentare tali caratteristiche e assomigliare molto ad un comune neo. Da qui l’importanza del dermatologo che ha le competenze e gli strumenti necessari per l’individuazione del melanoma in fase precoce”.

Qual è l’incidenza del melanoma in Italia e quale il ruolo delle iniziative di educazione?
“In Italia, così come nel resto del mondo, l’incidenza è negli ultimi anni in costante ascesa, sia a causa dell’effettivo aumento dei fattori di rischio, sia per una maggiore sensibilità degli strumenti diagnostici a disposizione. Nel 2020 sono stati diagnosticati nel nostro Paese circa 15.000 nuovi casi. Le iniziative di educazione sul melanoma mirano a sensibilizzare la popolazione fornendo consigli da una parte sulla prevenzione primaria, cioè su una corretta esposizione solare, principale fattore di rischio di tale tumore, dall’altra su come riconoscere o, perlomeno, sospettare la comparsa di un melanoma sulla propria pelle o su quella di un familiare, permettendo dunque una diagnosi quanto più precoce possibile”.

La diagnosi precoce è davvero importante?
“È fondamentale, in quanto il melanoma ha una prognosi strettamente legata allo spessore raggiunto nella pelle al momento dell’asportazione. Se il melanoma è asportato nelle sue fasi iniziali, cioè quando è ancora localizzato negli strati cutanei superficiali, la prognosi è eccellente, con guarigione completa del paziente. Se invece il melanoma si è accresciuto e ha raggiunto gli strati più profondi, i rischi possono essere elevati”.

Quali sono i fattori di rischio per lo sviluppo del melanoma?
“Come accennato prima, il fattore di rischio principale è rappresentato dall’esposizione solare incontrollata, in particolare dalle ustioni solari, soprattutto se queste avvengono in età giovanile. Le radiazioni solari ultraviolette sono infatti responsabili di mutazioni del Dna delle cellule dell’epidermide, inclusi i melanociti. Anche i raggi ultravioletti artificiali delle lampade abbronzanti possono agire mediante gli stessi meccanismi. Altri fattori di rischio sono il fototipo chiaro, cioè quei soggetti con capelli rossi o biondi e occhi chiari, la presenza di un elevato numeri di nei (soprattutto se più di 50) e la familiarità per melanoma, cioè un parente di primo grado precedentemente affetto da questo tumore”.

La visita dermatologica con quale frequenza è consigliata ed in cosa consiste?
“La frequenza della visita dermatologica dipende da vari fattori, in particolare l’età ed i fattori di rischio sopradescritti. Considerato che il melanoma in età pediatrica è molto raro, una prima visita va effettuata intorno ai 16-18 anni, e consiste nell’esame visivo di tutta la superficie cutanea, compreso il cuoio capelluto e le pieghe, nella ricerca di eventuali neoformazioni sospette. Viene generalmente effettuata mediante l’ausilio del dermatoscopio, uno strumento manuale che consente una più precisa valutazione di tali neoformazioni. I soggetti ad alto rischio vanno poi monitorati ogni 6-12 mesi, preferibilmente con l’utilizzo del videodermatoscopio, strumento digitale che permette la memorizzazione delle immagini (la cosiddetta ‘mappatura’ dei nei). Nei casi dubbi, nei centri di riferimento sono disponibili ulteriori metodiche strumentali non invasive di terzo livello, quali la microscopia confocale e la tomografia a coerenza ottica, che permettono di incrementare notevolmente la precisione diagnostica. Presso la Clinica Dermatologica dell’Università di Catania da me diretta, è presente un ambulatorio dedicato di dermatologia oncologica dotato delle suddette attrezzature all’avanguardia per la diagnosi del melanoma e degli altri tumori della pelle, il cui responsabile è il prof. Francesco Lacarrubba”.

Quali sono le terapie impiegate per il trattamento del melanoma?
“Il trattamento di elezione è quello chirurgico, nel senso che, una volta sospettato, il melanoma deve essere escisso completamente e il campione istologico inviato a un laboratorio di Anatomia patologica per la conferma istologica. Nel caso in cui il melanoma sia in fase iniziale, tale procedura terapeutica è sufficiente. Mi preme sottolineare come sia assolutamente da evitare la rimozione tramite elettrobisturi o laser di lesioni melanocitarie di qualunque tipo. Nel caso in cui il melanoma sia in stadio più avanzato e abbia già dato metastasi, sono oggi a disposizione nuove terapie sistemiche, quali agenti immunoterapici (ipilimumab, pembrolizumab, nivolumab) e farmaci ad azione ‘bersaglio’ contro specifiche molecole tumorali (quali vemurafenib, dabrafenib, trametinib, ed altri) che hanno sostituito nella maggior parte dei casi il classico approccio con chemioterapici”.

Quali sono i consigli pratici che è bene considerare in merito all’esposizione solare e ai nei?
“L’esposizione solare deve avvenire sempre in modo graduale, in modo da consentire ai melanociti di produrre la melanina (responsabile dell’abbronzatura), che serve appunto a proteggere le cellule dell’epidermide dai danni dei raggi ultravioletti. Inoltre, è meglio evitare le ore della giornata a maggiore insolazione (in particolare tra le 12 e le 16). Infine, è fondamentale applicare durante l’esposizione solare un fotoprotettore con filtri fisici e/o chimici, il cui fattore di protezione deve essere adeguato al fototipo: in particolare, i soggetti con fototipo chiaro dovranno utilizzare fattori di protezione superiori a 30 SPF”.

Prof. Micali, vuole lanciare un messaggio di speranza a chi sta affrontando questa malattia?
“Per fortuna grazie anche alle nuove metodiche strumentali accennate prima, la maggior parte dei melanomi vengono oggi diagnosticati ed asportati in fase iniziale, cioè quando non hanno ancora dato metastasi, per cui la prognosi in questi casi è eccellente. Ma, negli ultimissimi anni, la ricerca ha fatto enormi passi in avanti anche nel trattamento delle forme avanzate di melanoma. Grazie ai nuovi farmaci ad azione immunologica e ad azione ‘bersaglio’ a cui accennavo prima, l’approccio al paziente con melanoma avanzato è cambiato radicalmente, e la prognosi di tali forme è nettamente migliorata”.

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