Messina, il crollo verticale dei partiti e i piani futuri di De Luca - QdS

Messina, il crollo verticale dei partiti e i piani futuri di De Luca

Lina Bruno

Messina, il crollo verticale dei partiti e i piani futuri di De Luca

sabato 01 Ottobre 2022

Anche in occasione delle ultime elezioni la provincia si è dimostrata in controtendenza rispetto alla Sicilia. Si conferma il trend delle Amministrative e si guarda alle prossime scelte

MESSINA – Una provincia in controtendenza rispetto al resto della Sicilia ma in linea con quanto successo alle amministrative del 12 giugno. Il fattore X che ha scompaginato le carte è Cateno De Luca, il più votato nel messinese con il suo movimento Sud chiama Nord, che qui diventa il primo partito, con il 25,43% in tutta la provincia e il 31,57% in città.

Messina, dove De Luca è stato sindaco fino allo scorso febbraio e dove si è impegnato per l’elezione del suo candidato Federico Basile, si conferma la sua roccaforte elettorale. Qui ha intercettato il vuoto di visioni di centrodestra e centrosinistra di questi anni, senza leadership convincenti. Viene percepito come porto sicuro in mezzo ad approdi precari. Come sottolinea Francesco Pira, professore associato di Sociologia e direttore del master in Esperto della comunicazione digitale dell’Università di Messina “qui c’è stato un effetto social, rispetto ai media tradizionali, particolare. Anche se dobbiamo dire che De Luca è stato l’unico che si è confrontato nelle piazze. L’impatto social ha allontanato gli elettori dalle urne ma a Messina, dove si è votato di più rispetto al resto della Sicilia, ha giocato anche l’effetto trascinamento delle amministrative”.

De Luca sente però anche la responsabilità di tutto questo consenso, sa che potrebbe perderlo con la stessa rapidità con cui lo ha ottenuto. Parla quindi di progetto, di necessità di formare una nuova classe dirigente, sprona i suoi a lavorare senza risparmiarsi “non potete vivere di rendita per sempre”, sa che l’uomo solo contro tutti può andare bene per la stagione elettorale ma poi bisogna costruire un gruppo che consolidi il percorso avviato.

L’ex sindaco di Messina appare non molto soddisfatto da quanto fatto da alcuni dei suoi compagni di viaggio, deluso per non avere conquistato la poltrona di presidente ma amareggiato anche per il mancato seggio alla lista Sicilia Vera e la mancata riconferma di Danilo Lo Giudice all’Ars, che ha creato non pochi malumori con il suo delfino. È probabile che ci sia anche un rimpasto nella Giunta Basile, mentre si prepara a un’altra campagna elettorale, quella per sindaco di Taormina.

Perdono quote importanti di elettorato tutti gli altri partiti. Il più clamoroso è il crollo del M5s, che nel 2017 aveva ottenuto il 19,74% in provincia e il 23,54% a Messina ma in 5 anni ha perso il 13% e il 16% solo in città. Si conferma il trend delle Amministrative dove il M5s, da prima forza politica con sette consiglieri eletti si è ritrovato senza nessun rappresentante nel Civico consesso.

Grosso calo anche per Forza Italia, con 10% in meno in tutta la provincia e -11% in città, ma 5 anni fa c’erano i 17 mila voti di Luigi Genovese che adesso è confluito nelle fila degli Autonomisti di Raffaele Lombardo riuscendo a conquistare un seggio all’Ars per poco più di 100 voti. Un seggio che De Luca rivendica per la sua lista Sud chiama Nord, e avere il terzo eletto e sul quale quindi potrebbe aprire un contenzioso.

Il Pd perde il 3% sia in provincia che in città. Uno scenario che conferma la crisi delle formazioni politiche tradizionali, a cominciare dal Pd unico vero partito forse dal punto di vista della struttura organizzativa ma che da tempo ha perso identità e riferimenti. Unico eletto che la provincia riesce a esprimere è il giovane Calogero Leanza che batte il leader provinciale Pd Nino Bartolotta e l’ex segretario Cgil Giovanni Mastroeni. “Ha certo giocato il cognome – commenta Pira – ma può essere piaciuta anche la sua freschezza a una parte dell’elettorato del Pd che cerca riferimenti”.

Bartolotta si è detto pronto alle dimissioni mentre il segretario cittadino Franco De Domenico, candidato a sindaco nelle amministrative, è di fatto ormai lontano dopo il rifiuto della candidatura alle regionali. “In questo momento – spiega al QdS – sono fuori dalla politica, deluso dal risultato alle amministrative. Il Pd non ha fatto il massimo e neppure gli alleati, ho visto una sorta di disimpegno ma l’elemento determinante è che non ho accettato come la Sicilia e Messina siano stati trattati. Considero il segretario regionale il responsabile principale del mio disimpegno, consideravo il mio rapporto con Barbagallo leale invece insieme a Provenzano e Letta, si sono spartiti sulla pelle dei siciliani gli unici posti sicuri e nessun messinese nel listino”.

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