Messina, un modello sostenibile per la gestione delle Ipab - QdS

Messina, un modello sostenibile per la gestione delle Ipab

Lina Bruno

Messina, un modello sostenibile per la gestione delle Ipab

venerdì 17 Novembre 2023

Gran parte di queste realtà ha difficoltà a reggersi economicamente, pur essendo dotate di un ingente patrimonio immobiliare. Eppure esistono degli esempi virtuosi che possono essere imitati

MESSINA – Nate dalle vecchie Opere Pie, in Sicilia non si sono mai trasformate in Aziende pubbliche di servizi alle persone, come è successo negli ultimi vent’anni nelle altre regioni. La riforma delle Ipab, istituite con la Legge Crispi del 1890, anche se periodicamente annunciata, qui non è mai decollata, mentre per integrare assistenza e sanità si è puntato sulle Rsa. Così queste istituzioni per buona parte hanno difficoltà a reggersi economicamente, pur essendo dotate di un consistente patrimonio immobiliare che rischia però di depauperarsi e di risorse umane che, in alcuni casi, non hanno nessun lavoro da svolgere.

Ipab, le soluzioni per uscire dall’impasse ci sono

Le Ipab in difficoltà sono rette da commissari nominati dalla Regione, che contribuisce ormai soltanto in minima parte al pagamento degli stipendi; quindi con spese maggiori delle entrate la istituzione è destinata a essere inghiottita da debiti e contenziosi. Le soluzioni per uscire dall’impasse, in attesa di soluzioni strutturali, ci sono. Lo ha dimostrato, malgrado le tante resistenze interne ed esterne, Francesco Mangano, commissario uscente dell’Ipab Fondazione Conservatori e Scandurra Riuniti, al quale è subentrato a fine ottobre Gustavo Lampi.

Mangano è stato qui anche nel 2016 e poi in altre Ipab, mettendo a servizio le sue competenze di ispettore del lavoro. Nel 2018 da commissario della Società asili d’infanzia, ha portato, dopo il ripiano dei debiti, alla fusione dell’Ente con l’Ipab Casa di Ospitalità Collereale. “Alcune hanno difficoltà oggettive malgrado siano in attività, per altre è cattiva gestione – spiega Mangano – aggravata dagli incarichi commissariali di pochi mesi che non consentono di portare avanti percorsi di risanamento. Per fortuna, da qualche anno le nomine hanno scadenze più lunghe. In una riunione a Palermo avevo proposto di convertire le Ipab con più dotazione organica e patrimoniale in residenze assistenziali e questo avrebbe consentito alla Regione di risparmiare sulle rette erogate alle varie comunità e salvare le Ipab”.

La Fondazione Conservatori e Scandurra riuniti non ha attività dal 2007 ma ha accumulato enormi debiti. “Erano circa 600 mila euro – evidenzia – con le relative ipoteche per il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, legato a un’imposta, l’Ires, che a un certo punto si è deciso che anche le Ipab dovessero pagare, considerate, dopo la trasformazione in Asp, come qualsiasi altra società. Ho previsto quindi un piano di alienazioni che consentisse di pagare i debiti con l’Erario ma anche gli stipendi arretrati, compresi i contributi di cui non venivano inviati nemmeno i flussi. Già nel 2016 avevo tentato un ripiano dando in affitto per diecimila euro al mese la sede centrale alla Cooperativa che in quel periodo gestiva l’accoglienza dei minori non accompagnati. Avevo anche proposto ai quattro dipendenti con qualifiche di aiuto cuoco e autista, di andare in comando alla Cooperativa, disponibile ad inserirli, ma hanno rifiutato. Ho predisposto un piano di alienazione con i criteri richiesti dall’assessorato alla Famiglia ma la mia delibera è stata respinta perché ero in proroga. Quando sono ritornato ho riproposto il piano mettendo in vendita tredici appartamenti, per nove sono riuscito a raggiungere l’accordo con tre contratti definiti”.

Le procedure di vendita sono state portate avanti insieme ad altre per alleggerire il debito con l’Agenzia come l’adesione alla rottamazione quater, che ha fatto risparmiare circa duecentomila euro, e ai contenziosi con i dipendenti per gli arretrati non pagati, sfociati con il pignoramento del conto corrente dove confluivano le entrate dell’Ente. “Ero riuscito a pagare le retribuzioni ogni mese – afferma Mangano – ho colmato la scopertura contributiva dal 2007 al 2019 e consentito a un dipendente di andare in pensione. Ho fatto anche alcune transazioni pianificando le pendenze ma non è servito a evitare il blocco del conto corrente che poteva mandare in fumo le vendite e quindi il ripiano dei debiti, paradossalmente anche quelli con i lavoratori”. Ma è stata trovata una soluzione: utilizzare per gli introiti il conto corrente del notaio delegato dall’Ente a pagare la rottamazione, liberare le ipoteche e fare la vendita.

Per il futuro della Fondazione Conservatori e Scandurra, Mangano stava lavorando alla fusione con il Collereale. Lo ha un po’ sorpreso forse la nomina di un sostituto, arrivata nel mezzo di una trattativa che comunque si è conclusa anche grazie alla disponibilità del nuovo commissario, che ha rispettato la tempistica della firma degli atti di passaggio di consegne. “Un normale avvicendamento – conclude Mangano –. Gustavo Lampi ha dichiarato di volere proseguire il piano da me avviato ed è questo alla fine importante, dare una linea che consenta di non sprecare patrimoni e risorse umane”.

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