Un Pilone in cerca d’autore, nuove ipotesi per Torre Faro - QdS

Un Pilone in cerca d’autore, nuove ipotesi per Torre Faro

Lina Bruno

Un Pilone in cerca d’autore, nuove ipotesi per Torre Faro

venerdì 08 Gennaio 2021

Il Comune ha pubblicato nei giorni scorsi una manifestazione d’interesse per recepire eventuali progetti imprenditoriali destinati alla gestione e alla valorizzazione di questo manufatto

MESSINA – Si cercano idee e investitori, anche internazionali, che mettano il Pilone di Torre Faro al centro del rilancio in chiave turistica della zona Nord della città. Se ne parla da oltre dieci anni, da quando cioè la Giunta del tempo commissionò un progetto ambizioso per dare una funzione al traliccio che si trova nella suggestiva area della riserva di Capo Peloro, dismesso nel 1992 insieme al suo gemello della sponda calabra.

I due manufatti, che si possono annoverare tra i cinque tralicci monumentali ed elettrici esistenti al mondo, sono un po’ il simbolo dello Stretto e la linea immaginaria che li unisce disegna idealmente quel Ponte che non c’è.

Adesso è arrivato un atto del Comune che, con la pubblicazione della manifestazione d’interesse, vuole recepire progetti imprenditoriali su cui predisporre un bando di gara per la gestione e la valorizzazione della struttura. È solo l’inizio di un percorso che l’attuale Amministrazione ha deciso di intraprendere, dando seguito all’ordine del giorno che il Consiglio comunale aveva approvato nel 2016 sull’affidamento a privati del Pilone e alla nota del gruppo Pdr Sicilia Futura, con in testa il consigliere Nino Interdonato.

Con l’avviso pubblicato il 31 dicembre si avvia “una procedura di consultazione di mercato al fine di raccogliere proposte di soluzioni tecniche e gestionali da parte di esperti e operatori”. La manifestazione di interesse è finalizzata quindi “esclusivamente ad acquisire delle informazioni utili alla pianificazione e alla preparazione di una eventuale gara per la concessione di valorizzazione per il recupero e successiva gestione dell’immobile di proprietà comunale”.

Non sono previste graduatorie e le ipotesi di riqualificazione e gestione ricevute, viene specificato, serviranno a orientare l’azione futura dell’Amministrazione, che ricorrerà a una procedura a evidenza pubblica. Non si esclude, d’altro canto, un affidamento diretto se ci fossero delle motivazioni valide. Lo schema prevede la concessione del Pilone per sei anni a un canone di 4.238 euro annui, a titolo di rimborso di quanto il Comune versa alla Regione, ma si valuteranno positivamente richieste temporali più ampie.

Il traliccio, alto 233 metri, fu progettato dalla Sae a partire dal 1951 e costruito tra il 1954 e il 1955 su commessa della Società elettrica Sicilia per la fornitura di energia tra le due sponde, prima che entrasse in funzione il collegamento elettrico sottomarino. All’indomani della dismissione, il manufatto è stato sottoposto a una totale riverniciatura mentre dal 2006 è stato aperto al pubblico per un paio di stagioni con la possibilità di visita fino alla piattaforma più alta.

“Il Pilone di Torre Faro – si legge nella manifestazione d’interesse – sorge in un contesto naturale storico-paesaggistico di primaria importanza per tutta la regione Sicilia. L’utilizzo previsto in concessione non può che essere rivolto alla ricettività turistica coerente con gli orientamenti del Demanio marittimo per cui mirata alla fruizione del mare”.

Il Comune, insomma, vuole dare nuova vita a un simbolo della città ma vuole anche sgravarsi di costi di manutenzione e gestione che potrebbero farsi sempre più gravosi. Nel 2019 il pilone è tornato a illuminarsi con un sistema che consente costi e impatto contenuti dopo la scelta, nel 2013, di spegnere l’impianto per via dei costi di manutenzione e d’esercizio diventati insostenibili. Sembra invece accantonato il progetto da dieci milioni di euro che prevedeva la riqualificazione del traliccio e il cui studio di fattibilità era stato commissionato nel 2010 dall’Amministrazione di Giuseppe Buzzanca seguendo un iter tracciato. Nel 2000, infatti, ci fu un concorso internazionale di idee “Staccando l’ombra da terra”, sul riutilizzo delle aree ex Enel, vinto dal raggruppamento degli studi Buffi di Parigi, Pierpaolo Balbo di Roma e Sergio De Cola di Messina, ex assessore di Renato Accorinti. Il premio del concorso, oltre una somma di denaro, prevedeva la possibilità di avere l’incarico se una qualsiasi Amministrazione avesse deciso di realizzare l’idea vincente.

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