Migranti, Gregoretti, debole la memoria di Matteo Salvini - QdS

Migranti, Gregoretti, debole la memoria di Matteo Salvini

redazione web

Migranti, Gregoretti, debole la memoria di Matteo Salvini

sabato 04 Gennaio 2020

Sarà esaminata il prossimo otto gennaio dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato dopo la richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona del Tribunale dei Ministri di Catania nei confronti dell'ex ministro dell'Interno. Il voto è incerto

Sul mancato sbarco dei 131 migranti fermi per 5 giorni sulla nave militare Gregoretti, l’interesse pubblico “è evidente” e tutto il governo, Giuseppe Conte in testa, sapeva ed era d’accordo con la linea del Viminale. Del resto il caso è “del tutto sovrapponibile a quello della nave Diciotti” per cui a marzo è stata negata l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini.

Si basa su questi tre concetti – giudicati piuttosto deboli dagli addetti ai lavori – la difesa scritta del ‘capitano’ della Lega ed ex ministro dell’Interno finita sul tavolo della Giunta delle immunità parlamentari del Senato.

Ora però non c’è nessun documento né del premier né del vicepremier dell’epoca Luigi Di Maio o del ministro dei Trasporti (allora Danilo Toninelli), come avvenne per la Diciotti.

L’otto gennaio la discussione sulla memoria

In ogni caso dall’otto gennaio partirà la discussione della memoria.

Poi ci sarà la proposta del presidente e relatore Maurizio Gasparri – schierato con Salvini – e il 20 gennaio il D-day con il voto della Giunta.

Ma stavolta il finale potrebbe essere diverso, complice il dietrofront del M5s che ha annunciato il suo probabile sì all’autorizzazione a procedere (di diverso, per Luigi Di Maio, ci sarebbe il fatto che a luglio gli altri Paesi europei erano disponibili ad accogliere i migranti), un senatore passato nel frattempo dai 5S alla Lega (Francesco Urraro) e l’incertezza dei tre componenti di Italia viva che ripetono di voler leggere bene le carte prima di decidere e che potrebbero pesare sui 23 voti complessivi.

Al momento sono 10 i ‘no’ sicuri all’autorizzazione a procedere, 8-9 quelli che la voterebbero ma saranno gli indecisi a fare la differenza. Intanto, a un anno di distanza per Salvini è quasi dejà-vu: è di nuovo sott’esame per difendersi dall”accusa’ di sequestro di persona contestata dal tribunale dei ministri di Catania, che torna a bussare a Palazzo Madama per chiedere l’ok a procedere contro il senatore. Sulla stessa ipotesi di reato, la procura catanese aveva chiesto l’archiviazione.

Proprio come nel caso Diciotti

E come allora, i migranti per cui non fu autorizzato lo sbarco dalla mezzanotte del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio, erano su una nave della Guardia costiera. Prima dell’ok allo sbarco al porto siciliano di Augusta, ci furono trattative e scambi di mail con dirigenti e rappresentanti dei ministeri dell’Interno, degli Esteri e della presidenza del Consiglio. Lo ricorda più volte Salvini e perciò allega alla memoria otto mail, che però tracciano la differenza rispetto ai documenti depositati per la Diciotti.

Stavolta, in mancanza degli atti di Conte, sul mancato sbarco valgono le parole di Salvini, che in nove pagine ricostruisce la cronologia dei fatti e aggiunge osservazioni che scrive in ‘neretto’: “E’ evidente che della vicenda si è occupato il governo in modo collegiale, al fine di investire gli Stati membri dell’Ue della questione della redistribuzione dei migranti salvati”, scrive. Del resto, la richiesta di ripartire gli stranieri a bordo – ricorda l’ex vicepremier – era stata fatta dalla presidenza del Consiglio. Salvini conclude che “la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonomia e solitaria del ministero dell’Interno, bensì un’iniziativa del governo italiano coerente con la politica relativa ai flussi migratori, definita anche nel contratto di governo”.

Non a caso allega pure il punto 13 di quel contratto sui rimpatri dei migranti.

Fratoianni, Salvini usò ostaggi per propaganda

E mentre la Lega Nord difende la memoria, i giudizi negativi sono numerosi, a cominciare da quello di Pietro Grasso, che è stato procuratore della Repubblica di Palermo e presidente del Senato, ma anche di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu.

“Bloccare una nave della Guardia Costiera italiana, sequestrare per giorni delle persone inermi e in difficoltà non significa affatto agire nell’interesse del nostro Paese e difendere i suoi confini, significa semplicemente utilizzare degli ostaggi per la propria sporca campagna di propaganda e di raccolta del consenso, significa fare carta straccia delle leggi fondamentali dell’Italia e delle norme internazionali” ha detto.

“Capisco perché – ha aggiunto Fratojanni – in queste ore Salvini e i suoi seguaci siano agitati, rabbiosi e impauriti: pensavano di essere in possesso dell’impunità assoluta. Ma in una democrazia non è così…”.

De Falco, manca collegialità su migranti a bordo

Anche il senatore ex del M5s Gregorio De Falco, esperto di discipline del mare, ha giudicato insufficiente la difesa dell’ex ministro dell’Interno.

“Ho letto la memoria di Salvini – ha detto – e mi è sembrata piuttosto inefficace perché di tutto si occupa tranne della questione che gli viene imputata, cioè che vi sia stata una scelta collegiale del governo sul trattenimento dei migranti a bordo della Gregoretti”.

Sul caso Diciotti De Falco votò per l’autorizzazione a procedere, presentando una relazione di minoranza.

Nella memoria presentata ora da Salvini, secondo De Falco, “si sottolinea più volte, anche allegando mail, che ci fu collegialità del governo sulla redistribuzione dei migranti, che però è il momento successivo a quello dello sbarco. E di quest’ultimo non c’è traccia”.
Inoltre, rimarca De Falco, nella dichiarazione di Luigi Di Maio del 31 luglio scorso citata e allegata dal leghista, “Di Maio chiede che i migranti in arrivo vadano in Europa ma che ‘non si trattino i nostri militari su quella nave come pirati’. Insomma è una citazione controproducente”.

De Falco quindi conclude che “M5s, Pd e Iv dovrebbero dire che sarebbe meglio se si va a processo e Salvini stesso dovrebbe accettare di andarci”.

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