Migranti, il sindaco di Lampedusa sfida Conte. È sciopero generale - QdS

Migranti, il sindaco di Lampedusa sfida Conte. È sciopero generale

Pietro Crisafulli

Migranti, il sindaco di Lampedusa sfida Conte. È sciopero generale

lunedì 31 Agosto 2020

Martello, costretti a chiudere perché il capo del Governo continua a tacere e a sbagliare i tempi. Musumeci, il premier convochi un Consiglio dei ministri. Gli accordi internazionali di Minniti, lo stop di Salvini e chi soffia sul fuoco

“Chiudiamo tutto e vediamo se il governo nazionale esce da questo silenzio”.

Il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, non ha mai cercato la polemica politica sulla questione migranti, anzi.

L’Amministrazione comunale per la chiusura

Ma ogni pazienza ha un limite e la decisione è stata presa: a Lampedusa sarà sciopero generale, come non era mai accaduto, e inoltre per iniziativa dell’Amministrazione comunale.

“Dobbiamo soltanto decidere il giorno – ha detto Martello – e lo faremo oggi durante la riunione, già indetta, con le associazioni di categoria”.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’arrivo, ieri, sull’Isola, di un barcone con 370 migranti, che hanno portato nuovamente l’hotspot – che ha 192 posti – a livelli inumani: 1.526 migranti.

Martello, sindaco in prima linea

Martello, sindaco del Pd, è sempre stato in prima linea nel propugnare il dovere dell’accoglienza, ma da tempo rimprovera non tanto al Governo – ha detto proprio nei giorni scorsi di apprezzare il lavoro svolto dalla ministro dell’Interno Lamorgese – quanto del premier Giuseppe Conte, che sulla questione migranti continua a tacere e che ha di fatto lasciato sola Lampedusa negando, finora, quello stato d’emergenza che l’Isola meriterebbe.

Secondo Martello, inoltre, Roma continua a sbagliare i tempi.

“Non serve a niente – ha detto – mandare le navi-quarantena quando l’hotspot è stracolmo e l’emergenza è già in atto. Va fatto un lavoro preventivo per salvaguardare, inanzitutto, la sicurezza della popolazione che è stanca e preoccupata”.

Un lavoro preventivo ripreso, dopo le politiche di chiusura dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, soltanto da pochi mesi e culminato da qualche settimana con il viaggio della ministro Lamorgese in Libia e della titolare del Viminale e del ministro degli esteri Luigi Di Maio in Tunisia.

Bisogna fare in fretta

Ma bisogna fare in fretta e il Governo di Roma sembra non rendersi conto dell’esasperazione dei cittadini lampedusani.

Anche se, come ha fatto sapere il Viminale, gli sbarchi dalla Tunisia si sono dimezzati ad agosto rispetto a luglio, gli accordi internazionali vanno perfezionati subito, nei dettagli.

Per questo, due giorni fa, il sindaco Martello si era detto pronto a mettersi sulla propria in barca e andare in Tunisia a parlare col il presidente Kais Saied, facendo la rotta inversa rispetto a quella dei migranti.

Ecco perché lo sbarco di ieri ha mandato su tutte le furie il primo cittadino.

Un peschereccio non può sfuggire ai controlli

“L’arrivo dei barchini – ha spiegato – può sfuggire ai controlli. Ma un peschereccio con centinaia di persone a bordo non si può avvicinare fino a quattro miglia prima di essere avvistato. Cosa fanno le navi militari? A che servono? Perché non vengono utilizzate per i controlli e per trasferire i migranti?”.

“Era da molto tempo – ha aggiunto – che non arrivavano barconi di queste dimensioni e con tanta gente a bordo. Sappiamo che i 370 sono partiti da un porto libico, vicino al confine tunisino, e sono di varie etnie. Pochi, comunque, i nordafricani a bordo. Non sono in grado di stabilire se si sta ripristinando la rotta libica”.

Ma il Governo deve farlo. E l’unica strada è ancora quella diplomatica internazionale.

La bufala dei porti chiusi

Per tutta la durata del suo mandato il capo della Lega Nord fece credere agli italiani che la riduzione drastica degli arrivi in Italia fosse dovuta alla sua politica dei “porti chiusi”.

In realtà non poteva essere che una bufala visto che l’Italia ha quasi ottomila chilometri di costa e solo la Sicilia 1.652: impossibili da sorvegliare anche perché i barchini con cui arrivano i migranti spesso non vengono rilevati dai radar.

E proprio mentre Salvini dichiarava che nessuno sbarcava in Italia il sindaco di Lampedusa Martello – che per questo ha dato al capo della Lega Nord del “mentitore seriale” – denunciava il costante arrivo di barchini nella sua Isola. Sbarchi che peraltro – sarebbe bastato guardare – venivano regolarmente registrati sul sito del Ministero dell’Interno.

Gli accordi internazionali di Minniti

In realtà la reale, drastica, riduzione degli sbarchi nel 2019 – poco meno di cinquemila contro i diciottomila di quest’anno – non si deve ai “porti chiusi” salviniani, ma a una serie di concause originate dalle politiche internazionali del Governo Gentiloni.

In particolare i risultati vennero dall’accordo stretto dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti con la Libia.

Dieci volte gli attuali arrivi

Ben 171.442 migranti – dieci volte quelli arrivati quest’anno – erano sbarcati in Italia dal primo luglio 2016 al 29 maggio 2017, ma dopo gli accordi di Minniti gli arrivi si ridussero del 71% e dal primo luglio 2017 al 29 maggio 2018 furono registrati “appena” 48.918 sbarchi: meno di un terzo.

L’anno dopo, come era stato previsto, si ridussero ancora drasticamente, raggiungendo la cifra di poco meno di cinquemila persone, che ora Salvini e la destra sbandierano come se fosse una loro vittoria.

In realtà Salvini, invece che completare con Paesi africani e Ue il percorso intrapreso da Minniti, preferì la strada della propaganda, preferendo ergersi a paladino dei sacri confini della patria piuttosto che risolvere i problemi. Con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

L’emergenza è emergenza

L’emergenza comunque è emergenza, e ha ragione il presidente della Regione Nello Musumeci che ieri ha affermato: “Non basta impugnare una ordinanza per negare la realtà”.

Il provvedimento da lui firmato, definito da molti “farlocco” perché, come confermato dal Tar, esulava dai poteri di un Governatore, ha suscitato molte polemiche anche per il rimpallo di sapore elettorale con Matteo Salvini. Ma resta il fatto che, almeno per quanto riguarda Lampedusa, come detto l’emergenza è emergenza.

E Musumeci ieri, abbassando i toni, ha chiesto al Governo nazionale di “non costringere i lampedusani a scioperi e serrate. È un luogo meraviglioso, quello: non merita questo trattamento!”.

Un Cdm sui migranti con Musumeci

E ha invitato il premier Conte, a prendere “decisioni forti”.

“Convochi – ha suggerito – il Consiglio dei ministri per affrontare l’emergenza di questi mesi, divenuta insopportabile in queste ore. Lo chiedo da presidente di una Regione che, come prevede lo Statuto, ha diritto di partecipare al Consiglio quando si affrontano decisioni che riguardano la mia Isola. Lo chiedo con rispetto, ma con fermezza”.

E la richiesta del Presidente della Regione di convocare un Consiglio dei ministri per l’emergenza Lampedusa, trova d’accordo il sindaco Martello: “Si faccia, ma in fretta”.

Chi soffia sul fuoco

Intanto Martello, a Lampedusa, deve affrontare anche chi contribuisce ad agitare gli animi, come l’ex senatrice della Lega Nord, Angela Maraventano, che chiede la chiusura immediata dell’hotspot.

“In questo clima – ha osserva Martello – c’è anche chi soffia sul fuoco. E si deve comprendere che i lampedusani, ammirevoli per quanto hanno fatto finora per l’accoglienza, non possono essere gli unici a sopportare il peso del fenomeno migratorio che deve essere gestito, non subito”.

Martello lamenta il disinteresse verso le esigenze degli isolani, denuncia da mesi che bisogna liberare il porto dai barchini dei migranti che non lasciano spazio ai pescherecci.

“Sembrano ovvietà, ma nessuno si muove”.

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