Si tratta del natante soccorso dalla Open Arms al largo della Libia con a bordo centoventi persone. Nel disastro morirono sei persone tra cui il piccolo Yusuf. Il giovane, del Ciad, è accusato di favoreggiamento dell'immigrazione e naufragio
La Polizia di Stato di Trapani ha fermato, con le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato e naufragio, un ventunenne del Ciad che sarebbe stato alla guida del gommone affondato l’undici novembre scorso al largo delle coste libiche e soccorso dalla nave Open Arms.
Il gommone aveva a bordo circa centoventi persone, sei delle quali rimaste vittime del naufragio.
Tra le vittime anche il piccolo Yusuf, di sei mesi, sfuggito alla madre, una ragazza di diciassette anni, e poi seppellito, in una bara bianca, a Lampedusa.
I migranti soccorsi erano stati trasportati sulle coste siciliane e posti in regime di quarantena, in attesa di poter essere trasferiti nelle strutture di accoglienza, hanno spiegato dalla Squadra Mobile di Trapani.
Al termine degli interrogatori dei testimoni e di ulteriori approfondimenti investigativi, i poliziotti hanno individuato il presunto conducente dell’imbarcazione naufragata.
“Decisive – ha riferito la Polizia – sono state le ricostruzioni effettuate attraverso le testimonianze dei migranti che hanno raccontato la dinamica del viaggio, culminato con la rottura dello scafo in gomma e la caduta in mare degli occupanti, nonché offerto significativi elementi indiziari a carico dell’indagato”.