Minimo comune multiplo nella vita di oggi - QdS

Minimo comune multiplo nella vita di oggi

redazione

Minimo comune multiplo nella vita di oggi

Salvo Fleres  |
mercoledì 13 Dicembre 2023

Non basta vincere una competizione politica, bisogna pure governare

Ve lo ricordate il minimo comune multiplo? In matematica il minimo comune multiplo (mcm) di due o più numeri è il minore tra i numeri, detti multipli, che contengono esattamente tutti i numeri dati.
Per determinare il minimo comune multiplo di due o più numeri, questi si scompongono in fattori primi e poi si calcola il prodotto di tutti i fattori primi comuni e non comuni, presi una sola volta e col maggior esponente.

Facendo un piccolo sforzo di memoria non credo sia difficile ricordare questo fondamentale principio della matematica sul quale, da ragazzi, abbiamo sbattuto la testa per mesi e mesi.
No, i lettori stiano tranquilli, non desidero affatto sconvolgere la giornata di nessuno con una impropria lezione di matematica, desidero soltanto applicare la stessa regola ai rapporti quotidiani tra persone, perché ho il fondato timore che la logica bipolare stia guastando la nostra capacità di saper cogliere ciò che ci unisce, preferendo alimentare ciò che ci divide.

L’effetto di un simile sistema ci porta a scontrarci costantemente su qualsiasi argomento, facendoci rimanere quasi sempre sulle nostre posizioni, senza che si compia alcuno sforzo per trovare il minimo comune multiplo delle idee di ciascuno, cosa che ci aiuterebbe a capire ed a risolvere meglio le varie questioni.

Credo che tra le cose che bisognerebbe inserire nei programmi didattici, oltre all’educazione civica e a tanto altro, sia proprio la ricerca dei punti in comune nei rapporti umani, cioè il compromesso, la mediazione, l’equilibrio.
Certo, un compromesso che si fondi non sui principi, come avrebbe voluto fare qualcuno, che si è mangiato il tonno della scatoletta parlamentare, che pensava di poter distruggere, aprendola, perché i principi non sono mediabili, ma le soluzioni sì.
Sul teorema di Pitagora o sulla legge di gravità, come ho più volte sostenuto, non si vota, né si media, ma sui risultati che ciascuno si propone di raggiungere si può.

La spasmodica, talvolta polemica e strumentale, ricerca dell’ottimo, attraverso il cosiddetto “muro contro muro”, purtroppo, ci priva spesso, anzi, sempre più spesso, della concreta possibilità di goderci il buono, che con i tempi che corrono sarebbe già tanto se lo si riuscisse a raggiungere.
Eppure, come avrebbe detto il grande Alessandro Manzoni: “il buonsenso c’era ma si nascose per paura del senso comune”.

È molto triste ammetterlo, ma sembra proprio così e nessuno se ne cura, anzi, tutto sembra cospirare affinché gli scontri siano sempre più duri ed il conflitto non accenni a placarsi, come se ammettere lealmente di aver avuto torto possa “costituire reato”.

Nella gestione corrente degli affari di un Paese, complesso come il nostro, è velleitario pensare che qualcuno possa avere in tasca la soluzione dei vari problemi di natura ordinaria o straordinaria, dunque è necessario che si abbia l’umiltà o il manzoniano buonsenso di saper ascoltare le ragioni degli altri e alla fine individuare quelle più prossime ad una soluzione ottimale che non scontenti nessuno.
Forse è per questa ragione che quando mi imbatto in qualcuno che “sprizza certezze da tutti i pori” sono portato a diffidare delle sue ragioni e me ne allontano rapidamente.

Ad ogni modo, sarebbe bene se, nei vari corsi di formazione politica che vedo organizzare da più parti, si inserisse anche un po’ di matematica elementare e non solo per consentire il calcolo rapido delle percentuali elettorali, ma per far capire che non basta vincere una competizione politica, bisogna pure governare, attraverso precise regole democratiche fatte soprattutto di incontri e di legittime mediazioni.
Tutto questo, però, non accade per caso. Se non si torna a conoscere la storia di un popolo, se non si conoscono le leggi che ne regolano la vita, se non si rispetta il territorio in cui esso opera, se non si utilizzano le risorse di cui si dispone, se non si risparmiano e si utilizzano con appropriatezza il suo capitale sociale e, soprattutto, se non si partecipa, è difficile che si possa cambiare ed il lamento, in simili casi, serve davvero a poco.

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