Nocciole stritolate dai cambiamenti climatici - QdS

Nocciole stritolate dai cambiamenti climatici

Michele Giuliano

Nocciole stritolate dai cambiamenti climatici

venerdì 21 Gennaio 2022

Secondo il coordinamento di Agrinsieme lo scorso anno l’Isola ha visto un crollo della produzione:-80%. Ma la qualità è ottima tanto che la Ferrero ha firmato un contratto con agricoltori siciliani

PALERMO – Un annus horribilis per la produzione delle nocciole in Sicilia. Circa l’80% in meno, una battuta d’arresto per un mercato di grande vitalità e che negli ultimi anni sta vivendo un exploit, tale da rendere l’Italia secondo produttore a livello mondiale e primo a livello europeo. Per volumi produttivi, le regioni più importanti sono: Campania, Lazio, Piemonte, Sicilia e Liguria. Eppure, quest’anno sta andando tutto storto. I dati sono stati resi noti dal coordinamento di Agrinsieme, che è intervenuto all’annuale incontro bilaterale sulle nocciole tra i paesi dell’Unione Europea e la Turchia.

La bilaterale è un appuntamento importante per l’approfondimento degli andamenti produttivi del settore e per il confronto sull’armonizzazione delle regole fra Unione Europea e Turchia, pone in evidenza il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari. Alla riunione hanno preso parte delegazioni di Turchia, Italia, Francia, Spagna e rappresentanti della Dg Agri della Commissione Europea.

Sul calo produttivo – ad avviso di Agrinsieme – hanno pesato i sempre più evidenti effetti del cambiamento climatico e l’anomalo andamento meteo, caratterizzato da gelate primaverili, prolungata siccità, temperature superiori alla media stagionale e scarsa impollinazione, ma anche altri fattori, quali i danni dagli attacchi parassitari di cimice asiatica e cimice del nocciolo e quelli causati dalla fauna selvatica alle colture.

Da quanto emerso nell’incontro bilaterale, per l’Italia le previsioni di produzione di nocciole in guscio per la campagna 2021/2022 sono di circa 45.000/48.000 tonnellate (a fronte delle 136 mila della scorsa annata); in calo anche Francia e Spagna. Solo la Turchia è in lieve aumento, con una stima del raccolto di 700 mila tonnellate. Le previsioni di consumo mondiale sono in crescita.

Dall’altra parte, il danno economico si accompagna all’incremento dei costi di produzione; tutto ciò, scrivono dal coordinamento, sta intaccando in modo preoccupante la redditività delle imprese, anche se nonostante questi fattori avversi la qualità delle nocciole è buona, i prezzi sono in recupero e l’andamento degli investimenti corilicoli resta in costante crescita.

Non è un caso che le aziende che utilizzano le nocciole come materia prima si siano rivolti alla Sicilia: lo scorso 12 gennaio è stato sottoscritto il contratto di acquisto a lungo termine tra la Rete di Imprese Sicilia in Guscio e la Ferrero, per la coltivazione delle nocciole. Il contratto garantisce ai produttori un prezzo minimo di acquisto e l’impegno da parte di Ferrero a ritirare il 75% delle nocciole prodotte dalle rete per i prossimi quindici anni, condizione fondamentale per chi vuole investire nel lungo periodo.

La Ferrero Hazelnut Company fornirà attività di consulenza alla struttura tecnica della rete sia per quanto riguarda le analisi pedo-climatiche che nella scelta delle varietà autoctone più adatte. Tutto questo tutelando l’ambiente, la tracciabilità e sostenibilità delle produzioni.

La rete di imprese Sicilia in Guscio ad oggi conta oltre 100 ettari, su tutto il territorio regionale, di noccioleti in produzione. Il piano di sviluppo presentato dalla rete a Ferrero prevede, però, lo sviluppo in 5 anni di 520 ettari. I terreni siciliani sono vocati a questa coltura, infatti si contano circa 13.000 ettari dedicati alla coltivazione della nocciola: molti in produzione, altri meno, che sicuramente costituiscono un capitale importante.

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