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25 aprile: Mattarella, “Non dimenticare il sacrificio degli italiani morti per la libertà”

redazione

25 aprile: Mattarella, “Non dimenticare il sacrificio degli italiani morti per la libertà”

giovedì 25 Aprile 2019

Il presidente della Repubblica in occasione della Festa della Liberazione: ha parlato dell'Italia "che pone i suoi fondamenti nella dignità umana, nel rispetto dei diritti politici e sociali, nell’eguaglianza tra le persone, nella collaborazione fra i popoli, nel ripudio del razzismo e delle discriminazioni”

VITTORIO VENETO (TV) – “Se oggi, in tanti, ci troviamo qui e in tutte le piazza italiane è perché non possiamo, e non vogliamo, dimenticare il sacrificio di migliaia di italiani, caduti per assicurare la libertà di tutti gli altri. La libertà nostra e delle future generazioni”. Lo ha detto da Vittorio Veneto, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per la Festa del 25 Aprile.

Il Capo dello Stato, nel suo intervento ha, quindi, parlato di “dovere, morale e civile, della memoria. Una memoria degli eventi decisivi della nostra storia recente, che compongono l’identità della nostra Nazione da cui non si può prescindere per il futuro”, ha sottolineato.

“Il 25 aprile del 1945 nasceva, dalle rovine della guerra, una nuova e diversa Italia, che troverà i suoi compimenti il 2 giugno del 1946, con la scelta repubblicana e il primo gennaio 1948 con la Costituzione. Il 25 aprile – ha proseguito – vede la luce l’Italia che ripudia la guerra e s’impegna attivamente per la pace. L’Italia che, ricollegandosi agli alti ideali del Risorgimento, riprende il suo posto nelle nazioni democratiche e libere. L’Italia che pone i suoi fondamenti nella dignità umana, nel rispetto dei diritti politici e sociali, nell’eguaglianza tra le persone, nella collaborazione fra i popoli, nel ripudio del razzismo e delle discriminazioni”.

“Non era così nel ventennio fascista. Non libertà di opinione, di espressione, di pensiero. – ha voluto sottolineare il Presidente da Vittorio Veneto – Abolite le elezioni, banditi i giornali e i partiti di opposizione. Gli oppositori bastonati, incarcerati, costretti all’esilio o uccisi. Non era permesso avere un pensiero autonomo, si doveva soltanto credere. Credere, in modo acritico e assoluto, alle parole d’ordine del regime, alle sue menzogne, alla sua pervasiva propaganda. Bisognava poi obbedire, anche agli ordini più insensati o crudeli. Ordini che impartivano di odiare: gli ebrei, i dissidenti, i Paesi stranieri”. Un regime, quello fascista, che si basò “sull’ossessione del nemico, sempre e dovunque, la stolta convinzione che tutto si potesse risolvere con la forza della violenza. E, soprattutto, si doveva combattere. Non per difendersi, ma per aggredire. Combattere, e uccidere, per conquistare e per soggiogare”.

E fu così che in quei tristi anni per il nostro paese “intere generazioni di giovani furono mandate a morire, male armati e male equipaggiati, in Grecia, in Albania, in Russia, in Africa per soddisfare un delirio di dominio e di potenza, nell’alleanza con uno dei regimi più feroci che la storia abbia conosciuto: quello nazista”. “Non erano questi gli ideali per i quali erano morti i nostri giovani nel Risorgimento e nella Prima Guerra Mondiale”.

Nel corso del suo intervento nel comune della provincia di Treviso, il Capo dello Stato si è soffermato anche sul movimento della Resistenza, da intendere come “resistenza alla barbarie, alla disumanizzazione, alla violenza: un fenomeno di portata internazionale che accomunava, in forme e modi diversi, uomini e donne di tutta Europa”.

“La Resistenza, con la sua complessità – ha proseguito il presidente della Repubblica – è un fecondo serbatoio di valori morali e civili. Ci insegna che, oggi come allora, c’è bisogno di donne e uomini liberi e fieri che non chinino la testa di fronte a chi, con la violenza, con il terrorismo, con il fanatismo religioso, vorrebbe farci tornare a epoche oscure, imponendoci un destino di asservimento, di terrore e di odio”.

“A queste minacce – ha voluto aggiungere il Capo dello Stato – possiamo rispondere con le parole di Teresio Olivelli, partigiano, ucciso a bastonate nel lager di Hersbruck: ‘Lottiamo giorno per giorno perché sappiamo che la libertà non può essere elargita dagli altri. Non vi sono liberatori. Ma soltanto uomini che si liberano’. Buon 25 Aprile”

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