Odio e amore - QdS

Odio e amore

Pino Grimaldi

Odio e amore

sabato 09 Novembre 2019

Senatore a vita, Liliana Segre con pochissime parole ha chiuso un lercio susseguirsi di tweet indirizzatele dicendo: quando da ragazza nel campo di concentramento i giovani della Jugendbund ci sputavano addosso li ho odiati tanto. A 60 anni divenuta nonna mi sono accorta che non li odiavo più, ma sentivo – e sento- per loro solo pietà.

La signora che vide trucidati nei campi di concentramento tedeschi i suoi cari e che è sopravissuta (una dei 25 bambini su ben 776 deportati) al campo di concentramento di Auschwitz -Birkenau per caso – o miracolo – ebrea con numero di identificazione 75190 sull’avambraccio sinistro ha elevato le sue sofferenze da ragazza a martirio sacro. Testimonia dall’alto dei suoi 89 anni uno dei sentimenti più nobili dell’animo umano; nel suo caso ancor più ammirevole perché contraltare a quello spiegabile ed oppositivo che per anni ha nutrito.

Non è una pentita, ma una bella persona che testimonia amore, tolleranza ed apertura mentale, che porta ad essere se stessi: parte di una umanità che da sempre,pur lottando a volte con pervicacia, vigliaccheria, crudeltà giunge a capire che solo in unione di intenti e rispetto reciproco v’è pace nella propria coscienza ed identità d’essere parte dell’umano nelle sue molto variegate sfaccettature. Ebreo come la Segre, duemila anni fa, il Cristo sulla croce morendo, disse” Signore perdona loro perché non sanno quel che fanno”.

Nel vociare insulso, a volte stomachevole, di partigiani assolutisti nelle proprie convinzioni ed idee, il fatto riportato è antonomasico di quanto l’essere umano sia variegato.

Ma porta a considerare come, causa la cosiddetta globalizzazione, anche il pensare – che è Essere – venga travolto dal narcisismo comunicativo che la estemporaneità eleva a dignità di morale (sic!) e comportamenti criminali. Combattere ciò é doveroso. Vendicarsi obbrobrioso. Pensare di legiferare sulla libertà del pensiero,cioè sull’apice dello incommensurabile, è assurdo,a volte inutile, molte volte dannoso. Determina inevitabilmente riflessi ancestrali e neurormonali dell “Io nella difesa del “se” che producono guai.

Fatti e persone che per atipia di comportamento ed espressione tracimano vanno isolati e combattuti. Con due armi proprie a tutti ed ovunque: il silenzio (“non ti curar di lor ma guarda e passa”) o- ma meno efficace- ridicolizzando. Armi a costo zero non perseguibili nell’uso, ma che necessitano di essere apprese, memorizzate ed utilizzate fin dall’infanzia talché chiunque ricco o povero, giovane o vecchio, sciocco o genio, le possegga, automaticamente le adoperi.

La bagarre tipicamente italica che ne è derivata ha avuto il suo clou in Senato dove gli astenuti, comprensibili per una mozione non certo ben redatta, potevano poi applaudire un essere umano che ha sofferto sol perché non era di “razza ariana”, e che con il suo comportamento merita apprezzamento e scuse da tutta l’Umanità.

Peccato: una occasione perduta.

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