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Omofobia, sperona la sorella perché stava con un trans, lei muore

redazione web

Omofobia, sperona la sorella perché stava con un trans, lei muore

lunedì 14 Settembre 2020

Una storia orribile a Caivano, a pochi chilometri da Napoli. L'assassino confessa ma la famiglia e alcuni giornali parlano di incidente. In ospedale il compagno. Fiori, ceri e una lettera su luogo aggressione. L'ex sindaco "fascista" e l'Arcigay

Maria Paola Gaglione, diciotto anni compiuti in luglio, e Ciro, di ventidue, si erano conosciuti in quel mix di dignità e miserie umane che è il Parco Verde di Caivano, a pochi chilometri da Napoli, quando lui era ancora Cira.

Il loro amore, ostacolato dalla famiglia di lei, è finito tragicamente nella notte tra venerdì e sabato nel fosso di una stradina di campagna della vicina Acerra dove Maria Paola, in fuga con Ciro sullo scooter, è caduta sbattendo la testa contro una colonnina di cemento che provvede all’irrigazione dei vicini campi agricoli.

Ma a determinare l’incidente è stato il fratello di Maria Paola, Michele Antonio Gaglione, trent’anni, al termine di un inseguimento fatto di calci e tentativi di speronamento.

Con la sorella a terra esanime l’uomo, in preda a un raptus di violenza, si è poi scagliato sul suo compagno sul selciato massacrandolo di calci e pugni prima di rendersi conto che la sorella agonizzava.

Nessuno indossava il casco. Ciro è in ospedale, ma le sue condizioni non sarebbero preoccupanti.

La confessione del fratello

“Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata”, ha detto ai Carabinieri, secondo quanto riferito, Michele Antonio Gaglione, che è stato fermato per la morte della sorella.

Il sindaco “fascista” e l’omotransfobia

Da tempo a Caivano si parla di omotransfobia: contro l’ultimo sindaco, Simone Monopoli, sostenuto da una maggioranza di centrodestra, prima che il Comune venisse sciolto per Camorra, il 21 luglio del 2017 l’Arcigay di Napoli, l’associazione Ad Alta Voce e l’associazione Giovani Liberi per Caivano, avevano organizzato un dibattito pubblico dal titolo “Meglio froci che fascisti”, per denunciare la condotta offensiva del sindaco e della moglie che, sui social-network, erano soliti insultare gli avversari politici ricorrendo a un repertorio terminologico sessista e omotransfobico.

L’omicidio di Maria Paola Gaglione è avvenuto proprio mentre Caivano si appresta a eleggere un nuovo sindaco.

Nella zona del Parco Verde i tre candidati sindaci, due di centrodestra (Antonio Angelino e Salvatore Ponticelli) e uno di centrosinistra ( Enzo Falco) , hanno sospeso la campagna elettorale, che riprenderà solo nei prossimi giorni.

Omicidio preterintenzionale

Michele Antonio Gaglione, inizialmente era stato accusato di lesioni personali, morte come conseguenza di un altro delitto e violenza privata, ma la sua posizione si è aggravata ed è finito in cella per omicidio preterintenzionale e violenza privata aggravata dall’omofobia.

La famiglia Gaglione difende Michele Antonio

“Michele era uscito per convincere la sorella Maria Paola a rientrare a casa ma non l’ha speronata, è stato un incidente”. Questa la versione dei fatti fornita dalla famiglia Gaglione, e riportata dal parroco di Caivano don Maurizio Patriciello.

“Stiamo attenti a dipingerla come una storia di omofobia – ha detto il sacerdote -, forse non sanno nemmeno cos’è: di certo non erano preparati e non vedevano di buon occhio la relazione con Ciro ma so che si stavano abituando all’idea. Tuttavia erano preoccupati perché Maria Paola era andata via di casa a soli diciotto anni e temevano per un futuro senza lavoro e più che mai incerto”.

La ragazza minacciata di morte dalla famiglia

Una storia completamente diversa ha raccontato Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay di Napoli, che ha parlato di “ripetute minacce di morte della famiglia di Maria Paola alla ragazza”.

“La madre di Ciro – ha aggiunto – vuole che il fratello di Maria Paola paghi per quanto ha fatto. Le daremo supporto legale e spero che vadano avanti”.

La mamma di Ciro, “I figli si accettano”

E su Facebook, subito dopo la tragedia, la mamma di Ciro ha gridato tutto il suo dolore, accusando apertamente Michele Antonio “di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans. I figli si accettano così come vengono. Paola riposa in pace”.

Arcigay mette a disposizione degli psicologi

“Ciro mi ha detto – ha aggiunto Daniela Falanga – che gli hanno rubato la vita e che il suo unico desiderio è quello di poter abbracciare le spoglie di Maria Paola. Progettavano di vivere insieme e Paola l’avrebbe accompagnato nel percorso di transizione. Intanto sui giornali legge di cose non vere e questo aumenta l’orrore. Arcigay lo aiuterà mettendo a disposizione degli psicologi

Il post di Ciro su Instagram

“Amore mio…, – ha scritto Ciro su Instagram – oggi sono esattamente tre anni di noi, tre anni. A prenderci e lasciarsi in continuazione… avevo la mia vita come tu avevi la tua.. ma non abbiamo mai smesso di amarci.. dopo tre anni ti stavo vivendo ma la vita mi ha tolto l’amore mio più grande, la mia piccola. Non posso accettarlo, perché Dio non ha chiamato me? Perché proprio a te amore mio? Non riesco più a immaginare la mia vita senza te.. non ci riesco”.

Serve una legge contro l’omotransfobia

“Chiediamo giustizia per Paola – ha detto Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center -, il colpevole non è solo il fratello, ma anche gli altri familiari che la hanno maltrattata e hanno consentito quanto accaduto senza proteggerla e senza denunciare”.

Secondo Marrazzo, “quanto accaduto, dimostra quanto siano duri i contesti che da tempo denunciamo con il nostro numero verde Gay Help Line 800 713 713. Per questo serve una legge seria contro l’omotransfobia, che prevenga situazioni di questi tipo e che condanni le dichiarazioni che vedono l’omosessualità come una malattia. Intanto l’emendamento Salva Opinioni Omofobe, voluto da Costa (ex di Forza Italia) rende lecite espressioni e pregiudizi per i quali Paola è stata uccisa”.

“Questo emendamento – ha concluso Marrazzo – va cambiato e vanno resi certi i supporti per i centri di protezione, da noi richiesto e previsti dalla legge contro l’omotransfobia, che ora la commissione bilancio sembra che li voglia ulteriormente limitare”.

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