Operazione Vediamoci chiaro, corruzione sanità: nomi arrestati

“Ammugghio centomila verbali”, mazzette per ottenere l’invalidità – NOMI e intercettazioni

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“Ammugghio centomila verbali”, mazzette per ottenere l’invalidità – NOMI e intercettazioni

Roberto Greco  |
martedì 20 Giugno 2023

I dettagli dell'operazione "Vediamoci Chiaro", che ha portato alla luce un presunto caso di corruzione nell'ambito della sanità palermitana.

Questa mattina i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari, personali e reali, emessa dal gip del Tribunale di Palermo Clelia Maltese. Gli indagati dell’operazione denominata “Vediamoci Chiaro” sono indiziati, a vario titolo, per i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e falso in atto pubblico finalizzati al riconoscimento di invalidità civili e alla conseguente percezione dei previsti benefici di legge.

Ecco tutti i dettagli del blitz, un nuovo caso di presunta corruzione nell’ambito della sanità.

Operazione “Vediamoci Chiaro”, i nomi degli indagati

Gli indagati sono Agostino Genova, Rosario Cammalleri, Pietra Di Fiore (detta Piera), Carlos Battaglia, Vincenzo Caccamo, Calogero Randazzo e Tiziana Guadalupi.

La lunga e continua attività di corruzione, finalizzata all’ottenimento di certificazioni improprie per lo sviluppo dell’iter delle pratiche per ottenere l’invalidità, era controllata da Agostino Genova. Questi, sfruttando il suo ruolo, accedeva impropriamente al sistema informativo dell’INPS al fine di “manipolare”.

Le indagini e le intercettazioni

L’ipotesi ha avuto la conferma grazie chiaro contenuto delle numerose conversazioni intercettate nell’ambito dell’operazione “Vediamoci Chiaro”, di cui la maggior parte ha avuto luogo fra Agostino Genova e gli altri indagati che si rivolgevano a lui affinché, in cambio di denaro, quale presidente della I Commissione Invalidi civili e della Commissione Ciechi civili dell’ASP Palermo, esitasse celermente e favorevolmente alcune pratiche di riconoscimento dell’invalidità e della cecità violando le norme che regolano il relativo procedimento.

“La valenza di tali elementi – scrive il gip Maltese – deve pertanto ritenersi elevatissima, è anzi massima nel caso di dichiarazioni autoaccusatorie: le dichiarazioni, captate nel corso di attività d’intercettazione regolarmente autorizzata, con le quali un soggetto si autoaccusa della commissione di reati, hanno integrale valenza probatoria, non trovando applicazione al riguardo gli artt. 62 e 63 c.p.p., giacché l’ammissione di circostanze indizianti, fatta spontaneamente dall’indagato nel corso di una conversazione legittimamente intercettata, non è assimilabile alle dichiarazioni da lui rese dinanzi all’autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria e le registrazioni e i verbali delle conversazioni non sono riconducibili alle testimonianze de relato su dichiarazioni dell’indagato, in quanto integrano la riproduzione fonica o scritta delle dichiarazioni stesse, delle quali rendono in modo immediato e senza fraintendimenti il contenuto”, si legge nell’ordinanza dell’operazione “Vediamoci chiaro”.

Sempre il gip Maltese, nell’ordinanza, specifica che “appare, dunque, soddisfatto il primo requisito di questa ‘involontaria’ chiamata di correo nei confronti degli altri soggetti interessati dalle loro discussioni e dai loro riferimenti a specifici fatti di reato. Dette conversazioni costituiscono, quindi, una prova sostanzialmente inattaccabile delle circostanze oggettive e soggettive che dalle stesse si ricavano”.

Nell’ordinanza si evidenzia inoltre il fatto che Agostino Genova ha violato le regole che sovraintendono il procedimento collegiale per il riconoscimento dell’invalidità civile o la cecità, richiesto e accettato la dazione o la promessa di denaro o di beni preziosi per soddisfare l’interesse dei privati e, a fronte di ciò, Il Gip ritiene che Agostino Genova abbia commesso il reato di falso ideologico, in quanto pubblico ufficiale, in atti pubblici.

Come funzionava il sistema scoperto dall’operazione “Vediamoci chiaro”

L’attività d’indagine e in particolare il contenuto delle conversazioni intercettate, hanno rilevato che Pietra Di Fiore (detta Piera) e Calogero Randazzo, dipendenti di un CAF di San Giuseppe Jato, convogliavano diverse istanze volte a ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile, verso Agostino Genova, al quale versavano somme di denaro affinché il pubblico ufficiale si adoperasse, in maniera celere e anche in assenza dei necessari requisiti, per garantire l’esito positivo del procedimento di competenza della Commissione da lui presieduta senza il necessario coinvolgimento degli altri membri della stessa. Non solo.

Sempre nelle intercettazioni nell’ambito dell’operazione “Vediamoci chiaro” si evidenzia che Di Fiore rimproverava aspramente una cliente del CAF, tale Marianna Li Causi (non indagata, ndr) per non averle comunicato di aver ricevuto gli arretrati e di non aver corrisposto le somme pattuite per l’avvocato e il medico, sottolineando che era grazie a questi soggetti che aveva ottenuto l’indennità di accompagnamento per tutta la vita “no mah… allora… chi te l’ha fatta vincere l’accompagnamento?… il medico e l’avvocato… è giusto? Il medico e l’avvocato…”, ragione per cui doveva corrispondere l’importo di 4.000 euro all’avvocato anche perché “l’accompagnamento è per tutta la vita”, per poi minacciarla di farle togliere l’accompagnamento dal dottore “va beh ora poi te la vedi… che te la fa togliere il dottore… andiamo… te la fa levare… te la fa togliere… l’accompagnamento e non ne prendi più… viene il dottore che ti ha accompagnato… okay… per come te l’ha fatta prendere… te la fa togliere… punto”.

Dalle intercettazioni tra Genova e Di Fiore si ha la conferma che il pubblico ufficiale accedeva all’interno del portale informatico dell’INPS al fine di eseguire gli accordi con la sua interlocutrice, calendarizzando apposite visite domiciliari, inserendo documentazione e rilasciando il certificato di invalidità, quale Presidente della Commissione, disattendendo le regole che sovraintendono il procedimento e soprattutto senza alcuna interlocuzione con gli altri membri della Commissione.

L’atteggiamento doloso di Genova e il lungo periodo della sua carriera in cui avrebbe agito con dolo, emerge da una conversazione telefonica, intercettata tra Genova stesso e Di Fiore, conversazione in cui il Genova affermava “forse non hai capito… a me mai mi hanno fottuto io è dal dal millenovecentonova… io ho fatto quarant’anni che faccio ce… ammugghio (falsifico, ndr) centomila verbali non mi hanno fottuto mai! Tra tre me ne vado in pensione e mi de… allora siccome noi facciamo (incomprensibile) perché noi (incomprensibile) non è che tu sei una dottoressa si capisce che non è… noi dobbiamo (incomprensibile) quando ci vediamo e dove ci ve… solo questo…”.

Il sistema “Genova”

Da quanto emerge dalla lettura dell’ordinanza del gip Maltese appare evidente che la rete di corruzione organizzata durava, per ammissione dello stesso Genova, da quasi quarant’anni e che quanto emerge dalle indagini non sia altro che la punta dell’iceberg che, nel tempo ha permesso al Genova forti guadagni illeciti, un fiume di denaro liquido che il Genova aveva la necessità di investire. Un sistema di cui oltre al Genova facevano parte, non con il ruolo di gregari, il medico Rosario Cammalleri e la sua assistente Tiziana Guadalupi oltre a diversi faccendieri, intermediari tra Genova e i soggetti richiedenti i benefici assistenziali.

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