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Palermo a lutto, morto Vincenzo Mineo, lavorò con Falcone e Borsellino

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Palermo a lutto, morto Vincenzo Mineo, lavorò con Falcone e Borsellino

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lunedì 10 Maggio 2021

Mineo è stato il primo ad avere le chiavi dell'aula bunker dell'Ucciardone dove si celebrò il maxiprocesso alla mafia

Uffici giudiziari e magistratura palermitani a lutto per la morte dell’ex cancelliere dell’ufficio istruzione del tribunale di Palermo, Vincenzo Mineo, 69 anni, stroncato stamane da un malore improvviso.

Mineo è stato il primo ad avere le chiavi dell’aula bunker dell’Ucciardone dove si celebrò il maxiprocesso alla mafia: era la memoria storica di quell’evento giudiziario. Mineo è stato dirigente della cancelleria della corte d’assise di Palermo.

Era in pensione dal luglio 2018. Per anni è stato un punto di riferimento per i cronisti giudiziari che seguivano l’attività dell’ufficio istruzione dove lavoravano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e della corte che celebrava il maxiprocesso. Sono numerosi i messaggi di cordoglio per l’improvvisa scomparsa del funzionario.

Vincenzo Mineo si insediò nell’aula bunker dell’Ucciardone alcuni giorni prima dell’apertura del maxiprocesso. Fu proprio lui, alla vigilia del dibattimento, ad accompagnare alcuni giornalisti fra i 500 accreditati da tutto il mondo in una visita guidata della struttura.

L’aula era stata costruita in appena nove mesi e dotata delle più avanzate tecnologie tra cui una sala adibita alla registrazione. Mineo disponeva di una collezione di chiavi e di codici per accedere in tutti i punti della struttura.

Il trasferimento degli atti (oltre 600 mila fogli che presto avrebbero superato il milione e altri supporti informatici) venne completato a poche ore dall’inizio del dibattimento. “Il 9 febbraio 1986 – ricordava Mineo – tutta la squadra che componeva la segreteria e la cancelleria restò nel bunker fino alle 3 di notte. Il giorno dopo l’aula e le gabbie si sarebbero riempite di imputati, avvocati, giornalisti, poliziotti, carabinieri. Era necessario quindi controllare che tutto fosse a posto. E tutto funzionava a dovere”. Mineo era naturalmente in aula quando il 16 dicembre 1987 il presidente Alfonso Giordano lesse per un’ora e mezzo il dispositivo della sentenza: 19 ergastoli e 2665 anni di reclusione. “Il mio lavoro non finisce qui”, disse. Proseguì infatti in tribunale, dove tutto era cominciato.

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