Periferica, modello di rigenerazione - QdS

Periferica, modello di rigenerazione

Luigi Patitucci

Periferica, modello di rigenerazione

venerdì 25 Giugno 2021

Da un gruppo di giovani di Mazara del Vallo, un modello di rigenerazione urbana partecipata, diviene azione esemplare di riscatto territoriale

Lo scenario è quello che siamo soliti vedere, da qualche decennio, in numerosi episodi narrativi che ci hanno accompagnato al cinema o, nelle serie televisive, ambientati nei molteplici siti naturali o, ancora, in quei siti che recano tracce preziose dell’azione di trasformazione di un contesto territoriale di per sé già vocato, mediante l’opera preziosa e consistente di un di un saper fare tutto italiano. Segnale inconfondibile di un patrimonio inestimabile, agganciato tutto a filo doppio a quella che oggi siamo soliti chiamare economia delle esperienze, quale propulsore, catalizzatore di processi e pratiche capaci di poter restituire una efficace rigenerazione dei nostri scenari esistenziali.

Nel 2015 apriamo una cooperativa a seguito della vittoria di Boom-Polmoni Urbani, un format ideato da Andrea Bartoli (e finanziato dai parlamentari del M5S Sicilia) per la nascita di nuovi processi di rigenerazione urbana. Tutto comincia nel 2013, quando una crew di giovani decide di restaurare un luogo abbandonato, nello specifico, una cava di tufo nella periferia di Mazara del Vallo, ponendo in esercizio un processo di rigenerazione urbana.

Tale operazione, oggi come allora, è nota con il nome di Periferica.
Forti dei consensi di tale operazione, nel 2015 costituiscono una cooperativa, a seguito della vittoria di Boom-Polmoni Urbani, un format ideato da Andrea Bartoli, il cui obiettivo primario è proprio la messa in atto di nuovi processi di rigenerazione urbana negli ambiti territoriali di prossimità.

Ed è qui che è riposta la traiettoria di svolta.
Come ho scritto tante volte nell’ultimo decennio, è soltanto attraverso la costituzione di un Design lab Permanente che possiamo intervenire nel solvimento delle problematiche complesse che affliggono i nostri scenari urbani, disegnando e ri-disegnando con continuità le fisionomie dei nostri ecosistemi ambientali, tenendo fermo e sempre presente l’obiettivo di poter configurare il miglior Climax possibile.
Di volta in volta.

Ed a darmi contezza della bontà delle mie prefigurazioni, è la notizia che nello spazio oggi riqualificato del loro primo intervento, la crew di Periferica ha inteso ubicare il loro Laboratorio, consolidando sempre più la traiettoria di affermazione della necessità di possedere luoghi deputati all’esercizio permanente della ricerca sulla riqualificazione urbana e l’innovazione sociale.

E, cominciare bene, non può che condurre ad una amplificazione degli intenti, all’accoglimento di nuove istanze percorribili, che inevitabilmente trovano modo di poter essere ‘giocate’.
Si, avete capito bene, giocate.

Perché è attraverso la messa in esercizio dell’enorme, immensa, energia potenziale espressa attraverso l’esercizio del gioco, che possiamo innestare pratiche e processi, spesso mutuati dal basso, di benefico solvimento delle problematiche correnti di un determinato ambito territoriale.
Ed è a ragione di tali traiettorie di azione che Periferica, col passare degli anni, è divenuta anche un efficace esempio, ad ogni latitudine del pianeta, di policy making, per poter intervenire attivamente mettendo in atto politiche di contrasto persino nei confronti delle disuguaglianze in ambito sociale. Oggi lo spazio ospita il loro studio professionale, con una ricerca permanente sulla rigenerazione urbana e l’innovazione sociale.
Periferica diviene allora laboratorio di ricerca, design e prototipazione per la città e i cittadini di domani.

“Oggi, l’80% delle persone vive in contesti di marginalità urbane, sociali ed economiche. Rispondere ai loro problemi con un approccio interdisciplinare, portare queste istanze al centro del futuro è la missione che portiamo avanti da anni dalla nostra piccola base in Sicilia. Oggi c’è bisogno di nuove soluzioni, attori e processi, per questo anni fa abbiamo deciso di portare il tema delle periferie sul terreno della giustizia sociale, sperimentando nuove pratiche potenzialmente replicabili, ideando, sviluppando e facilitando processi generativi di creatività urbana a partire dal nostro spazio dismesso a Mazara del Vallo.”

Amo con grande convinzione quell’idea di Periferica che sostiene il loro efficace modus operandi, sulla impossibilità di poter applicare un metodo univoco, realizzare un modello, una formula magica, replicabile in ogni contesto territoriale, quale traiettoria di rischio, di compromissione delle reali valutazioni sui parametri vocazionali e le qualità valoriali, le specificità ambientali, economiche, storico-monumentali, le traiettorie di emersione di tutto un tessuto imprenditoriale creativo, spesso narrato attraverso la messa in visione di una costellazione di piccole e medie aziende, quale espressione della creatività e della unicità di un peculiare contesto.

Periferica da qualche tempo adotta, quella che loro sono soliti chiamare la bussola della rigenerazione, ovvero una pratica d’esercizio che ha lo scopo di poter accogliere e re-interpretare, assumendoli e relativizzandone gli obiettivi dei programmi e degli intenti di Agenda Urbana, ponendoli all’interno delle specificità proprie dei territori in cui opera.

Orientando le loro pratiche di intervento mediante l’esercizio di una azione progettuale basata su quattro azioni essenziali: ripensare i patrimoni, aprire i luoghi, potenziare le persone, centralizzare i margini.
Rigenerare significa riconoscere lo spazio urbano quale complesso sistema di interazione tra luoghi e persone, non limitato alla sfera immobiliare ma articolato in contesti, modificabile solo con un approccio olistico, multidisciplinare e partecipativo, bilanciando architettura dei luoghi e dei processi. Su questo approccio di metodo, hanno inteso sviluppare la maggior parte dei loro format, dalla valorizzazione del sistema delle cave di Mazara del Vallo, alla definizione di ipotesi di progetto incentrate su soluzioni, fondate sulla partecipazione e l’accoglimento, per specifici soggetti pubblici.

Con il progetto Evocava, sviluppato con il sostegno della Fondazione Unipolis hanno intrapreso un processo di riqualificazione e valorizzazione delle cave di Mazara, per poter poi mettere in campo altri format sul tema della messa in visione ed utilizzo di alcuni luoghi, attraverso i concorsi di Micro-Architettura 10m², con la Summer School annuale Periferica Festival, la creazione del Community Hub Casa Periferica finanziata dal MiBAC mediante Creative Living Lab; dell’empowerment attraverso il contrasto alla povertà educativa Parco Elementare e l’incontro tra artigiani e designer con il Format-laboratorio formativo per l’innovazione; della lotta alle marginalità mediante processi ed attività di mappatura e ri-narrazione con #periferici.

Di recente hanno lavorato su Urbana, in collaborazione con il Comune di Mazara, ad un progetto open data di mappatura degli immobili comunali, con l’intento di poter operare una connessione tra patrimonio immobiliare preesistente ed uno stuolo di creativi, allo scopo di poterne mettere in visione le potenzialità attrattive e le opportunità di utilizzo.

“Dal 2013, centinaia di creativi, professionisti e artisti sono passati da Periferica. In questo lento processo di crescita e condivisione abbiamo potuto sperimentare tutto ciò che a che fare oggi con i processi partecipativi di co-design, co-progettazione e rigenerazione urbana partendo da un luogo completamente dismesso. Per produrre più soluzioni possibili e mantenere allo stesso tempo un alto livello d’intervento, siamo passati dal design dei luoghi al design dei format per rigenerarli collettivamente.”

Ma è con le inesistenti pratiche mai poste in esercizio diretto di amministrazioni locali del bene comune, che arrancano con un respiro afasico, conducendo interventi tampone che hanno spesso il risultato di reiterare le problematiche correnti di ogni contesto territoriale, che si sono scontrati i processi di attivazione e le proposizioni condotte dal team di Periferica. Questioni che afferiscono ad identiche circostanze ad ogni latitudine della penisola italiana, mutuate dalla crew in dinamiche di catalizzazione atte a generare l’interesse degli attori politici verso la conduzione di una traiettoria di innovazione delle pratiche di rigenerazione urbana. Rigenerata, è per l’appunto, un manifesto ed un patto di cultura urbana, presentato agli ultimi candidati a sindaco della città di Mazara alle recenti elezioni, allo scopo di poter misurare le capacità di intervento dei soggetti politici coinvolti, preparandoli ad un reale percorso di cambiamento, attraverso la messa in visione e la promozione di una costellazione di servizi, in grado di poter essere accolti da strutture atte a governare processi creativi, come quelli assunti dal team di Periferica in questi anni.

In Periferica abbiamo sempre cercato di lavorare in un’ottica incrementale, inclusiva e generativa nei confronti dei pubblici a cui ci stavamo rivolgendo. Partendo dal dato, abbiamo sviluppato progettualità legate al territorio, relative alle strutture organizzative, gestionali, sociali e culturali, cercando di mantenere un approccio olistico e migliorativo senza andare a stravolgere gli equilibri con cui già entriamo in contatto. Sia perché il tipo di intervento che vogliamo proporre spesso è una novità e non necessariamente anche un’innovazione, sia perché si ha a che fare con un sistema che di per sé può funzionare senza che tu, rigeneratore urbano, esista. Sono d’accordo con Ilda Curti quando scrive che per fare rigenerazione urbana bisogna tendere all’inutilità, e comprendere che il processo che ha portato avanti è stato in grado di generare un nuovo equilibrio il quale non ha bisogno di nessun intermediario per proseguire”.

Casa Periferica è uno spazio avente una portata globale data anche dalla presenza di artisti internazionali nei vari eventi, tra i quali spicca l’annuale Festival.
Se la comunità si incontra o si scontra dipende anche dalla qualità del lavoro che la crew riesce a tessere, dato che il loro ruolo è anche quello di operare per dare risposte esaustive alle istanze. E la comunità globale devo dire che ha sempre risposto con un interesse ed un gradimento che va ben oltre le aspettative, sia in termini di partecipazione che di dedizione.
La loro opera ha prodotto la stimolazione di una serie di percorsi di ibridazione dei processi di produzione, con il fine di giungere a risultati concreti, misurabili ed utili, nei confronti delle comunità locali. Quale conseguenza fisiologica di un tale approccio di metodo, Periferica è divenuta nel tempo una piattaforma per lo scambio di competenze professionali tra la comunità locale e quella creativa.

Il senso di vuoto causato dalle disposizioni per il Coronavirus e le innumerevoli limitazioni emerse a cascata in questo tempo di pandemia, ha generato nel team il tentativo di voler comprendere quale capacità di intervento avremmo potuto avere, in uno scenario costretto da limitazioni insopportabili a medio-lungo termine, valutando le opportunità consentite dai nostri attuali sistemi di comunicazione, la capcità di poter mettere in campo un efficace metodo per poter progettare l’emergenza.
Il risultato è stato I am the virus, il primo progetto di ricerca artistica, dove i protagonisti sono stati invitati a produrre, attraverso un avatar, delle creazioni all’interno dei confini rappresentati dal moodboard di Periferica.
Ribadendo ancora una volta, che le traiettorie di solvimento delle problematiche di prossimità dei nostri scenari esistenziali possono essere condotte soltanto conoscendo, in maniera approfondita i parametri vocazionali e d’esercizio del disagio dei nostri territori. Con la convinzione che occorre aver contezza dei parametri d’ingaggio del contesto in cui si opera prima ancora di volersi porre degli obiettivi.

Non posso allora che concludere, augurando a questi giovani, creatori di segni ambientali e di pratiche appassionate e determinanti per la realizzazione di un Paesaggio Risonante, lunga vita e buon design!

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