Ponte di Blufi “prigioniero” della burocrazia, a marzo la riapertura - QdS

Ponte di Blufi “prigioniero” della burocrazia, a marzo la riapertura

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Ponte di Blufi “prigioniero” della burocrazia, a marzo la riapertura

Vincenzo Lapunzina  |
mercoledì 23 Febbraio 2022

La chiusura del ponte sta avendo pesanti ripercussioni sugli scambi commerciali. «Accusiamo oltre il 30% di fatturato in meno», denunciano gli operatori

Il ponte “Sant’Andrea”, che collega Blufi con Castellana Sicula, due Comuni della Città Metropolitana di Palermo, rimarrà chiuso, tuttavia, ci sarebbero le condizioni per la revoca dell’ordinanza di interdizione al traffico veicolare.

L’infrastruttura, di proprietà dell’Ente metropolitano, è stata chiusa il 24 dicembre scorso a seguito di una segnalazione inviata dal Comune di Blufi alla Direzione Viabilità dell’ex Provincia regionale di Palermo, nella quale si segnalavano delle criticità, corredate da foto.

Il ponte da oltre 61 giorni è rimasto “prigioniero” della burocrazia e della mancata disponibilità delle quattro Università siciliane ad accettare l’invito dell’Ente proprietario della strada a progettare i lavori di messa in sicurezza – previsti da tempo – e di verificare, nelle more, la possibilità di riaprire il ponte al traffico veicolare. Per espletare due procedure si è perso oltre un mese.

I due inviti sarebbero stati snobbati dagli atenei di Palermo, Catania e Enna, solo l’Università di Messina ha risposto negativamente alla richiesta di manifestazione di interesse e trattativa, avanzati dalla Città Metropolitana, per mancanza di personale disponibile a spostarsi.

A questo punto gli Uffici, diretti dall’ingegnere Salvatore Pampalone, sono passati al “piano B”, ovvero, incaricare direttamente uno dei tre professionisti, attualmente destinatari di altri incarichi da parte dell’ex Provincia e docenti universitari, di verificare la staticità del pilone n° 9 del “ponte di Blufi” e di indicare i lavori necessari per la messa in sicurezza e, cosa più importante, se ci sono le condizioni per riaprire al traffico “leggero”, in attesa dell’esecuzione dei lavori.

Gli Uffici finanziari di Palazzo Comitini nelle pieghe del bilancio avrebbero individuato 30 mila euro, al momento, per la gestione della fase emergenziale, ovvero la riapertura del viadotto.
L’Ente non ha ancora approvato il bilancio di previsione e le risorse si possono impegnare solo in “dodicesimi”.

Un dirigente dell’ex Provincia ha assicurato a QdS che dovrebbero bastare.
15 mila euro per la parte “intellettuale”, da liquidare al professionista che (speriamo!) accetterà l’incarico e 15 mila euro, previsti, anche per la prova di carico del pilone, il carotaggio dei pali in calcestruzzo, su cui si poggia il pilone e la parcella del sommozzatore che dovrebbe immergersi per verificare e documentare lo stato dei 7 pali immersi sott’acqua (per circa due metri) e che, in totale, raggiungono i 24 metri di profondità.

Nel compenso sarebbe prevista anche una verifica degli altri 17 piloni che, almeno dalla prima ricognizione effettuata dai tecnici dell’ex Provincia, non dovrebbero presentare alcuna criticità.
Dopo l’approvazione del bilancio la Città Metropolitana provvederà ad anticipare i 76 mila euro (i 30 mila rimarrebbero un investimento diretto dell’Ente) occorrenti per la progettazione delle opere di messa in sicurezza di tutto il viadotto, raccomandate e finanziate (950 mila euro, comprensivi degli oneri progettuali) dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

«Stiamo facendo di tutto per riaprire il ponte al traffico veicolare, – dichiara Elio Venturella, responsabile della viabilità “Palermo est” della Provincia – se il professionista accettasse l’incarico, che dovrebbe essere conferito entro questa settimana, non esiteremo, ad esito positivo delle indagini, a revocare l’ordinanza. Potrebbe accadere entro la prima quindicina di marzo».

Venturella è a conoscenza dei disagi che vivono i pendolari e i costi quotidiani di carburante che devono affrontare a seguito della chiusura del ponte. Alcuni di essi percorrono circa 30 chilometri in più per raggiungere la sede di lavoro e rientrare in sede.

C’è anche un altro aspetto che in queste lunghe settimane QdS non ha mancato di evidenziare. L’interruzione egli scambi commerciali tra le due comunità. «Accusiamo oltre il 30% di fatturato in meno», denunciano gli operatori economici. Troppo, in periodo di crisi.

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