Quelle sagome di migranti che “urlano” davanti a Palazzo dei Normanni - QdS

Quelle sagome di migranti che “urlano” davanti a Palazzo dei Normanni

Antonio Leo

Quelle sagome di migranti che “urlano” davanti a Palazzo dei Normanni

mercoledì 02 Ottobre 2019

Sei anni fa a largo di Lampedusa morivano 368 persone che cercavano solo una possibilità. In piazza del Parlamento a Palermo inaugurata l’istallazione “Acqua passata”, denuncia contro l’indifferenza

PALERMO – Sono passati sei anni da quel terribile naufragio del 3 ottobre 2013, quando 368 persone persero la vita nel Mar Mediterraneo e la speranza di un futuro migliore, lontano da guerra e fame. “Mai più!”, si disse in quell’occasione sull’onda emotiva della tragedia. Un’esclamazione buttata lì a casaccio che non avrebbe avuto alcun seguito in fatti concreti.

E infatti, solo quest’anno, ha annunciato l’altro ieri l’Unhcr in un tweet, sono morti mille migranti nel tentativo di raggiungere l’Europa. “Le cose devono cambiare. Dobbiamo fare di più. La priorità deve essere salvare vite umane”, ha detto nel tweet Charlie Yaxley, portavoce Unhcr per l’Africa e il Mediterraneo/Libia.

Ma le vite umane sembrano non avere più alcun valore, nel mare di cinismo in cui nuotiamo e affoghiamo; piuttosto, assumono le sembianze di pedine da muovere nello scacchiere politico, con tanto di tifosi al seguito.  

Molto opportunamente, in piazza del Parlamento a Palermo, è da poco stata inaugurata l’installazione “Acqua passata” dell’artista palermitano Cesara Inzerillo, dove a bordo di una barca in legno ci sono “sagome” raffiguranti i migranti: figure stampate su un cartone, che non hanno né carne né ossa. Di fronte all’imbarcazione, che realmente è stata utilizzata da un gruppo di migranti per uno dei tanti ‘viaggi della speranza’, in questo caso fortunato, un monumentale Calcio Balilla proveniente dall’itinerante “Museo della Follia”.

“Acqua passata, con un punto interrogativo che è sempre dietro l’angolo, deve diventare un elemento di riflessione, di memoria consapevole per quelle morti in mare dei migranti che rischiano di restare silenziose”, ha detto il direttore della Fondazione Federico II Patrizia Monterosso a margine dell’inaugurazione, avvenuta martedì scorso, della installazione realizzata grazie alla collaborazione del Comune di Lampedusa, dell’Assessorato alle Culture del Comune di Palermo, del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro e del progetto Snapshots from the Borders.

“Non esistono cose inutili o scarti di vita di cui l’umanità può fare a meno. Il bisogno di ordine nelle nostre vite – ha aggiunto – rischia di semplificare il fenomeno dell’immigrazione e della morte di migliaia di uomini, donne e bambini, applicando uno schematismo sull’appartenenza e sull’esclusione, delle vite utili e delle vite superflue. Così facendo il dramma dell’immigrazione accresce ancor più la sua tragicità, perché ci si pone nell’atteggiamento di spettatori indifferenti dinanzi ad un numero sempre continuo di morti. Morti sorde che, con superficialità e distacco, rendiamo disumane. Pensiamo a quelle vite come insignificanti, inutili, come uno scarto”. “Per tutte queste ragioni – ha concluso Patrizia Monterosso – è necessario che la commemorazione si trasformi in un momento di lutto collettivo, che renda stridente l’eco di quelle morti”.

“è un’opera d’arte per non dimenticare – ha commentato il sindaco di Lampedusa Totò Martello – i morti e che serve a far riflettere gli italiani ma anche gli europei. In questo periodo abbiamo assistito a vicende talmente repressive e oscurantiste nei confronti di un fenomeno così importante come quello dei migranti che è diventato indispensabile far capire cosa è successo nel Mediterraneo e cosa succederà se il problema non viene affrontato da tutti i paesi europei”.

“La speranza per i migranti – ha aggiunto Martello – è dovuta non soltanto alle imbarcazioni sulle quali affrontano il mare, ma anche a quella porta d’Europa che abbiamo a Lampedusa, che ci dà l’idea di cosa significa vedere terra, un’isola che rappresenta per tanti una possibilità di sopravvivenza. Lampedusa è cambiata rispetto a quello che è successo e che continua a succedere nel nostro Paese. Sul fronte del del fenomeno dei migranti non è cambiato nulla – ha sottolineato Martello – le porte sono state aperte e continuano ad essere sempre aperte, così come i porti che erano e sono rimasti aperti, c’erano e ci sono gli sbarchi, ma è cambiato il modo di vivere e di pensare il problema delle migrazioni a Lampedusa e nel Mediterraneo. è stato fatto un battage pubblicitario sui migranti con cui si è cercato di terrorizzare la gente pensando che il problema si potesse risolvere soltanto dal punto di vista mediatico”.

“Non per tutti è ‘Acqua Passata’ – ha infine aggiunto il presidente dell’Ars Gianfranco Micicché – quello che è successo nel Mediterraneo, oggi pensiamo a commemorare diciottomila persone che dal 2013 sono morte in mare, ma vogliamo anche celebrare i tanti che sono arrivati sani e salvi quelli che comunque ce l’hanno fatta e che oggi sono integrati, coloro per i quali il mare ora è alle spalle e quindi è diventato acqua passata”. Micciché ha anche ricordato che il Parlamento siciliano lo scorso 12 giugno ha approvato una legge che promuove una cultura di pace e l’educazione alla nonviolenza e per favorire la naturale vocazione della Sicilia a rappresentare un “ponte di pace” tra i popoli del Mar Mediterraneo. Ed è stato individuato il 2 ottobre di ogni anno come Giornata della Pace, della Nonviolenza e dei Diritti umani in Sicilia, in coerenza con la giornata della nonviolenza proclamata dall’Assemblea dell’Onu.

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