Regione siciliana a caccia di mediatori culturali. Riaperti termini per l’iscrizione all’albo - QdS

Regione siciliana a caccia di mediatori culturali. Riaperti termini per l’iscrizione all’albo

Michele Giuliano

Regione siciliana a caccia di mediatori culturali. Riaperti termini per l’iscrizione all’albo

sabato 16 Settembre 2023

Ci sarà tempo fino al 30 settembre per presentare la domanda di iscrizione all’elenco regionale. Il mediatore faciliterà l’integrazione degli stranieri, dovrà avere comprovata esperienza

PALERMO – Riaperti i termini per la presentazione della domanda di iscrizione all’elenco regionale dei mediatori culturali in Sicilia, istituito con l’articolo 13 della legge regionale n. 20 del 29 luglio 2021. Il termine per le domande fissato al prossimo 30 settembre. Proprio il regolamento per la tenuta e la revisione dell’elenco regionale dei mediatori culturali, approvato nel 2022, prevede che la domanda di iscrizione debba essere presentata, dall’1 al 30 aprile e dall’1 al 30 settembre di ogni anno.

Come inviare la domanda di iscrizione

Le domande di iscrizione vanno inviate a mezzo posta elettronica certificata (pec) all’indirizzo di posta elettronica certificata del dipartimento regionale della famiglia. Per iscriversi, il mediatore culturale deve essere maggiorenne ed in possesso di regolare permesso di soggiorno, anche in fase di rilascio o di rinnovo, valido ai fini dell’assunzione, in caso di cittadini stranieri. Ancora, il candidato deve possedere una buona conoscenza della lingua e della cultura italiana e di una lingua e cultura di almeno un Paese di provenienza delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati presenti sul territorio regionale.

È richiesto un titolo di studio non inferiore al diploma di scuola secondaria di primo grado e un diploma di laurea nelle classi L-11, L-12, LM94 o un corso di formazione riconosciuto in almeno una regione italiana della durata non inferiore a 600 ore o 300 ore, in caso di discente lavoratore. Nel caso in cui il mediatore non avesse i requisiti, potrà ugualmente chiedere di essere iscritto all’elenco purché dimostri a mezzo idonea documentazione (contratto di lavoro, dichiarazione azienda, altra idonea documentazione attestante l’attività lavorativa) di aver svolto almeno tre anni di lavoro anche non continuativo come mediatore culturale.

Si tratta di una figura fondamentale sul territorio siciliano, che si trova in una posizione geografica di frontiera ed è spesso obiettivo dei molti migranti che lasciano il proprio paese per trovare la propria fortuna altrove. Il mediatore culturale, infatti, ha il ruolo di favorire i contatti delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati con le istituzioni, le imprese e le collettività. Ancora, ne agevola i rapporti inter-individuali e l’accesso ai servizi pubblici e privati, nel rispetto dell’autonomia degli individui stessi e con equidistanza fra le parti.

In particolare, l’operatore conosce il contesto territoriale nel quale vive e lavora e quello di uno o più Paesi di provenienza delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati presenti sul territorio regionale, ed è così in grado di orientare e favorire l’accesso di questi ultimi ai servizi territoriali, accompagnando gli utenti nell’esercizio dei propri diritti fondamentali e nell’attivazione di percorsi di autonomia, attraverso l’ascolto e il dialogo. Non di meno, facilita la comunicazione, l’informazione e lo scambio culturale fra le cittadine ed i cittadini stranieri immigrati, gli autoctoni ed i servizi presenti sul territorio, facendo da tramite in una situazione di fragilità economica e psicologica di molti che si ritrovano in un paese straniero senza punti di riferimento.

Quindi, da una parte, cerca di far comprendere la cultura, gli usi e i costumi del Paese di accoglienza, mentre svolge attività di formazione del personale italiano in servizio che interagisce con gli stranieri. Ancora, affianca le équipe socio-sanitarie nella definizione di terapie e procedure sanitarie compatibili con la cultura di provenienza della persona. In una prospettiva a più lungo termine, costruisce una cultura dell’accoglienza, valorizzando nelle scuole le differenti culture di cui sono portatori i bambini appartenenti alle minoranze etniche.

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