Forum con Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia - QdS

Roberto Gueli: «Il primo obiettivo è il contrasto all’esercizio abusivo della professione»

Francesco Sanfilippo

Roberto Gueli: «Il primo obiettivo è il contrasto all’esercizio abusivo della professione»

martedì 22 Marzo 2022

Forum con Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia. "Contrastare un fenomeno dilagante, soprattutto negli Enti pubblici"

Intervistato dal vice presidente Filippo Anastasi, il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Roberto Gueli, risponde alle domande del QdS.

Roberto Gueli, 53 anni, ha lavorato prima a TeleRegione nel 1987, poi, in tv e giornali locali quali Telescirocco, Canale 21, Antenna Sicilia, La Sicilia e il Corriere dello Sport, fino all’approdo in Rai nel 1992. Dal 2015 a luglio 2018 è stato caporedattore della Tgr Sicilia, poi a Roma è stato caporedattore al Giornale Radio e inviato per la storica trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. Oggi, è vice direttore della Tgr Rai nazionale e presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia dal novembre 2021.

Quali sono le principali azioni che avvierà nel corso del suo mandato a sostegno della professione?
“Il primo obiettivo è il contrasto all’esercizio abusivo della professione, che ormai è dilagante. Abbiamo preso delle posizioni comuni contro questo fenomeno e per contrastarlo occorre battere i pugni sul tavolo con le Pubbliche amministrazioni, che hanno il dovere di avere un portavoce e un Ufficio-stampa per legge. Tuttavia, molte hanno avuto l’arroganza di mettere a bando posti di addetto-stampa gratuiti e di non fare contratti giornalistici. A breve cercheremo di incontrare l’assessore che se ne occupa per competenza con l’Associazione della stampa per confrontarci senza barricate. Così permetteremo ai colleghi che hanno le carte in regola di non lavorare gratis, impedendo che i comunicati-stampa siano scritti e inviati dal semplice ufficio di comunicazione. Il problema, però, non è soltanto delle amministrazioni pubbliche, ma anche degli enti privati come società di calcio e imprese. Non a caso, i giornalisti si firmano, sovente, con il numero di tessera per attestare la propria qualifica. Cercheremo quindi di parlare con l’Anci su questa questione, nonostante il periodo sia di scadenze elettorali per i Comuni, quindi non sarà facile interloquire con loro”.

L’abusivismo genera cattive notizie, poiché la notizia da fonti qualificate è fondamentale…
“Assolutamente sì, l’abusivismo genera mancanza di professionalità e non dipende dall’avanzare della tecnologia. Anzi, ben venga se è qualificata, perché deve andare sempre a braccetto del giornalista che sa fare il suo mestiere, che controlla la veridicità dei documenti, che conosca le regole deontologiche e che abbia la notizia in modo concorrenziale rispetto a un collega. La notizia va data, in particolare se confermata da più fonti, altrimenti è una notizia falsa o è una copiatura di comunicati che sono sbagliati o scritti male. L’abusivismo è un danno al sistema, che già è fiaccato da contrasti interni e dalla poca voglia del cittadino a considerare il giornalista come punto di riferimento. Oggi il cittadino tende a fare da sé la notizia, ma il comunicare un evento non è giornalismo. Il giornalista vero resta colui che va sul posto, raccoglie e confronta le testimonianze e le prove, discerne la notizia derivata da fatti da tutto il resto e la comunica, seguendo le regole deontologiche”.

Quali sono gli altri obiettivi che la sua gestione si pone?
“Sto cercando di favorire una risposta compatta da parte dell’Ordine, poiché non favorisco le divisioni e cerco di unire la categoria, anche se l’Ordine ha subito dei profondi cambiamenti al suo interno nel corso del tempo. Occorre remare tutti dalla stessa parte, per cui questo sarà un altro importante obiettivo: l’aggregazione della categoria. Poi, gli altri obiettivi riguardano la qualità del reddito o l’equo compenso, che deve essere dignitoso, e la lotta alle querele temerarie. Si tratta di quelle querele mosse da una persona o ente che vogliono contrastare quei servizi dei colleghi giornalisti che, all’atto pratico, hanno svolto bene il loro lavoro, tanto che al 90% le cause mosse finiscono in un nulla di fatto. Però, nel frattempo, queste querele mettono in difficoltà gli editori e i giornalisti stessi”.

Formazione essenziale contro le fake news

Oggi, quali sono i principali compiti svolti dall’Ordine dei Giornalisti?
“L’Ordine dei Giornalisti è un ente di diritto pubblico, controllato dal ministero della Giustizia, che ha l’obbligo di tenere i conti in regola e di mantenere la tenuta degli Albi, quello dei professionisti e quello dei pubblicisti, oltre ad affrontare le problematiche che emergono. Sono tutti compiti che non danno visibilità, ma che richiedono motivazione, impegno e passione. Un tema fondamentale è la formazione data dai corsi, che richiede la disponibilità di tempo dei colleghi. Fortunatamente, i corsi sono, oggi, disponibili on line e integrano quelli in presenza, per cui sono in modalità mista. Devono essere fatti, perché sono previsti dalla legge. È fondamentale, così come lo è la tenuta degli Albi, poiché bisogna stare attenti a chi paga le quote e alle domande d’iscrizione all’Albo dal punto di vista amministrativo. Infine, lo svolgimento delle varie iniziative richiede anch’esso attenzione”.

Come ci si può difendere da un mondo che, soprattutto sul web e sui social, non tiene più conto della professionalità nell’informazione?
“Oggi è sufficiente un clic per diffondere la notizia nel web e se è una notizia falsa o è una fake news, come si chiama oggi, diventa disastrosa da recuperare. Di conseguenza, occorre formare bene i colleghi per impedire il diffondersi di queste informazioni. L’Ordine non può far altro che denunciare, raccogliendo le segnalazioni per conservare la disciplina nel comportamento. Perciò occorre tenere in ordine gli Albi, poiché, spesso, la notizia falsa o non corretta parte da colleghi che non fanno le dovute attenzioni. Dunque, esiste l’Organo di disciplina, appunto nominato dal Tribunale per garantire la correttezza dei comportamenti. Però i siti web devono essere registrati e non tutti lo sono. Questo passaggio dipende dal ministero della Giustizia, che deve fare i controlli”.

Riunire gli Stati generali dell’informazione per un confronto tra i sindacati e gli editori

Ci sono molti giornali che presentano criticità nei pagamenti dei giornalisti, che spessp per mesi non ricevono nulla. Come mai si è arrivato a questa situazione?
“Per molto tempo si è pensato che gli editori potessero mantenere determinate soglie di reddito, ma così non è stato. Sappiamo che ci sono semestri di collaborazioni non pagate per colleghi il cui lavoro giornalistico, pur essendo pubblicisti, regge una piccola economia familiare. Di conseguenza occorre non pensare più al giornalismo pubblicista come un hobby, ma a un’attività che produce reddito in grado di sostenere una famiglia, che paga le tasse e che va aiutato. Per questo ho accettato l’invito dell’Assostampa a occuparci della questione e ho rimesso in piedi la commissione sull’equo compenso che sta, ora, facendo una mappatura rigida del precariato in Sicilia. Una volta ottenuti i risultati, saranno presentati a chi di dovere per riformulare l’equo compenso, che non può essere di pochi euro lordi a pezzo, mortificando la professionalità dei colleghi”.

Quale pensa che possa essere una soluzione adatta a questo problema?
“Personalmente, sono convinto che vadano rimesse delle tabelle, come accade in altri Ordini e che si debba tirare fuori un reale confronto tra le parti in questi mesi. Per questo, proporrò di riunire gli Stati generali dell’editoria e dell’informazione entro l’anno, quando miglioreranno la situazione pandemica e il contesto economico, raccogliendo tutte le rappresentanze del sindacato e degli editori”.

Occorre educare i giovani a informarsi correttamente

Il Testo unico dei doveri dovrebbe essere una sorta di Bibbia per i giornalisti. Perché, spesso, non viene tenuto in considerazione?
“Il Testo unico è il punto di riferimento della categoria, ma dipende dal singolo giornalista tenerne conto. Ci sono le regole per impedire comportamenti scorretti, ma occorrono le segnalazioni dei colleghi dove ritengano che si sia commessa una scorrettezza. Tutti i pubblicisti e i professionisti hanno svolto un esame con giornalisti qualificati, per cui tutti conoscono le regole ed è un compito dell’Ordine farlo rispettare, ma spetta anche ai colleghi stessi”.

Qual è lo stato di salute del giornalismo siciliano?
“Ci sono circa ottanta tv private siciliane che hanno un peso importante, ma che hanno problemi di contrazione delle frequenze. Bisogna capire cosa farà il Ministero ed evitare che le tv si trovino in perenne difficoltà, visto che le frequenze sono già state vendute. In realtà, i problemi sono tanti, amplificati dalla pandemia che ha fatto perdere l’abitudine all’acquisto del giornale in edicola e dall’uso degli smartphone che ti permette di collegarti ai siti web, senza passare dal giornale”.

Come vede il futuro della professione giornalistica?
“Bisogna agevolare la fruizione del prodotto giornalistico tra i giovani, i quali, spesso, si informano sui social che sono delle agorà dove tutti scrivono e tutti condividono, per cui le finte notizie diventano vere con i finti maestri che le usano per portarti in siti commerciali. Per questo, apriremo la sede dell’Ordine alle scuole quando si potrà riaprire”.

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