Sanità, in Sicilia il 45% delle strutture è vetusto - QdS

Sanità, in Sicilia il 45% delle strutture è vetusto

Adriano Agatino Zuccaro

Sanità, in Sicilia il 45% delle strutture è vetusto

martedì 12 Ottobre 2021

Studio Nomisma, sono quelle che risalgono al periodo 1946-1980 unitamente ad un altro 24% costruito prima del 1945. Il 3% di quelle pubbliche censite nell’Isola sono inutilizzate

PALERMO – Il 45% delle strutture socio sanitarie siciliane risalgono al 1946-1980 unitamente ad un altro 24% costruito prima del ’45. “Le risultanze evidenziano una considerevole vetustà degli immobili pubblici socio sanitari, con evidenti necessità di riqualificazione”.

È quanto emerge da uno studio realizzato dalla società di studi economici Nomisma e da Rekeep Spa, focalizzato sugli “investimenti strutturali e i benefici economici, sociali e ambientali di una medicina territoriale” che ha preso in esame i metri quadri costruiti.

Il valore del costruito in Sicilia in termini di mq è stato rilevante nel primo decennio del 2000 (9%), in linea al trend nazionale, per poi annullarsi nell’ultimo decennio per effetto delle minori opere pubbliche.

A ciò si aggiunga il tema delle strutture socio sanitarie inutilizzate detenute dalla Pubblica Amministrazione: in Sicilia i volumi ammontano a 133 mila mq, circa il 3% delle strutture censite; a livello nazionale sono 2 milioni di mq, pari al 4% del campione preso in esame.

Le strutture sanitarie presenti in Italia e attualmente mappate dal Ministero della Salute sono 27.211, di cui 995 sono ospedali. La componente pubblica rappresenta il 41,9% nelle strutture di assistenza territoriale, mostrando un ruolo non secondario delle strutture private accreditate. Dalla situazione analizzata emerge complessivamente in Italia una concentrazione del pilastro della Salute, il 20% delle regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Campania, Veneto) detiene il 50% delle strutture. Nel dettaglio la Lombardia 3.776 strutture pari al 14% del totale nazionale, segue l’Emilia Romagna con 2.583 (9%), terza la nostra Sicilia con 2.468 strutture (9% del totale nazionale), poi la Campania 2.405 e il Veneto 2.390, entrambe al 9%.

Ordinando le Regioni per quota di strutture costruite negli ultimi 20 anni, ossia dal 2000 ad oggi, emerge che le prime 5 regioni per quota di costruito negli ultimi 20 anni sono l’Umbria, la Toscana, la Calabria, l’Emilia Romagna e il Trentino Alto Adige. Al contrario le Regioni che presentano una minore quota di strutture costruite negli ultimi 20 anni sono l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata, la Puglia e la Valle d’Aosta. Nel complesso, a livello nazionale (come anticipato), si rileva una minor percentuale di costruito negli ultimi dieci anni, che rappresenta il 4% del totale (in termini di mq), fatta eccezione di regioni come la Toscana che hanno utilizzato la finanza di progetto per sostenere gli investimenti pubblici.

La distribuzione per macro area geografica evidenzia una presenza piuttosto significativa di strutture dismesse nell’area del Nord-Ovest, pari al 36% della superficie. Dal confronto della distribuzione delle strutture inutilizzate con quelle complessive, si rileva uno sbilanciamento delle strutture inutilizzate verso l’area del nord ovest, addebitabile prevalentemente alla regione Lombardia. Nel Nord-Est la percentuale scende al 18%, al Centro 19%, Sud 16%, Isole 21%.

A livello nazionale 21.055 unità immobiliari con finalità socio sanitaria, o appartenenti alla tipologia “ospedale”, si concentrano nei comuni di medie (33%) e grandi dimensioni (34%), mentre solo il 24% nelle zone del Paese con minore concentrazione della popolazione.

I dati – commentano gli autori dello studio – evidenziano quindi che esiste non solo un gap regionale da colmare riequilibrando la situazione attuale in funzione della concentrazione della popolazione delle regioni, ma anche la necessità di potenziare la rete territoriale al fine di non sovraccaricare i centri di più grandi dimensioni.

Il focus sull’offerta di Rsa ci permette di affermare che oggi ci sono 14,6 posti letto ogni mille anziani residenti (popolazione con 65 anni o più), con una forte sproporzione tra il Nord e il Sud del Paese. Basti pensare che la Provincia autonoma di Bolzano dispone di 42,6 posti letto ogni mille anziani, il Veneto 28,4, l’Emilia Romagna 15,7. Al Centro-Sud la situazione cambia radicalmente con il Lazio che dispone di 5,9 posti letto ogni mille anziani e la Sicilia che in questa speciale classifica ottiene il quart’ultimo posto davanti solo alla Basilicata (1,3), al Molise (0,8) e alla Valle d’Aosta che non possiede alcuna struttura.

“Per raggiungere il parametro-obiettivo di 10 posti letto ogni mille anziani – sotto al quale si posizionano ben 11 regioni, quasi interamente appartenenti al Sud del Paese – è necessario attivare 527 strutture, per un numero complessivo di 36.890 posti letto, sotto l’ipotesi di 70 posti letto in ciascuna struttura” si legge nel rapporto.

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