Santo Stefano di Camastra, intervista al sindaco rieletto Francesco Re - QdS

Santo Stefano di Camastra, intervista al sindaco rieletto Francesco Re

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Santo Stefano di Camastra, intervista al sindaco rieletto Francesco Re

Valerio Barghini  |
domenica 26 Giugno 2022

Un terzo mandato che, sostanzialmente, è la prosecuzione di un lavoro già iniziato. Ecco come continuerà il lavoro del sindaco

Probabilmente dalle parti di Santo Stefano di Camastra devono essere rimasti attratti dai festeggiamenti per i 70 anni di regno di Queen Elizabeth, visto che la sfida a primo cittadino del 12 giugno scorso era regale in tutti i sensi, visto che entrambi i candidati, Francesco (il vincitore) e Marila (la sfidante), sebbene non parenti tra di loro, di cognome fanno Re. E ad aggiudicarsi la fascia tricolore, per il terzo mandato consecutivo, è stato appunto, Francesco Re, 60 anni.

Sindaco, più che un’elezione, un vero e proprio riconoscimento.

Al grande lavoro fatto in questi dieci anni e al risultato raggiunto. Nel 2012 abbiamo ereditato una situazione carente sotto molti punti di vista. A partire dai rifiuti: il costo aveva raggiunto livelli esorbitanti e la differenziata navigava attorno al 7 per cento. Ora viaggiamo verso l’80 per cento. Abbiamo sviluppato un programma di riqualificazione di opere pubbliche e l’importante realizzazione del porto turistico per il quale sono stati avviati cinque lotti, cui a breve se ne aggiungeranno altri due per un totale di sette sui dodici complessivi.

Un terzo mandato che, sostanzialmente, è la prosecuzione di un lavoro già iniziato.

Esattamente. Che si estrinsecherà in questi cinque anni che ho davanti lungo tre direttrici: la già menzionata valorizzazione della zona costiera; la riqualificazione del centro storico, interconnesso con l’area portuale e la rivalutazione dell’area montana, attraverso il completamento dei lavori per raggiungere agevolmente l’unico santuario presente all’interno del Parco dei Nebrodi, quello di Letto Santo, posto a mille metri d’altitudine e destinato a diventare un importante polo per il turismo religioso. Tre fronti che, tutti assieme, fungono da volano per l’economia e per la creazione di posti di lavoro e che serviranno da ripresa anche per l’altro settore tipico di Santo Stefano, quello della ceramica, ormai in crisi da diverso tempo.

Un comparto che si diceva già qualche decennio fa sarebbe entrato in crisi, a causa del completamento della A20 Messina-Palermo: i turisti, non uscendo più obbligatoriamente a Furiano per riprendere poi l’autostrada a Cefalù, non sarebbero più transitati lungo la statale 113, dove si trovano tutte le botteghe artigiane.

E in parte, nell’immediato, è stato così. Ma anche perché la categoria degli artigiani ceramisti si è fatta trovare impreparata, non avendo previsto nessuna ipotesi associativa che consentisse di abbattere i costi di produzione. Certo è che siamo passati da una situazione di “attraversamento obbligatorio” dell’area dove insistono le botteghe artigiane, a una in cui il centro abitato è bypassato dal tracciato autostradale. Un tracciato che, oltretutto, per una miopia e per una scelta scellerata di allora, taglia in due l’area di cava, provocando una dipendenza da altri centri per l’acquisizione delle materie prime. Uno stato di cose che avrebbe dovuto essere ricompensata (e ora con il Cas ci stiamo lavorando) con una mega area di sosta adibita a una sorta di grande vetrina espositiva di ceramiche e di prodotti tipici del territorio, come la pietra di Mistretta o le merci lattiero-casearie. Un sistema che va ripensato e al quale, come detto, stiamo lavorando, puntando molto sul marketing territoriale e dedicando al comparto della ceramica (che io peraltro ho l’onore di rappresentare essendo stato eletto, nel 2019, vicepresidente dell’Aicc, l’Associazione italiana Città della Ceramica) un “capitolo” specifico, anche attraverso la sinergia con l’importante struttura scolastica, il Liceo artistico regionale, fiore all’occhiello di Santo Stefano.

Un’ultima domanda, che stiamo ponendo un po’ a tutti i sindaci neoeletti. Immaginiamo per un attimo che lo scranno più alto della Regione, a Palermo, dopo Nello Musumeci, verrà “occupato” da una donna.

Io non guardo né al colore politico del Presidente di Regione né al sesso. Mi piace valutare i fatti. Con il Presidente Musumeci abbiamo avuto un rapporto proficuo, in quanto persona capace di stare vicina agli enti locali più piccoli. L’importante è che il suo successore, se non dovesse essere riconfermato, sia una persona valida accompagnata non solo da tanti buoni propositi ma anche da fattiva operosità.

Valerio Barghini

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