Scuola e Università niente competenti - QdS

Scuola e Università niente competenti

Carlo Alberto Tregua

Scuola e Università niente competenti

venerdì 30 Luglio 2021

Urge una svolta per il futuro

Secondo Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) un anno e mezzo di scuola quasi sempre a distanza ha fatto crollare il livello di apprendimento degli studenti. Quattro su dieci non sono arrivati al livello minimo in italiano e la metà non ce l’ha fatta ad apprendere con sufficienza la matematica.

Si tratta di una situazione tragica perché, quando i ragazzi dai sei ai diciannove anni non si formano una base solida, non nozionistica, di cultura generale e settoriale, poi è difficile che possano acquisire competenze nei successivi studi universitari.

L’acquisizione di competenze è una questione di metodo, ovvero è la base per acquisire il metodo, ancora ovvero la capacità di osservare le regole. Senza questa rete, che consenta poi di capire fatti e circostanze, gli esseri umani rimangono quasi a livello di trogloditi.

La questione è delle più serie, cui però questa classe politica di inetti ed incapaci non dà la necessaria importanza. D’altro canto, cosa ci si vuole aspettare da chi non è competente? Incompetenza.

La competitività a livello mondiale sempre più ha bisogno di conoscenze, cioé di persone che sappiano, che sappiano fare e che sappiano operare. Un chirurgo non può aprire il corpo del malato se non conosce molto bene non solo l’anatomia, ma anche tutte le tecniche necessarie per rendere meno invasiva l’operazione.

Un manager, pubblico e privato, dovrebbe non solo conoscere l’anatomia dell’economia, ma anche tutte le tecniche per intervenire nel corpo economico con la finalità di farlo crescere e migliorare.

Un autista non può guidare senza patente; un falegname non può lavorare il legno senza saper usare gli attrezzi. Invece, chi è preposto all’organizzazione di risorse umane e finanziarie pubbliche e private, non sempre è attrezzato mentalmente per adempiere al suo compito.
Dispiace rilevare che ministri e loro colleghi di livello inferiore non affrontino le cose con realismo, guardando al futuro. Dispiace ancor più rilevare che i sindacati, benemerite organizzazioni a tutela del lavoro attivo, non si pongano il problema della meritocrazia.

Alle imprese mancano i tecnici. Dalla Scuola se ne vanno tanti giovani, pare che siano più di 500 mila, mentre la richiesta di personale qualificato, secondo la Cgia di Mestre, supera i 400 mila posti vacanti.

Questa dissennata politica assistenzialista, che sta distruggendo l’Italia, crea un problema ancor più grave e cioè non diffonde la cultura del risultato nella gente, per raggiungere il quale ci vogliono competenze, competenze e competenze. Esse si acquisiscono attraverso uno studio serrato e continuo, a condizione che vi siano le guide, cioè dei docenti all’altezza della situazione.
Ecco perché il Costituente, all’articolo 97, ha previsto che nella Pubblica amministrazione si entri quasi esclusivamente mediante il concorso, che seleziona i più bravi (di norma).

Ma i politicastri di basso rango hanno preferito seguire una politica clientelare, inventando enti, istituti, associazioni ed altre organizzazioni clientelari, nonché tutte le partecipate pubbliche con la forma di società di capitali, per poterci mettere dentro un milione di persone da loro raccomandate, che hanno avuto il merito esclusivo di essere stati/e portatori/trici di voti.

Anche in Sicilia vi è una forte richiesta di figure tecniche. Questo Qds ogni venerdì pubblica una rubrica gratuita ‘Il lavoro che c’è’, nella quale compaiono le richieste delle imprese di personale qualificato.
Siamo arrivati ad oltre 22mila annunci. Quindi il lavoro c’è per chi sa fare e per chi ha voglia di fare. Non c’è per i fannulloni o per quelle persone che preferiscono oziare immeritatamente, tanto poi c’è lo Stato (Pantalone) che gli fa avere graziosamente, di riffa o di raffa, un assegno mensile.

Questa situazione è insostenibile perché proietta un futuro disastroso in una Nazione sempre meno competitiva a livello mondiale e quindi incapace di esportare, da un canto, e di attrarre investimenti internazionali dall’altro.

Non sappiamo se questo Governo riuscirà ad invertire la tendenza indicata: per il momento non vi sono segnali in questa direzione.
Auspichiamo che arrivino presto.

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