Scuola, iscrizioni al via, metà degli studenti italiani indeciso sulla scelta delle superiori - QdS

Scuola, iscrizioni al via, metà degli studenti italiani indeciso sulla scelta delle superiori

redazione web

Scuola, iscrizioni al via, metà degli studenti italiani indeciso sulla scelta delle superiori

martedì 07 Gennaio 2020

Secondo un sondaggio il 52% dei giovani italiani teme per il lavoro e per il futuro e si prepara a emigrare. E sette studenti su dieci non vogliono più l'alternanza. Intanto i concorsi sono in ritardo e si registra il record di duecentocinquantamila supplenti. Con Quota cento dimezzato in dieci anni il numero dei docenti. E i sindacati invocano un "Piano Marshall". La situazione di tutti i concorsi

Oggi si aprono le iscrizioni on line per l’anno scolastico 2020/2021 e anche quest’anno domina l’indecisione tra i ragazzi che devono iscriversi alle scuole superiori, dai licei agli istituti tecnici e professionali: quasi la metà (il 44%) prima dell’inizio delle vacanze di Natale ancora non sapeva quale indirizzo scegliere.

A dirlo sono i tremila studenti di terza media che hanno partecipato a un sondaggio di Skuola.net, svolto in collaborazione con Radio24.

Una scelta resa ancora più ardua dal fatto che il 52% degli intervistati ha paura di non trovare lavoro dopo gli studi, mentre il 63% mette seriamente in conto la possibilità di lavorare o studiare all’estero dopo il diploma.

La prevalenza dei licei

Per quanto riguarda le scuole superiori, la vocazione maggioritaria dei Licei dovrebbe confermarsi: due studenti su tre, al momento, propendono per uno dei suoi indirizzi (specie al Sud e tra le ragazze: isolando entrambi i segmenti il dato schizza al 70%).

Percentuale simile a quella registrata lo scorso anno nello stesso periodo e a cui sono corrisposte effettivamente il 54,6% delle preferenze, secondo i dati ufficiali del Miur.

I Licei, vista la forza dei numeri, meritano un capitolo a parte. In testa, con il 46% delle preferenze – e un picco del 65% tra i futuri liceali maschi, mentre tra le femmine ci si ferma al 37% – c’è lo Scientifico; al secondo posto (18%) troviamo il Classico, molto gettonato al Sud (dove si arriva al 22%); terzo gradino del podio per il Linguistico (16%); l’11% è attratto dal Liceo delle Scienze Umane (indirizzo, però, praticamente tutto al femminile); meno convincenti l’Artistico e il Musicale-Coreutico (assieme raccolgono solo il 9% dei voti).

L’alternativa sono gli istituti tecnici

L’alternativa più accreditata sono gli Istituti Tecnici, possibile sbocco per il 21% degli intervistati (ma tra i maschi si arriva al 28%). Meno di uno su dieci, invece, sembra voler optare per un Istituto Professionale (9%). Appena il 5% per un corso di Formazione Professionale Regionale.

Per vedere se le previsioni saranno confermate bisognerà aspettare la chiusura delle iscrizioni.

Nove allievi su dieci hanno partecipato all’orientamento

Almeno quest’anno, comunque, non si può dire che le scuole non abbiano provato a ridurre il tasso degli indecisi: novw studenti su dieci hanno partecipato ad attività di orientamento svolte dal proprio istituto.

Nel 2018 la medesima rilevazione attestava che gli studenti a secco di orientamento erano il doppio (due su dieci), con picchi significativi al Sud.

Nemmeno gli ormai rituali Open Day risultano utili più di tanto, visto che quattro studenti su cinque hanno preso parte a uno o più eventi di presentazione.

Le famiglie influenzano le scelte

A influire sulla scelta è senza dubbio la famiglia (al primo posto per il 41%), seguita dalla scuola (per il 22%) e dal web (21%).

Ai piedi del podio gli amici, che condizionano solo l’8% degli intervistati.

L’orientamento in rete

E a proposito di web, la febbre da recensione è arrivata anche nella scelta della scuola.

Circa il 40% degli intervistati conosce il portale Eduscopio: per uno su cinque i suoi ranking hanno un ruolo di primo piano nella scelta.

Su un aspetto, però, i ragazzi hanno le idee chiare: su cosa si aspettano dalla scuola superiore che andranno a frequentare. La possibilità di coltivare le proprie passioni è, per circa 1 su 3, la molla che spinge verso la decisione finale.

Il 26%, invece, vorrebbe che con il diploma in tasca gli si aprisse il maggior numero di possibilità di studio o lavoro.

Più dettagliata la risposta del 21%, che si aspetta una preparazione adeguata per affrontare l’università. Perché una laurea è ancora vista, se non indispensabile, quantomeno consigliabile dalla stragrande maggioranza di loro (87%): per il 55% a prescindere dal lavoro, per il 32% solo se lo richiede.

La concretezza è l’obiettivo

Il mezzo con cui si vorrebbero avvicinare all’obiettivo è la concretezza. Per il 18% i programmi scolastici dovrebbero concentrarsi di più su attività pratiche e di laboratorio che mostrino quello che si studia, per ora, solo in teoria. Il 16% vorrebbe mettere nel curriculum già alla fine delle superiori certificazioni e competenze nelle lingue straniere e in informatica.

Il 14% potenzierebbe i Percorsi per le Competenze trasversali e l’orientamento, ovvero la vecchia alternanza scuola lavoro, il 13% l’orientamento post-diploma sin dal primo anno delle superiori e più di sette su dieci vorrebbero che venissero nuovamente aumentate le ore di alternanza previste nei vari indirizzi, per consentire di fare un’esperienza che avvicini in anticipo al mondo del lavoro.

Concorsi in ritardo, record di supplenti

Oltre duecentocinquantamila supplenti annuali nelle scuole italiane da settembre prossimo che si aggiungono ai quarantamila precari che già oggi sostituiscono i prof per brevi e brevissimi periodi di assenza: il prossimo anno scolastico rischia di vedere esplodere ai livelli massimi il fenomeno della “supplentite”.

Ai numeri già preoccupanti di oggi (sono oltre 185mila i docenti con cattedre annuali e quarantamila i supplenti temporanei) si aggiunge Quota Cento che porterà in dieci anni all’uscita del 50% del corpo insegnanti.

Ma soprattutto – questo è il timore da più parti – rischiano di non arrivare in tempo i due concorsi, ordinario e straordinario, per la scuola secondaria, che avrebbero dovuto portare in cattedra in tempi brevi quasi cinquantamila docenti.

La pubblicazione dei bandi per i due concorsi – rispettivamente da circa 25mila posti ciascuno – era già attesa per la fine dello scorso anno.

Le dimissioni dell’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e la decisione del governo di spacchettare il Miur, Istruzione da una parte, Università e Ricerca dall’altra, con la nomina dei due ministri designati ancora in stand bye – Lucia Azzolina per la scuola e Gaetano Manfredi per università e ricerca – ha allungato ulteriormente i tempi.

I Sindacati,serve un piano Marshall

“Serve un Piano Marshall per la scuola – sostiene Maddalena Gissi, leader della Cisl Scuola – la rivisitazione di un modello di reclutamento strutturale è urgente”.

Maddalena Gissi, con i segretari di Flc Cgil e Uil Scuola, Francesco Sinopoli e Pino Turi, chiede con forza un confronto con il Miur sui contenuti del concorso straordinario, così come prevedevano gli impegni presi.

“Vogliamo che il testo sia presentato alle organizzazioni sindacali per il confronto e per le modifiche che si devono eventualmente apporre”, spiegano i sindacalisti.

La situazione di tutti i concorsi

Solo un timing molto stretto può permettere di portare in cattedra, il primo settembre, i 25mila nuovi docenti del concorso straordinario: entro la metà di febbraio dovrebbero essere presentate le candidature, le prove andrebbero svolte entro l’inizio dell’estate.

Il concorso ordinario prevede invece tempi lunghissimi di svolgimento, non meno di tre anni tra creazione delle commissioni, svolgimento delle prove scritte e orali, correzioni, ricorsi e incarico ai vincitori.

E’ inoltre imminente la pubblicazione del bando per il concorso Infanzia e Primaria – l’undici giugno scorso il Consiglio dei Ministri aveva approvato il Dpcm in cui si autorizzava l’avvio delle procedure per il reclutamento di 16.959 posti di maestri, di cui 10.624 per l’anno scolastico 2020/2021 e 6.335 per l’anno scolastico 2021/2022 – ma al momento sembra assai improbabile, se non impossibile, che al prossimo settembre possano esserci le nomine dei vincitori.

Da far partire è infine anche il concorso per gli insegnanti di religione, che è stato previsto – come i due concorsi ordinario e straordinario – dal decreto legge, diventato legge, cosiddetto “salva precari” ma che è ancora tutto da definire.

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