Sesso e denaro per sentenze favorevoli, arrestato magistrato - QdS

Sesso e denaro per sentenze favorevoli, arrestato magistrato

redazione

Sesso e denaro per sentenze favorevoli, arrestato magistrato

mercoledì 15 Gennaio 2020

CATANZARO – Denaro contante, preziosi e prestazioni sessuali in cambio di assoluzioni o consistenti riduzioni delle pene nelle revisioni dei processi. Con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, la Guardia di Finanza di Crotone, insieme allo Scico di Roma, ha arrestato otto persone, tra cui due avvocati ed un magistrato della Corte di Appello di Catanzaro.

Le indagini, avviate nel 2018, hanno ricostruito una “sistematica attività corruttiva” nei confronti di un presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, nonchè presidente della Commissione provinciale tributaria del capoluogo calabrese. Gli indagati accusati di corruzione hanno promesso e consegnato al magistrato, a più riprese, consistenti somme di denaro in contante, oggetti preziosi e altri beni ed utilità, tra le quali prestazioni sessuali, in cambio dell’intervento del magistrato per ottenere in processi penali, civili e in cause tributarie sentenze o provvedimenti a loro favorevoli o favorevoli a terze persone concorrenti nel reato corruttivo.

In alcuni casi i provvedimenti favorevoli richiesti al magistrato erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado, provvedimenti di misure di prevenzione, già definite in primo grado, o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa antimafia, nonchè sentenze in cause civili e accertamenti tributari.

Oltre al magistrato, è emerso dalle indagini, un medico in pensione, ex dirigente dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, insospettabile, era una figura centrale nel sistema corruttivo. L’uomo, oltre a “stipendiare” mensilmente il magistrato per garantirsi l’asservimento stabile delle sue funzioni, si prodigava per procacciare nuove occasioni di corruzione, proponendo ad imputati, a parenti di imputati condannati in primo grado e a privati soccombenti in cause civili decisioni favorevoli in cambio del versamento di denaro, beni o altre utilità.

Le azioni corruttive sono servite anche a far riottenere il vitalizio ad un ex politico consigliere regionale calabrese nel corso della V Legislatura regionale, condannato nel 2004 a sei anni di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici, e quindi perdendo il relativo assegno vitalizio per la carica rivestita. Durante una perquisizione in casa del magistrato sono stati sequestrati anche 70mila euro trovati in una busta.

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