Siccità? Ma di acqua ce n’è un Mare - QdS

Siccità? Ma di acqua ce n’è un Mare

redazione

Siccità? Ma di acqua ce n’è un Mare

Giuseppe Bonaccorsi  |
martedì 11 Aprile 2023

Il Dl approvato prevede un regime semplificato per realizzare infrastrutture idriche. Dal Veneto al Piemonte, si pensa ai dissalatori, una soluzione che la Sicilia sfrutta già da anni per le isole

Il governo Meloni, nell’ultimo consiglio dei ministri prima della pausa pasquale, ha dato via libera alla istituzionalizzazione della cabina di regia sulla siccità e la delega è stata assegnata al vicepremier Matteo Salvini. Entro dieci giorni dalla firma del decreto ci sarà la nomina di un commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica che resterà in carica sino al 31 dicembre di quest’anno. La cabina di regia avrà tra i compiti quello primario di fare una ricognizione entro 30 giorni di tutte le opere urgenti che necessitano per far fronte nel breve periodo alla crisi idrica. Tra i provvedimenti il Dl prevede un regime semplificato per le progettazioni e realizzazioni di infrastrutture idriche, un aumento dei volumi degli invasi, la possibilità di realizzare liberamente invasi di accumulo idrico per uso agricolo, il riutilizzo della acque reflue depurate solo per uso irriguo.

Uno dei punti sui quali si sta dibattendo è quello relativo ai dissalatori. Ma qui ci sono delle divergenze per cui ci si chiede se sia opportuno o no dissalare o non dissalare l’acqua di mare per soddisfare il fabbisogno idrico dei cittadini e dell’agricoltura. Questo è uno dei dilemmi più attuali che sta dividendo esperti e uomini delle istituzioni. Alla luce della grave crisi idrica che sta aggredendo alcune regioni del centro nord d’Italia, oltre alle ultime novità governative, si stanno studiando possibili opzioni e anche a livello locale si fanno strada ipotesi tra le più disparate e utili sulla scia di quanto già sperimentato e messo in pratica in Israele, la vera capitale de risparmio idrico in tutto il mondo e il paese inventore della irrigazione a goccia.

Recentemente, non è affatto un mistero, a puntare sulla ipotesi di dissalare l’acqua del mare è stato il governatore del Veneto Luca Zaia che ha detto chiaramente che perdurando questa crisi bisognerà studiare soluzioni alternative. Zaia deve già affrontare le preoccupazioni e le proteste degli agricoltori che vedono all’orizzonte un’estate di razionamenti che metterebbero a rischio le produzioni, soprattutto quelle vitivinicole. Così il governatore ha pensato bene di andare a prendere l’acqua dove l’acqua non manca: proprio nel mare.

La stessa ipotesi sta prendendo piede in Piemonte dove anche a marzo è piovuto pochissimo, la metà rispetto alla media del mese. Tanto per fare un esempio di quanto sia grave la situazione in tutto il bacino del Po fino alla confluenza col Ticino, il deficit pluviometrico del mese è stato del 40%. Anche qui si stanno ipotizzando soluzioni alternative. Nel caso si opti anche su alcuni dissalatori lo studio programmatico dovrebbe provvedere anche le condotte necessarie per portare l’acqua sino in Piemonte, area dove si stanno studiando soluzioni alternative come grandi invasi e le “irrigazioni a goccia”.

L’imperativo categorico è fare in fretta perché anche le piogge di questa primavera si stanno rivelando al di sotto di quanto auspicato. Così quella che finora è stata soltanto una strada indispensabile per le piccole isole, adesso sta diventando soluzione anche per le grandi regioni del nord che sperano di arrivare in tempo prima della grande crisi estiva, anche se ovviamente sarà difficilissimo per non dire impossibile realizzare impianti di acqua dissalata prima del prossimo anno. Nel frattempo si sta già procedendo a grandi passi, con lo studio di esperti che non tralasciano le minime attenzioni soprattutto sul piano del risparmio energetico e del rispetto dell’ambiente. Per Enrico Drioli, esperto che per il Cnr si occupa di nuovi tipi di membrana che hanno rivoluzionato i sistemi di dissalazione, “la tecnologia rispetto al passato ha fatto passi da gigante – ha spiegato – . Gli impianti idrici oggi sono fattibili e i costi sono contenuti tanto che adesso il costo dell’acqua prodotta da un dissalatore di ultima generazione è concorrenziale rispetto alle produzioni tradizionali, soprattutto quelle del prelievo dalle falde acquifere che richiedono un considerevole consumo di energia per sollevare l’acqua dal sottosuolo. Insomma – ha concluso l’esperto – a questo punto i nuovi dissalatori saranno probabilmente gli strumenti del futuro per affrontare il “water stress”, cioè la scarsità di acqua nel mondo”.

In Italia, finora, l’acqua prodotta attraverso i dissalatori equivale allo 0,1% delle fonti di approvvigionamento. In Grecia questa percentuale di acqua dissalata è pari al 3% del fabbisogno nazionale mentre in Spagna ha raggiunto il 7%. Nella maggior parte dei casi in Italia i dissalatori sono stati realizzati nelle isole dei nostri arcipelaghi. A Lampedusa è in funzione uno dei più antichi impianti d’Italia. Sempre in Sicilia, alle Eolie, ci sono altri due impianti in funzione, uno a Lipari, che produce sino a 4mila mc al giorno e a Vulcano. Quest’ultimo è stato inaugurato l’anno scorso e funziona a pieno ritmo soltanto nei mesi estivi, quando l’isola vulcanica viene presa d’assalto da migliaia di turisti. Per il resto c’è qualche altro dissalatore sparso lungo l’isola come quello di Gela.

La Sicilia per fortuna, nonostante la sua crisi idrica cronica (l’Agrigentino e il Nisseno sono le aree che storicamente soffrono di più) che ha sempre oppresso milioni di abitanti, quest’anno non sembra discostarsi più di tanto dall’andamento dei precedenti. Nel Catanese, addirittura, l’estate dovrebbe procedere senza troppi problemi perché l’acqua è garantita dal più grande serbatoio idrico naturale dell’isola, qual è l’Etna che nel suo sottosuolo ha risorse immense, tra l’altro incrementate anche negli ultimi giorni dalle ultime nevicate di questo aprile che somiglia più a un rigido gennaio.

Il presidente della Sidra Fabio Fatuzzo, una delle aziende idriche della provincia che serve tutta la città, ha spiegato in un’intervista (che riportiamo più sotto) che “la situazione rispetto al passato è più rassicurante, grazie anche alla politica dell’azienda di acquistare i pozzi idrici e non l’acqua per l’estate. In questo modo eviteremo le gravi carenze che in passato si sono registrate nei mesi caldi”.

Il vero neo, però, riguarda sempre le perdite in condotta, alcune delle quali vecchie di oltre 50 anni. E’ lì che si combatte la vera guerra della mancanza d’acqua in un determinato territorio. Gli studi rilevano che ancora oggi un abbondante 20% delle risorse idriche finisce col perdersi nel terreno. Per porre un freno a questo spreco enorme in tempi di magra molti acquedotti hanno avviato una serie di accorgimenti, finanziando il rifacimento di intere condotte e procedendo anche all’individuazione delle falle con l’ausilio della tecnologia. La guerra sarà ancora lunga e piena di grandi difficoltà per evitare lunghi periodi a secco. Ma la nuova strada maestra è stata tracciata e porta anche sin dove l’acqua c’è. Proprio nel nostro mare.

Intervista a Francesco Pintus, responsabile del dissalatore di Lipari

“Chi sostiene che i dissalatori, soprattutto quelli di ultima generazione, inquinano non sa di cosa sta parlando. Producono l’acqua di scarto che contiene una percentuale di salinità maggiore di quella prelevata, ma non contiene altri prodotti della lavorazione per la dissalazione. Inoltre vorrei precisare che ogni impianto deve sottostare a precise e ferree leggi di tutela ambientale rilasciate dagli organi preposti”. A Parlare così è Francesco Pintus, responsabile e capo impianto del dissalatore di Lipari che serve gran parte della popolazione della più grande delle Isole Eolie. Il responsabile spiega che con gli ultimi procedimenti di produzione, lo scarto di acqua non utilizzata nella potabilizzazione ha soltanto una percentuale salina maggiore rispetto all’acqua prelevata per usi potabili.

Quando è stato realizzato questo dissalatore?
“Nei primi degli anni Novanta. In un primo tempo la produzione di acqua potabile era limitata. Poi nel 2011 c’è stato un rimodernamento dell’impianto e il ministero dell’Ambiente ha indetto una gara per realizzare alcuni nuovi moduli, prevedendo anche di riconvertire il vecchio impianto da un sistema di dissalazione a termocompressione a un sistema ad osmosi inversa”.

Quanta acqua producete?
“In questo momento siamo assestati sui 4mila mc al giorno. Un fabbisogno che riesce a soddisfare quasi interamente la richiesta della popolazione, ma soltanto d’inverno e non nelle frazioni più lontane dal centro. In estate con questa configurazione non ce la facciamo e il Comune ricorre anche alle navi cisterna che servono anche le altre isole. Purtroppo questo impianto potrebbe produrre sino a 10mila mc al giorno, ma l’importante sarebbe concludere le opere che non sono state portate a termine per migliorare la produzione del sito”.

Questo impianto non è stato ultimato?
“Esattamente. Ci sono stati da quello che sappiamo problemi tra la società e la stazione appaltante che è la Regione siciliana e quindi le opere non sono state ultimate. Il progetto iniziale arrivava sino a una produzione pari a 10mila mc al giorno”.

Che differenza c’è tra produzione tramite termocompressione e osmosi?
“Soprattutto differenze di costi energetici. Con la termocompressione la produzione era troppo onerosa in materia di consumi energetici. Con la osmosi inversa i costi si sono notevolmente abbattuti”.

In cosa consiste l’osmosi inversa nei dissalatori?
“Si tratta di un principio che prevede la micro filtrazione dell’acqua di mare. Da un tot di mc di mare si recupera il 40% di acqua chiamata permeato, cioè acqua disponibile alla potabilizzazione. Il resto dell’acqua prelevata, circa il 60% viene rigettato in mare”.

Senza alcun danno ambientale?
“Il nostro refluo è composto essenzialmente da acqua di mare più salata perché recupera i sali di quel 40% di acqua di mare trasformata in potabile. Il nostro impatto ambientale è solo questo. Inoltre abbiamo tutte le autorizzazioni rilasciate dall’Autorità unica ambientale e le tabelle da rispettare”.

Lei ritiene quindi che l’acqua dissalata potrebbe essere una delle soluzioni per affrontare il periodo di siccità di oggi?
“Naturalmente. Inoltre anche dal punto di vista dei costi, se facciamo riferimento al rifornimento idrico delle isole, l’acqua portata con le cisterne ha senz’altro un costo maggiore rispetto a quella del dissalatore”.

Anche Vulcano ha un dissalatore.
“È stato realizzato da poco. Si tratta di un impianto di ultima generazione, perfettamente completato. Più piccolo di quello in funzione a Lipari. Sa qual è il problema che hanno i miei colleghi di Vulcano? Che l’impianto non può lavorare a pieno regime perché non c’è una forte richiesta e l’acqua desalinizzata rischia di restare nelle condotte”.

Lei sa com’è finita con l’impianto solare realizzato a Lipari a monte S. Angelo per abbattere i costi energetici del dissalatore? È stato ultimato ma non è mai entrato in funzione.
“Da quello che mi risulta l’impianto non è mai stato consegnato alla società dall’ente appaltante. Mi dicono che ormai è in malora e obsoleto. Un vero peccato, ma credo che a questo punto forse sarebbe meglio eliminarlo e rifare un impianto nuovo”.

Intervista a Fabio Fatuzzo, presidente della Sidra

Presidente Fabio Fatuzzo, qual è la situazione dell’approvvigionamento idrico a Catania in vista dell’estate?
“Non avremo problemi perché nel corso di questi ultimi anni abbiamo fatto una politica di incremento delle risorse, attraverso l’acquisto di altri pozzi idrici. Così anziché comprare ogni anno acqua per rifornire l’utenza nei periodi caldi, abbiamo deciso per tempo di comprare una volta per tutte i pozzi occorrenti al fabbisogno”.

In molte parti d’Italia c’è una crisi idrica senza precedenti. la Sicilia non si discosta da questo andamento?
“Non direi. Anzi rispetto al passato siamo in una situazione migliore anche per una serie di interventi effettuati. Certo abbiamo registrato sin dal giorno susseguente al terremoto di Fleri del 26 dicembre 2018, un abbassamento delle nostre falde. Probabilmente la scossa ha modificato la morfologia del sottosuolo, impoverendo alcune falde. Ma nonostante ciò, ripeto, non abbiamo grandi problemi e stiamo ancora cercando pozzi da acquistare”.

Allora sarà un’estate tranquilla?
“A fine aprile faremo una valutazione generale delle nostre risorse in vista della stagione calda e poi vedremo. Ma allo stato non si vedono grosse problematiche”.

Uno dei problemi maggiori riguarda le perdite in condotta…
“La Sidra ha ricevuto dei finanziamenti mirati proprio al ripristino di ampi tratti di condotte proprio per eliminare le perdite. Procederemo presto con i lavori e risparmieremo altra acqua”.

Attualmente quanta percentuale di perdite registrate?
“Non vorrei dare numeri a casaccio….”.

Sino a poco tempo fa si parlava di oltre il 20% di perdite e in alcuni tratti anche di più”.
“Le ripeto: non è facile fare una percentuale. Ma stiamo intervenendo laddove i danni sono maggiori”.

Lei meno di un anno fa aveva lanciato l’allarme per gli enormi costi dell’energia elettrica. Siete ancora in emergenza?
“Per fortuna no. Di recente abbiamo, tra l’altro, firmato un contratto con una impresa fornitrice di energia che è di gran lunga inferiore al mercato tutelato. Questa è una grande notizia soprattutto per i nostri clienti”.

Anche ad aprile abbiamo l’Etna piena di neve. Una buona notizia in questo periodo di siccità?
“La neve sul vulcano rappresenta una sicurezza per tutto il bacino servito, perché la neve si va sciogliendo poco a poco e finisce per incrementare le nostre falde senza perdersi in mare. Sono convinto che per fine aprile avremo buone notizie”.

Tag:

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017