Emergenza siccità in Sicilia, corsa contro emergenza sociale

Siccità, la Sicilia come il Marocco e l’Algeria: corsa contro l’emergenza sociale

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Siccità, la Sicilia come il Marocco e l’Algeria: corsa contro l’emergenza sociale

Mauro Seminara  |
domenica 11 Febbraio 2024

Stato di calamità naturale e siccità pari solo a Marocco e Algeria

La pioggia che in questo fine settimana ha raggiunto il suolo siciliano – pochi millimetri per quella che alle attuali previsioni meteorologiche risulta essere comunque una breve parentesi – altro non è che qualche goccia d’acqua nel deserto se, come sembra, non seguiranno ulteriori costanti precipitazioni. Potrebbe sembrare una forzata metafora, quella del deserto, ma secondo la relazione climatica esposta al tavolo dell’unità di crisi costituita dalla Regione Siciliana, l’isola è oggi in condizioni di emergenza al pari di regioni del Marocco e dell’Algeria. Unica, così gravemente colpita, in seno all’Unione europea.

L’intero settore agroalimentare siciliano è così ormai in ginocchio, e la siccità in Sicilia costituisce motivo di evidente diversità tra le esigenze di interventi, concreti ed improrogabili, in soccorso del cosiddetto movimento dei trattori siciliano in chiara distinzione, per criticità e necessità, rispetto ai colleghi europei. Mentre a Roma ed a Sanremo i trattori protestano per più che legittime ragioni, in Sicilia si corre contro il tempo per salvare la regione da gravi conseguenze sociali. Venerdì la giunta Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale. Passo ineludibile per poter porre in essere misure straordinarie richieste dagli imprenditori dell’agroalimentare e dall’emergenza climatica.

L’emergenza climatica in Sicilia

Insediata martedì l’unità di crisi della Regione Siciliana, l’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino aveva affermato che “questa crisi non è più solo un’emergenza climatica, ma anche sociale”. Di emergenza sociale ha parlato ieri con il Quotidiano di Sicilia anche il direttore generale del Dipartimento Agricoltura, Dario Cartabellotta, che nel descrivere la situazione ha usato un’espressione semplice quanto efficace: “siamo arrivati a febbraio e sembriamo essere in pieno mese di agosto”. Il nostro giornale ha potuto visionare la relazione climatica assunta dall’unità di crisi, nella quale si legge in premessa, nella descrizione della situazione climatica particolarmente “severa”, una condizione che, “a meno che non arriveranno abbondantissime precipitazioni primaverili, è destinata a peggiorare con conseguenze devastanti per tutta l’agricoltura siciliana, in primis gli allevamenti zootecnici, il grano duro e tutte le colture ortive e arboree (agrumi, fruttiferi, vite e olivo) che dovranno fare i conti con l’assenza di riserve idriche nel terreno, nei pozzi, nei laghetti aziendali e nelle dighe”.

Agroalimentare siciliano in ginocchio

Per la vendemmia dell’anno da poco trascorso, il dato sulla raccolta uve ha confermato il trend negativo con un calo medio regionale della produzione del 40 per cento. Ma all’interno di quello che il presidente Renato Schifani ha definito “settore chiave della nostra economia”, ci sono anche punti di eccellenza specifica talvolta particolarmente colpiti. Secondo la dichiarazione di raccolta uve 2023, infatti, il calo ha raggiunto anche punte del 70% in provincia di Trapani. Grave anche la situazione per i pregiati agrumi siciliani. Non piove e la temperatura è fin troppo alta rispetto alle medie stagionali. Catania, ad esempio, ha raggiunto il record di 23,9 gradi nel mese di gennaio appena trascorso. Ecco che le alte temperature unite alla drammatica carenza di precipitazioni hanno ridotto le pezzature degli agrumi siciliani ed aumentato conseguentemente i costi di produzione per via delle irrigazioni con le quali gli agricoltori tentano di compensare il clima.

Invasi vuoti, è emergenza idrica

I grafici, ed i dati, dell’Autorità di bacino siciliana mostrano un quadro impietoso. La diga Ancipa, gestita da Enel, ha un limite autorizzato pari a oltre trentamila metri cubi d’acqua. Al primo di ottobre, quindi sul finire dell’estate, se ne contavano all’interno poco oltre i sedicimila. A gennaio però il volume dell’invaso si attesta a circa diecimila metri cubi d’acqua. Così anche la diga Don Sturzo, drammaticamente sotto livello con poco oltre ventimila metri cubi a fronte di una capacità autorizzata pari a centomila. Analogo il trend delle dighe Santa Rosalia, Garcia, Fanaco, Poma e Trinità. La diga Pozzillo, che nell’anno idrologico 2018-2019 aveva superato la soglia di raccolta di novantamila metri cubi d’acqua, a gennaio di quest’anno ne contava meno di cinquemila. Con una nota del 5 febbraio, l’Amap, Azienda Municipalizzata Acquedotto Palermo, ha comunicato una riduzione pari al 35 per cento dell’approvvigionamento idrico per 47 comuni della provincia di Palermo. Ma in Sicilia i comuni sono 391, e le altre provincie non godono di maggiori risorse idriche.

Grafico dati invaso Diga Pozzillo

Una corsa contro il tempo per la Regione Siciliana

“Le mutate condizioni climatiche ci impongono di intervenire nell’immediato, ma anche di pianificare interventi strutturali con la collaborazione di tutti i rami dell’amministrazione coinvolti”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani martedì, all’insediamento dell’unità di crisi che, l’indomani, ha sentito anche le delegazioni dei diversi movimenti di trattori siciliani che si uniscono sotto la bandiera di “La Sicilia alza la voce”. Schifani, in quell’occasione, aveva affermato: “Siamo consapevoli del fatto che la maggior parte dei problemi che attanagliano il settore vanno risolte in sede europea”, aggiungendo che “pur tuttavia, siamo pronti a fare tutto il necessario per affiancare gli agricoltori e gli allevatori”. Il comparto è in crisi, e questa non arriva adesso dalla sola siccità.

Politiche europee generalizzate che non considerano le singole peculiarità territoriali hanno fiaccato il settore agroalimentare, ed in Sicilia l’elenco degli interventi richiesti per non far scomparire gli imprenditori agricoli è diventato lungo. Salvatore Cappadonia, imprenditore agricolo del comitato spontaneo delle Madonie e della bassa Valle del Torto, che mercoledì ha partecipato al tavolo presieduto dall’assessore Luca Sammartino, sentito dal Quotidiano di Sicilia, ha spiegato che il comparto non ha più margini di investimento e che i problemi ormai hanno raggiunto anche quel Durc che via Inps nega l’erogazione di contributi pubblici che forse aiuterebbero a salvare il salvabile.

Desertificazione Ramacca-Sigonella: il video

Unione europea contro Regione Siciliana

Gli interventi dell’Ue per andare incontro ai “trattori”, come il passo indietro sulla soglia del quattro per cento di terreni per seminativi da non utilizzare, poco risolvono per il settore in Italia, ancora meno in Sicilia. La regione vanta ad oggi, dato 2023, 330.000 ettari di agricoltura biologica. In Italia comunque il livello percentuale di coltivazioni biologiche ha già raggiunto il 19 per cento. Appena un passo dall’obiettivo europeo del 25 per cento entro il 2030. Il nemico nazionale sono quindi i prodotti coltivati mediante l’uso di fitofarmaci e l’attribuzione di valore di filiera, cui adesso si aggiunge per la Sicilia l’emergenza siccità. Secondo Cappadonia, gli imprenditori agricoli siciliani non hanno risorse economiche sufficienti per, ad esempio, dismettere il vecchio trattore per un modello meno inquinante. Far fronte a colture ed allevamenti senza precipitazioni e con costi di irrigazione elevati, ma allo stesso tempo razionati per via della situazione negli invasi, è quindi impensabile.

Le prime iniziative del governo regionale

L’aumento dei costi di produzione causati dal conflitto in Ucraina hanno gravato molto sul comparto, e per questi è stato assunto l’impegno a completare quanto prima i pagamenti dei contributi compensativi. Anche il pagamento dell’indennità compensativa per le aree montane e per quelle svantaggiate, rispettivamente con 40 e 10 milioni di euro, andranno su canale prioritario. Poi il nullaosta per il pagamento dell’indennità “Natura 2000”, per complessivi 25 milioni di euro, ed i saldi dell’agricoltura biologica 2023 a tutti gli agricoltori, cui era stato erogato solo un acconto. La Regione intende anche sedersi a discutere con l’Inps per trovare un punto d’incontro con i ritardi degli imprenditori che li vede non in regola con il Durc. Ma il punto cruciale è adesso, e soprattutto, l’emergenza climatica.

Se non dovesse piovere abbondantemente in primavera, la situazione sarà drammatica con gravissime ricadute sociali. Continuerà quindi l’attuazione del programma reti irrigue finanziate nel 2023, ma anche la realizzazione di 315 laghetti collinari e, “qualora sia necessario – spiegava una nota di Palazzo d’Orléans – aprire le dighe per ragioni di sicurezza idraulica” avvisando per tempo gli agricoltori per consentirgli di prelevare l’acqua e convogliarla nei propri laghetti. Un impegno difficile ma ineludibile per non far sparire l’imprenditoria agroalimentare dalla Sicilia e non far desertificare l’intera regione. Già questa settimana verranno messe in atto misure per mettere in sicurezza il comparto, anche con interventi di sostegno per i foraggi da allevamento. Ma per farlo servono fondi, e – ha dichiarato l’assessore Sammartino – “per questo in Conferenza Stato-Regioni ho avanzato la richiesta di regionalizzare le risorse e la gestione del rischio climatico per la programmazione 2023-2027”.

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