Simone Gatto, Raymo, “Prima imprenditrici di sé stesse, poi nel lavoro. Accontentarsi? Mai” - QdS

Simone Gatto, Raymo, “Prima imprenditrici di sé stesse, poi nel lavoro. Accontentarsi? Mai”

Patrizia Penna

Simone Gatto, Raymo, “Prima imprenditrici di sé stesse, poi nel lavoro. Accontentarsi? Mai”

sabato 26 Marzo 2022

La “filosofia” di Rovena Raymo e la storia dell’azienda Simone Gatto

Prima imprenditrici di sé stesse, poi nel mondo del lavoro. Accontentarsi? Mai!
È questa la “filosofia” di Rovena Raymo, responsabile commerciale della Simone Gatto, azienda messinese specializzata nella produzione di succhi naturali di agrumi, destinati al mercato della gelateria e delle bevande, e di oli essenziali destinati alla profumeria e agli aromi.

I tre punti fermi dell’azienda Simone Gatto

La politica aziendale ha dei punti fermi, fra i più importanti: qualità dei prodotti puri e naturali al 100% e di origine italiana, rispetto delle leggi nazionali ed europee sull’igiene e la sicurezza alimentare, utilizzo di risorse energetiche rinnovabili, rispetto per i dipendenti con le migliori condizioni di lavoro, forte impegno per la sostenibilità.

L’azienda Simone Gatto vanta una tradizione lunga quasi 100 anni ma la sua carta vincente non è solo la sua storia. Dietro il successo imprenditoriale c’è la forza di una donna (e della sua famiglia) che al Quotidiano di Sicilia ha voluto raccontare cosa significa essere imprenditrici in un Paese dove le pari opportunità sono rimaste una grande “incompiuta”.

Rovena, cosa significa essere imprenditrice oggi?
“Essere imprenditrice oggi significa avere il coraggio di inseguire i propri sogni e i propri obiettivi senza farsi influenzare dal giudizio degli altri e dalle difficoltà, nonostante oggi ce ne siano molte di più che in passato. Si deve partire con l’essere imprenditrici di se stesse nella vita privata prima di poter avere successo nel lavoro. Alla base di tutto questo pertanto coraggio, voglia, determinazione. Pensare in grande e non accontentarsi.Purtroppo rispetto ad altri paesi l’Italia è ancora molto indietro nel rispetto della donna e delle sue capacità imprenditoriali. Abbiamo molto da imparare”.

Nel mercato del lavoro siciliano le donne restano “comparse”: il 74% dei contratti è part-time. Cosa fare per invertire questa tendenza?
“Il problema della Sicilia non sono purtroppo soltanto i contratti part-time, ma proprio l’esistenza dei contratti la maggior parte delle volte! La nostra azienda nel suo piccolo aumenta ogni anno la percentuale di presenza femminile sia negli uffici che in fabbrica. Negli uffici addirittura su 16 impiegati 10 sono donne con ruoli sempre più importanti e di responsabilità”.

Lei è favorevole alle quote rosa?
“Certamente sono favorevole alle quote rosa. Le donne hanno ottima capacità organizzativa e sono multitasking. Hanno una sensibilità differente che può far affiorare meglio problematiche da affrontare che, sebbene all’apparenza banali, possono invece risultare ostacoli al normale svolgimento del lavoro”.
Oltre alla competenza e alle capacità, quali sono le “armi” per combattere gli stereotipi?
““Secondo me l’arma migliore per farsi valere è dimostrare con i fatti le proprie capacità. Le parole lasciano il tempo che trovano. Incassare i colpi (che arrivano sempre), tirare avanti in silenzio e portare i fatti a dimostrazione del proprio operato con umiltà. Le parole lasciano il tempo che trovano. Incassare i colpi (che arrivano sempre), tirare avanti in silenzio e portare i fatti a dimostrazione del proprio operato”.

Il fatto di essere donna ha mai rappresentato un ostacolo alla sua professione?

“Essere donna ha spesso rappresentato un ostacolo purtroppo. Ancora oggi dopo 22 anni di lavoro mi viene di tanto in tanto chiesto ‘posso parlare con il titolare?’. Però, superato l’attimo iniziale di rabbia, questo per me è stato sempre uno stimolo per dimostrare di più. Inoltre rispetto al passato incontro sempre più donne sul lavoro e ho scoperto quanto sia facile e piacevole instaurare un rapporto di collaborazione e complicità con loro. Il tanto lottare negli anni probabilmente ha fatto scattare in noi donne questo senso di fratellanza e solidarietà che in tanti altri ambiti fatica a decollare”.

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