Sono eterno finché morte non mi colga - QdS

Sono eterno finché morte non mi colga

Carlo Alberto Tregua

Sono eterno finché morte non mi colga

venerdì 18 Novembre 2022

Il non dimenticato umorista Marcello Marchesi soleva ripetere in modo fulminante: “Mi auguro che la morte mi colga, vivo”. Non sembra che vi sia alternativa.
Anche io mi faccio lo stesso augurio, pur pensando che, per contro, sia eterno, nel senso di progettare continuamente fino all’ultimo giorno in cui la salute mi assisterà.
Ecco la questione: mantenere sempre attivo il proprio cervello, che progetti in modo realizzabile e senza limiti di tempo.

Tutto ciò non per supponenza o per presunzione, bensì perché è necessario che ciascuno viva effettivamente e non lasci passare il tempo facendosi trascinare da esso.
Peraltro, vivere in modo costruttivo è anche divertente in un certo senso, perché il vedere realizzare i propri progetti restituisce un minimo di soddisfazione in quanto viene dimostrata la capacità di chi li mette in pratica.
Inoltre, bisogna essere consapevoli che nel corso della propria vita vi possono essere sconfitte anche pesanti.

Guardare con ottimismo al proprio futuro – progettando come se si dovesse vivere mille anni, ma pensando che si può morire dopo un minuto – è positivo. Non bisogna lasciarsi condizionare da chi, invece, vede la vita in modo negativo, si fa soverchiare dalle avversità, che non mancano, e pensa di essere sfortunato, che le contrarietà capitino tutte a lui o a lei: insomma, lo sfigato/a di natura.

C’è chi nasce pessimista e chi nasce ottimista, si potrebbe obiettare. Non crediamo che sia una questione di nascita, ma più probabilmente una questione che deriva dal patrimonio cromosomico. Ciò non toglie che ciascuno ci può mettere del proprio per capire come vivere, cioé in modo ottimistico o pessimistico.

Per capire, si dovrebbe leggere molto: letture serie, profonde e varie, oltre che attingere agli insegnamenti dei maestri di tutti i tempi, che ci indicano la strada della giustezza dei comportamenti, che partono dal rispetto verso il prossimo.
Se ci pensate, i Dieci Comandamenti potrebbero essere sostituiti da un solo precetto: rispetta gli altri meglio che te stesso/a.

L’amicizia è un sentimento meraviglioso quando è sincera e disinteressata. Bisogna però distinguere quella vera da quella falsa.
Ho sempre precisato a tanti miei conoscenti che sono amico e mai un cortigiano, né uno yes man, come invece siamo abituati a vedere un po’ dovunque anche nel settore politico, in quello burocratico o in quello istituzionale.
Il che deve aprire bene gli occhi a tutti coloro che pensano con la propria testa e non con quella degli altri, perché devono fuggire dalla cultura del favore.
Vi sono infatti i doveri e i diritti, che vengono dopo avere assolto i primi. Senza una visione chiara dei propri doveri, che comporta il rispetto per il prossimo, ognuno è tentato di chiudersi in una sorta di egoismo che gli fa diventare la propria vita oscura e priva di significato.
Una vecchia canzone era intitolata “Vivere per vivere”. Ecco, siamo in totale disaccordo con quel titolo perché al contrario bisogna vivere per fare e per fare bene.

Tutto quanto scriviamo non è semplice né facile perché bisogna impegnarsi a rispettare (anche in questo caso c’è il rispetto) questo dono che ci è stato dato per un periodo limitato, dall’attimo in cui vediamo la luce all’attimo in cui la luce si spegne. E per rispettare questo periodo limitato dobbiamo avere la voglia e la forza di agire e agire bene, costruendo per gli altri e per noi stessi, non stancandoci mai e continuando ad andare su questa strada fino all’ultimo momento possibile.
In questo quadro, è importante che ognuno abbia la consapevolezza di essere sufficiente per avere quanto gli serva e quindi non fare il parassita sulle spalle degli altri.
Solo chi ha la mente aperta per capire che il primo obiettivo è quello dell’autosufficienza, anche economica – a prescindere dai lasciti dei parenti – capisce che è un essere attivo, che onora la vita che gli è stata data.
Non tutti vedono il quadro che descriviamo, ma ognuno è libero di pensarla come crede.

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