Srr Catania Provincia Nord, CdA decaduto: cosa succede - QdS

Dietro il “terremoto” all’Srr Catania Nord: le dimissioni e il nodo dei debiti dei Comuni

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Dietro il “terremoto” all’Srr Catania Nord: le dimissioni e il nodo dei debiti dei Comuni

Simone Olivelli  |
mercoledì 17 Gennaio 2024

Due membri del CdA su tre si sono dimessi e nelle prossime settimane si prevedono importanti trattative politiche: il punto della situazione.

Più che una scossa a sorpresa, uno sciame sismico a magnitudo crescente. Sta accadendo qualcosa del genere all’interno della Srr Catania Provincia Nord, una delle tre autorità d’ambito in cui è ripartita la provincia etnea. Ne fanno parte una quindicina di Comuni, tra che si trovano attorno all’Etna e quelli situati lungo la fascia ionica fino ad Acireale, e nel giro di venti giorni si sono ritrovati senza un consiglio d’amministrazione. L’organo, infatti, è di fatto decaduto.

Il motivo sta nelle dimissioni di due dei tre componenti: dopo il passo indietro deciso dal presidente Nicola Russo, ieri è stato Francesco Sgroi, sindaco di Randazzo, a comunicare la propria uscita. “Per sopravvenuti e indifferibili impegni personali”, è la formula utilizzata nella lettera inviata agli uffici della Srr. Parole che non si discostano dalle motivazioni addotte, a fine anno, da Russo, ma che adesso ancora di più rendono verosimile l’ipotesi che dietro possa esserci dell’altro. L’effetto più immediato, intanto, sarà la decadenza del consiglio d’amministrazione, dove di fatto è rimasto soltanto Leo Cantarella, il sindaco di Giarre che rivestiva il ruolo di vicepresidente.

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Srr Catania Nord, cosa è successo: “Nessuno screzio”

Tra le prime cose che il primo cittadino di Randazzo, che soltanto qualche giorno fa al QdS aveva ragionato sui passi da compiere in vista della sostituzione di Nicola Russo, tiene a specificare è che la propria scelta non ha nulla a che vedere con presunti contrasti con Cantarella. Statuto alla mano, Sgroi e Cantarella avrebbero potuto cooptare il terzo componente e andare avanti fino alla prima seduta dell’assemblea dei soci: “Con il sindaco di Giarre non abbiamo avuto screzi, la mia è una scelta che faccio per motivi personali”, ribadisce Sgroi al telefono.

La posizione del primo cittadino randazzese – da mesi in attesa di conoscere se la Prefettura di Catania, in seguito agli accertamenti effettuati lo scorso anno, proporrà al Consiglio dei ministri lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose – è tuttavia più articolata. “Non mi sento di spendere il mio tempo per qualcosa che è fermo e mi auguro che queste dimissioni siano da stimolo per poter integrare un organo e farlo lavorare”, aggiunge Sgroi. Parole che hanno l’effetto di una stoccata nei confronti dell’unica altra persona che avrebbe potuto dare un impulso all’attività del consiglio d’amministrazione: Cantarella.

Cantarella: “Resto a disposizione”

Per due membri che si dimettono, ce n’è un terzo che si vedrà costretto a cedere la carica di vicepresidente della Srr. Il sindaco di Giarre, Leo Cantarella, al Qds fa eco a Sgroi ed esclude che ci siano stati dissapori con il collega di Randazzo. “Abbiamo sempre avuto buoni rapporti, credo che nella sua scelta abbiano inciso dei motivi personali”, dichiara Cantarella. Che poi si dice disponibile a tornare all’interno del consiglio d’amministrazione, nel caso in cui l’assemblea dei soci dovesse designarlo nuovamente: “Oggi (ieri, ndr) ho sentito il presidente del collegio sindacale, sarà lui a prendere in mano le redini della situazione convocando l’assemblea”.

“Dal canto mio – garantisce Cantarella – sono un uomo delle istituzioni e dunque disponibile a una rielezione”. Nel caso in cui il primo cittadino giarrese dovesse ritrovare fiducia tra i colleghi sindaci, è certo che ancora una volta per lui non ci sarà la presidenza. Il motivo sta nella legge Madia: “Essendo sindaco di un Comune con una popolazione superiore ai 15mila abitanti, non potrei rivestire quella carica”.

I debiti dei Comuni soci

Mentre le prossime settimane si prospettano particolarmente intense sul fronte delle trattative politiche che bisognerà tessere per arrivare all’individuazione di una nuova terna di amministratori, trapela qualche indiscrezione sui sottilissimi equilibri che hanno caratterizzato il breve periodo a guida Russo-Cantarella-Sgroi. Stando a quanto appreso dal Qds, infatti, tra i nodi che il consiglio d’amministrazione si è trovato ad affrontare nella prima seduta c’è stato quello del recupero crediti nei confronti dei soci debitori. Che altro non sono che i singoli Comuni. Si tratta di somme che, in proporzione alla popolazione e alle quote possedute all’interno della società, servono a finanziare le attività dell’ente; un tema, quello della capacità finanziaria delle Società di regolamentazione dei rifiuti, che negli ultimi anni in più parti della Sicilia è stato tirato in ballo per giustificare lo stato di inerzia di enti che, nel 2010, erano stati pensati per dare uno slancio sul fronte della pianificazione del ciclo dei rifiuti e che invece, tranne rari casi, hanno fin qui disatteso le aspettative.

La questione dei ritardi nei trasferimenti delle somme dai Comuni alla Srr è finita al primo punto di un’assemblea dei soci svoltasi sotto Natale. Una seduta in cui non sono mancate le tensioni tra chi avrebbe spinto per attivare le procedure necessarie a incamerare le cifre spettanti e chi invece avrebbe predicato più calma.

Tra i primi ci sarebbe stato proprio Nicola Russo. L’ormai ex presidente, stando a quanto ricostruito dal Qds, si sarebbe detto pronto a dare mandato ai legali, anche sulla scorta di una relazione finanziaria prodotta da un consulente che avrebbe messo in guarda dal rischio di non riuscire più a far fronte ai debiti contratti dalla Srr e, di conseguenza, al pericolo di portare la società in uno stato di insolvenza. Di avviso diverso, invece, sarebbero stati altri sindaci, tra cui Sgroi. Il primo cittadino di Randazzo avrebbe suggerito di evitare di percorrere strade ritenute “aggressive”, optando per una maggiore comprensione.

Alla fine la sintesi è stata trovata nell’invio di formali diffide ai Comuni morosi e, nel caso le stesse non dovessero sortire effetti, procedere con il recupero. Attività che, a questo punto, spetterebbe al prossimo consiglio d’amministrazione. Sempre che la volontà gestionale rimarrà la stessa.

Foto da Google Earth

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