Stop alla Sanità degli annunci, ora occorre passare ai fatti - QdS

Stop alla Sanità degli annunci, ora occorre passare ai fatti

redazione

Stop alla Sanità degli annunci, ora occorre passare ai fatti

venerdì 14 Giugno 2019

Da anni si susseguono vuoti proclami sulle nuove assunzioni per coprire le carenze di organico negli ospedali siciliani

La annuncite è quella forma patologica che colpisce solitamente personaggi politici di qualsiasi sesso ed età, anche se predilige gli uomini per ovvie ragioni di prevalenza numerica nel campione studiato. Per debellarla non serve ricorrere alla chirurgia (anche se a volte la tentazione è forte) e non va curata nemmeno con aspirina o antibiotici. Di solito, per venirne a capo basta un dosaggio minimo di buon senso con l’aggiunta di un pizzico di concretezza. In verità la annuncite più che vera e propria malattia, stricto senso, è più una consuetudine, un vezzo di una politica spesso a corto di fatti, ma per nulla parca di annunci più o meno enfatici.

Nella sanità italiana e in quella sicula in particolare, da anni assistiamo allo svuotamento degli ospedali di medici e infermieri soprattutto e ad ogni grido di allarme lanciato si assiste puntualmente ad una recrudescenza dell’endemica annuncite, in una gara di numeri malamente sparacchiati e di concorsi strombazzati i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Già nel 2010 l’allora assessore regionale della Salute del Governo Lombardo, Massimo Russo, annunciava un mini-sblocco delle assunzioni ed emanava in data 3 dicembre una Circolare indirizzata ai Direttori Generali nella quale certificava “manifeste carenze di organico” e autorizzava le mobilità regionali ed extraregionali nonché le procedure concorsuali per coprire i posti vacanti di medici e infermieri. Alla Circolare seguiva prontamente l’immancabile annuncio mediatico ma, a parte qualche rara eccezione relativa alla mobilità, non venne alla fine espletata alcuna procedura concorsuale e i posti rimasero vuoti o, solo in parte, ricoperti dai precari. Per non parlare dell’enfasi con cui venne comunicata la stabilizzazione degli ex-LSU, oltre 2000 soggetti, data per cosa fatta nel 2011 e concretizzatasi solo di recente e neanche completamente, come dimostrano le recenti proteste, con tanto di ricorso al Tar, dei dipendenti della Asp di Palermo.

Fu poi il turno di Lucia Borsellino ad essere colpita da annuncite. Era il 15 novembre 2014 quando l’Assessore della Salute del Governo Crocetta-Montante annunciava l’imminente sblocco dei concorsi per ben 3500 infermieri. Anche stavolta non se ne fece nulla e poi la Borsellino fu costretta a lasciare e andò via sbattendo la porta.

Il suo posto venne prese da Baldo Gucciardi che il 3 agosto del 2017 rilanciò annunciando a mezzo stampa il via libera a ben oltre 5.000 assunzioni, tra medici e infermieri, a tempo indeterminato nella Sanità pubblica. A quelle roboanti dichiarazioni non seguirono risultati concreti e la stagione dei concorsi non decollò mai.

E arriviamo ai giorni nostri. Sono passati i mesi, anzi gli anni, è cambiato il governo regionale e al timone della sanità siciliana oggi c’è Ruggero Razza, cui va ascritto il merito di avere finalmente portato a compimento l’annosa vicenda della stabilizzazione dei precari della sanità, attraverso l’applicazione del Decreto Madia. Ottimo, l’avevamo chiesto a gran voce per lungo tempo e finalmente si è fatto. Ma va ribadito, anche se si è già detto e scritto in tutte le salse, che la stabilizzazione non ha prodotto alcun incremento di personale negli ospedali pubblici siciliani, limitandosi a sanare quell’anomalia tutta italiana di un precariato creato dalla politica nazionale e che si trascinava ormai da oltre un decennio.

Riguardo alle “nuove” assunzioni anche Ruggero Razza sembra essere finora rimasto vittima di annuncite. Il 5 ottobre 2018 giunse il primo annuncio con la promessa dei 3700 posti da coprire, per meglio precisare che quasi 3.000 erano relative alle stabilizzazioni e solo 700 si riferivano a nuove assunzioni. Un numero ben più basso di quello promesso da Gucciardi con la linea del neo assessore improntata alla moderazione. In tempi più recenti altro annuncio di Razza, datato 8 aprile 2019, che stavolta parla di concorsi per 1700 posti a tempo indeterminato per infermieri e operatori sociosanitari. Nel frattempo, sono partite le procedure per mobilità e concorsi anche per i medici, almeno per alcune discipline (pronto soccorso e anestesia e rianimazione in testa) ma l’iter è lungo e ancora non si è vista nessuna assunzione o quasi (qualche piccola eccezione per le mobilità regionali nei posti dove sono presenti maggiori criticità).

Intanto la carenza di personale negli ospedali siciliani è diventata drammatica e in alcuni casi il Bandi di concorso a tempo determinato sono andati deserti. Certo, il problema del reperimento di medici specialisti è oramai diventato un problema nazionale ma la Sicilia, rispetto ad altre Regioni, sembra aver avuto finora un atteggiamento troppo attendista rispetto ad altri che, a dispetto anche delle normative, hanno cercato di porre rimedio all’incresciosa situazione diffusa ormai su tutto il territorio nazionale. Non vorremmo certamente ricorrere ai medici in pensione come fatto in Veneto oppure ai medici militari come accaduto in Molise, ma una soluzione rapida e concreta va comunque trovata. Si spera in un aiuto dal Decreto Calabria che è in fase di approvazione in Parlamento e che dovrebbe consentire una deroga temporanea alla mancanza di specializzazione, ma potrebbe non bastare.

Altre Regioni hanno messo mano al portafogli e finanziato alle proprie aziende le cosiddette prestazioni aggiuntive per fare rientrare al di fuori dell’orario di lavoro istituzionale i propri dipendenti che almeno piangerebbero con un occhio visti gli stipendi fermi da anni. Anche su questo tema abbiamo ascoltato l’ultimo annuncio dei giorni scorsi ma non si ha ancora contezza sulle risorse economiche messe in campo dalla Regione.

Oltre alla questione delle assunzioni vorremmo aggiungere la vicenda delle nomine dei Direttori Sanitari e Amministrativi, indispensabili figure che andranno, primo o poi, a completare il management delle aziende sanitarie, ma che finora tardano ad arrivare. D’accordo ci sono state le elezioni europee, anche se qualcuno direbbe “che ci azzeccano le elezioni con le nomine?”, ma non siamo mica nati ieri. Si prospetta anche un rimpasto di Governo regionale e anche questo lo mettiamo in conto. Ma non si può continuare a trascinare alle calende greche una vicenda che sembra diventata un’autentica barzelletta su cui però non c’è proprio nulla da ridere. Confidiamo che il recente annuncio di Razza dell’ultimatum impartito ai Direttori Generali di procedere con queste nomine entro il 18 giugno prossimo porti finalmente a compimento in tempi rapidi almeno questa storia.

In definitiva, pur non potendo ancora esprimere una valutazione definitiva sull’operato di Razza, che almeno in apparenza sembra impegnato nello sblocco della situazione, ci sentiamo tuttavia di rivolgere l’invito all’assessore catanese di non cedere anche lui alla solita vecchia annuncite. Non ne abbiamo sicuramente bisogno e non ne avvertiamo la necessità. Non vogliamo rassegnarci all’ineluttabile impossibilità del cambiamento. Siamo certi che almeno un po’ di coraggio e di concretezza dovrebbe contraddistinguere almeno le nuove leve della politica. Dia l’assessore un segno di discontinuità col passato e dimostri coi fatti che la politica degli annunci è davvero giunta al capolinea.


Giuseppe Riccardo Spampinato, Segretario regionale Cimo Sicilia
Inaugurata a Catania la nuova sede della Federazione regionale di Cimo

CATANIA – Il 24 maggio scorso si è svolta l’inaugurazione della nuova sede della Federazione regionale Cimo della Sicilia, sita a Catania in piazza Vincenzo Lanza, al civico n° 3. La segreteria, curata dall’efficientissima signora Agata Anastasi, sarà aperta da lunedi a venerdi la mattina dalle 9 alle 12 e nel pomeriggio dalle 16 alle 18. Nei locali della sede, oltre agli Uffici del Segretario regionale Cimo e della Speme (Società per la promozione dell’educazione medica) è presente un’accogliente Sala riunioni dove si svolgeranno le sedute del Consiglio regionale.

Durante l’inaugurazione ha avuto luogo l’intervento in video-conferenza del Presidente nazionale, Guido Quici, reduce dall’ennesimo incontro all’Aran per la trattativa sul rinnovo del Ccnl, che quindi avuto la possibilità di illustrare al Consiglio regionale della Sicilia lo stato di avanzamento della trattativa che stenta ancora a decollare sia per le esigue risorse economiche poste sul piatto dalle Regioni che per le proposte sulla parte normativa ritenute dalla delegazione Cimo Fesmed peggiorative rispetto al precedente Contratto e pertanto bollate come irricevibili, in primis l’accorpamento dei Fondi Contrattuali con le altre della Dirigenza non medica che si ripercuoterebbe negativamente anche sull’aspetto economico.

Il presidente Quici ha fornito i primi dati, ufficiosi e ancora tutti da verificare, sui prospettati incrementi contrattuali che dovrebbero arrivare qualora si giungesse alla firma di un Ccnl bloccato ormai da quasi 10 anni. L’aumento lordo medio a regime nel 2019 dovrebbe attestarsi attorno ai 260 euro, risultato attenibile con un incremento progressivo dal 2016 a 2018 e quindi con scarse ricadute sulla voce arretrati che non dovrebbero superare in media i 2.900 € lordi in totale. Dopo 10 anni senza contratto le aspettative erano certamente maggiori e la battaglia di Cimo in tal senso prosegue. D’altro canto, la situazione economica contingente dell’intero Paese non lascia presagire niente di più di quanto finora faticosamente attenuto in un anno e mezzo di confronto spesso dai toni aspri.


Giuseppe Bonsignore, Responsabile Comunicazione Cimo Sicilia
Sottoscritto accordo tra Cimo e Bpm

Il Presidente nazionale di Cimo, Guido Quici, ha sottoscritto una convenzione con Banca popolare di Milano per l’anticipazione del Tfs (trattamento di fine servizio) con cessione del credito all’Istituto bancario. In tal modo gli iscritti Cimo già in quiescenza e che andranno in pensione tra poco non dovranno attendere anni per ricevere la “liquidazione” dall’Inps ma potranno goderne in tempi molti più brevi a fronte di un costo molto contenuto, pari al 1% della somma erogata. Sarà necessario aprire un conto Corrente presso Bpm a zero spese per attivare il finanziamento che avrà una durata massima di 54 mesi. Il pensionato iscritto Cimo dovrà richiedere all’Inps la quantificazione del Tfs ai fini della cessione con l’indicazione dell’importo complessivo e delle singole tranches. Sarà necessario recarsi presso il Banco Bpm di piazza Montecitorio in Roma e presentare la documentazione richiesta dall’Istituto di credito (documento di identità, codice fiscale, copia della dichiarazione dei reddito, ultimi due cedolini di pensione, attestato di iscrizione in corso a Cimo). Quest’ultimo potrà essere richiesto alla segreteria nazionale, chiamando lo 0669549200 oppure scrivendo a sede.nazionale@cimomedici.it
G.B.

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