Contributi all’editoria, la Consulta: “Mancano criteri certi” - QdS

Contributi all’editoria, la Consulta: “Mancano criteri certi”

Raffaella Pessina

Contributi all’editoria, la Consulta: “Mancano criteri certi”

venerdì 26 Luglio 2019

Inammissibile la questione di costituzionalità, caso sollevato da società editrice del QdS. “Incoerenza interna”, tuttavia, resta al governo il potere di determinarne la misura

ROMA – “Non è ragionevole la mancanza di criteri certi e obiettivi” per stabilire la misura dei contributi all’editoria, ma resta al governo il potere di determinarne la misura. È quanto ha stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza n. 206 depositata ieri (relatore Giancarlo Coraggio), con la quale ha dichiarato inammissibile la questione di costituzionalità della disciplina sulla corresponsione dei contributi all’editoria, sollevata dal Tribunale ordinario di Catania.

Il caso era stato sollevato da Ediservice Srl, società editrice del Quotidiano di Sicilia, che si era vista dimezzare il suo contributo per l’anno 2013. Il Tribunale aveva deciso di rimettere la norma che disciplina i contributi all’editoria davanti alla Consulta. La Corte, pur ritenendo censurabile, come prospettato dal giudice, affidare all’autorità governativa, senza la fissazione di criteri certi e obiettivi, la determinazione delle disponibilità finanziarie da destinare complessivamente all’erogazione dei contributi all’editoria, ha dovuto prendere atto dell’impossibilità di sostituire o integrare la disciplina in questione, riservata alla discrezionalità del legislatore. Di qui la decisione di dichiarare inammissibile la questione.

Il Tribunale nel ricorso aveva rilevato che “L’iniziale capienza degli stanziamenti (dl n. 112 del 2008), non aveva fatto emergere le “criticità” che si erano poi palesate a partire dal 2011, in ragione della riduzione degli stessi, poi disposta con determinazioni della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonostante il ruolo fondamentale nel sistema democratico del sostegno all’editoria. Inoltre, poiché l’erogazione del contributo interviene dopo la chiusura del bilancio annuale delle imprese editrici, una corresponsione dello stesso in misura minore rispetto alle aspettative reca pregiudizio alle stesse”.

La Corte dal canto suo ha sottolineato come “Le imprese editrici, da un lato, sono destinatarie di norme che le vedono come titolari di diritti rispetto all’allocazione delle risorse in questione; dall’altro, sono esposte al rischio di un parziale o addirittura totale taglio delle risorse stesse. Il sistema è dunque affetto da una incoerenza interna, dovuta a scelte normative che prima creano aspettative e poi autorizzano a negarle. È allora evidente che in un settore come quello in esame, caratterizzato dalla presenza di un diritto fondamentale, vi è l’esigenza che il quadro normativo sia ricondotto a trasparenza e chiarezza, e in particolare che l’attribuzione delle risorse risponda a criteri certi e obiettivi”.

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