Idroponica in agricoltura accresce valore aggiunto - QdS

Idroponica in agricoltura accresce valore aggiunto

Carlo Alberto Tregua

Idroponica in agricoltura accresce valore aggiunto

mercoledì 13 Novembre 2019

Cos’è l’idroponica? Una innovativa forma di coltura agricola con acqua ma senza terra, al chiuso.
Le piante crescono su un substrato di torba o lana di roccia,fibra di cocco, perlite o un mix di questi materiali, dentro vasi, vaschette, canalette o sacchetti.Oppure nell’acqua da cui assorbono i macronutrienti che assorbirebbero nella terra: azoto, fosforo, potassio, calcio e magnesio, oltre a microelementi come ferro, manganese e molibdeno (…).
Questa coltura non soffre gli agenti atmosferici perché è protetta e quindi i prodotti sono sicuri oltre che omogenei, di bella presenza e di buon sapore, nutrienti, con le stesse calorie degli altri prodotti agricoli coltivati in terra aperta.
In più non vengono impiegati fitofarmaci, non hanno residui di sostanze inquinanti o nichel. Viene usata pochissima acqua, spesso piovana e l’energia usata è quella rinnovabile. Si tratta di una coltura innovativa poco diffusa in Sicilia. Vorremmo avere notizie in merito da qualcuno.

Secondo i coltivatori di agricoltura idroponica le piante sono più produttive, non danno residui di agrifarmaci, respingono muffe e parassiti che si combattono grazie a insetti antagonisti naturali come l’Adalia Bipunctada, una coccinella; gli insetti utili sono prodotti da aziende specializzate.
Il banco di fertirrigazione è computerizzato e serve per impostare la distribuzione di acqua e di nutrienti.
Si possono coltivare pomodori, peperoni, cetrioli, fragole, basilico, lattughe, melanzane, zucchine, meloni.
Questa produzione innovativa è ancora poco diffusa in Italia e ancor meno in Sicilia. Vi sono intorno a 6.000 ettari di colture fuori suolo contro il doppio nei Paesi Bassi che sono stati apripista. In Sicilia vengono stimati circa 1.000 ettari, come riportato nell’inchiesta all’interno del giornale.
L’investimento viene stimato fra 50 e 100 euro al metro quadrato. Bisogna partire da una misura base di almeno 10.000 metri quadrati. Ovviamente più aumenta la dimensione coltivata e più diminuiscono i costi per metro quadrato in quanto si riescono a fare economie di scala.
Come tutte le attività anche questa, prima di iniziare, deve essere sottoposta al vaglio del mercato, cioè intraprendere interlocuzioni con chi poi dovrebbe comprare i prodotti. Solo saldando offerta e domanda si può cominciare questa nuova attività che presenta pochi rischi, se i prodotti sono contrattualizzati.
Vi è da aggiungere che la coltivazione idroponica deve essere realizzata con opportune misure delle serre, per la corretta gestione del clima interno, mentre per l’acqua è possibile recuperare e usare quella piovana.
Le serre vanno riscaldate. L’energia usata può utilizzare la biomassa anche derivante dal prodotto dell’azienda oltre che residui di boschi. Si possono anche utilizzare pale eoliche e pannelli solari.
Per quanto riguarda la ventilazione, se la serra è ben progettata può essere utilizzata quella naturale oppure, quando vi sono molte piante, si può immettere CO2 che è uno scarto della combustione del metano usato per impianti di riscaldamento.

Le serre devono essere illuminate, anche 18/20 ore su 24 mediante luci a led a basso consumo e ad elevato numero di lumen.
Ovviamente tutte le componenti della produzione devono essere equilibrate e compatibili anche col conto economico.
Da questa breve descrizione si può intravedere la possibilità tecnologica di sviluppo dell’agricoltura e farebbero bene gli agricoltori siciliani a prenderla in esame perché i prodotti agricoli conseguenti sono fortemente competitivi con quelli tradizionali sia per qualità che per prezzo.
Addirittura vi è qualche produttore nel Lazio che ha messo come oggetto il luppolo per i birrifici e sta andando molto bene, sempre in base all’abbinato connubio fra qualità e prezzo.
Nella materia sono ben viste le start up che possono ottenere finanziamenti e contributi da Invitalia e non solo.
Occhio alle innovazioni perché chi resta indietro viene messo fuori mercato.

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