Quando di Sanità si muore. Maxi risarcimento a Sciacca - QdS

Quando di Sanità si muore. Maxi risarcimento a Sciacca

Patrizia Penna

Quando di Sanità si muore. Maxi risarcimento a Sciacca

martedì 25 Settembre 2012

Palagiano, Commissione Errori Sanitari: “Partita indagine sul rischio clinico nei diversi contesti sanitari”. 4,5 mln alla famiglia di una donna morta durante il parto insieme alla figlioletta

PALERMO – Morì di parto insieme alla figlioletta ed a venti anni dalla tragedia i familiari hanno adesso ottenuto un maxi risarcimento di 4,5 milioni di euro. Il tribunale di Sciacca ha infatti condannato l’Azienda provinciale di Agrigento a pagare la somma al marito della vittima, Andrea Bellanca, padre di tre figli.
I fatti risalgono all’agosto del 1992. La piccola morì nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Sciacca.
Mentre la madre, Maria Spena, colpita da un’improvvisa emorragia, perse la vita successivamente presso la Rianimazione di Villa Sofia, a Palermo, dove era stata trasferita in elisoccorso.
Al processo penale, fu accertata l’imperizia dei sanitari”, finiti sotto accusa per omicidio colposo. E adesso è arrivata la sentenza della causa civile, una sentenza alla quale potrebbero farne seguito molte altre.
Sul fatto che giustizia è stata fatta ci sarebbe molto da dire poiché il risarcimento da 4,5 milioni non servirà a restituire questa donna e la piccolina ai suoi cari, né tanto meno lenirà il dolore.
Qualche mese fa, Paolo Arbarello, presidente della Società Italiana di Medicina legale e delle assicurazioni (Simla), aveva dichiarato che sono circa 40 mila ogni anno, le denunce penali a carico di medici ed ospedali. “In Italia c’è un incremento di denunce ma il 90% di esse si conclude con assoluzioni o archiviazioni”.
Arbarello aveva lanciato un altro allarme: “Ormai le compagnie di assicurazione non coprono più né gli ospedali né i medici”.
Dal canto suo, la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli Errori Sanitari, presieduta da Antonio Palagiano, non è rimasta con le mani in mano ed ha avviato un’indagine sul rischio clinico e sulla capacità risarcitoria delle Asl di tutto il territorio nazionale.
La Commissione è infatti in procinto di inviare a tutti i presidenti delle Regioni questionari specifici allo scopo di delineare l’attuale situazione assicurativa delle aziende sanitarie e verificarne l’effettiva capacità di sostenere il risarcimento del cittadino, in caso di procedimenti per eventi avversi conclusi con una condanna.
“Visti i prezzi delle polizze, ormai carissime – spiega il presidente Antonio Palagiano – molte Asl tagliano le assicurazioni, così la vittima di errore corre il rischio di non essere risarcita e il medico di andare di andare in rovina. Una situazione che ha come necessaria conseguenza l’esplosione della medicina difensiva, una tendenza che aumenta ingiustificatamente le spese della sanità pubblica e può rivelarsi dannosa anche per la salute dei pazienti”.
Per strutturare organicamente il lavoro, ci spiegano dalla Commissione, nei questionari inviati è stato inoltre richiesto di indicare il numero di posti letto accreditati nelle singole aziende e quelli effettivi, oltre al numero dei dipendenti medici, in modo da restituire un’immagine fedele dell’organico e della capacità di assistenza delle aziende. Ma, ancor più importante, l’indagine predisposta, servirà per avere un quadro dettagliato della situazione per quanto riguarda il numero di richieste di risarcimento inoltrate e gli importi pagati, in modo da consegnare al Parlamento una fotografia empirica, basata su reali dati, di quello che viene definito dagli esperti in materia, il rischio clinico nei diversi contesti sanitari.
“Individueremo, regione per regione, quanti cittadini hanno sporto denuncia per presunti danni alla salute provocati da personale medico e paramedico, per poi confrontare questo dato con gli importi effettivamente liquidati”, prosegue Palagiano. “Questo aiuterà a capire l’andamento degli eventi avversi collegati a malpractice, ma anche, l’eventuale abuso dello strumento della denuncia da parte dei cittadini. Un aspetto, quest’ultimo, emerso anche dai dati raccolti nell’ambito della inchiesta sui Punti nascita condotta dalla Commissione che presiedo. Dall’analisi degli esiti dei processi a carico di medici, emerge infatti che solo il 98,1% dei procedimenti per lesioni colpose e solo il 99,1% dei procedimenti per omicidio colposo, si conclude con una condanna”.
Abbiamo chiesto al presidente Palagiano un commento alla vicenda di Sciacca: “In questo caso, come in tanti altri, il risarcimento per colpa medica avviene a distanza di vent’anni. Lo trovo veramente scandaloso: qualsiasi azione risarcitoria, per esser definita tale, deve avere tempi certi e rapidi. Prendiamo ad esempio il caso di un bimbo che, in seguito a problemi dovuti al parto, magari un cesareo ritardato, avesse subito danni gravi che ne causassero l’invalidità totale: come possiamo pensare che gli venga riconosciuto il diritto ad un’assistenza h24 quando il è già adulto? chi si prenderà in carico tali gravose spese durante tutti questi anni, tanto più ora che non viene più finanziato il fondo per la non autosufficienza? Così l’assistenza adeguata diventa prerogativa di chi nasce ricco. C’è poi un altro aspetto, e riguarda il lato prettamente assicurativo. Non è pensabile che un medico che si assicura per un massimale di 3 milioni di euro (spendendo cifre esorbitanti) possa cadere in rovina al momento della sentenza definitiva. Cosa saranno tra venti anni questi 3 milioni di euro? Probabilmente non copriranno neanche la metà dei danni e i sanitari si trovano dunque a pagare polizze costosissime ma inefficaci, se i processi durano cosi tanto.
Non è pensabile che un medico che si assicura per un massimale di 3 milioni di euro (spendendo cifre esorbitanti) possa cadere in rovina al momento della sentenza definitiva. A rischio più che l’esercizio delle professione è l’esercizio corretto della professione e il conseguente rapporto di fiducia medico-paziente. La soluzione per rendere il medico più tranquillo nell’esercitare la propria professione e, al contempo, assicurare al cittadino l’effettiva possibilità di vedersi rimborsato nel caso di cause giudiziarie vinte, è quella di rendere obbligatoria l’assicurazione medica per le strutture sanitarie, molte delle quali oggi non possono permettersela, a causa degli inaccessibili costi delle polizze. Per far luce in questo settore, la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari regionali ha inviato ai presidenti delle Regioni di tutta Italia, dei questionari specifici per tracciare una mappatura sulla situazione assicurativa di tutte le aziende sanitarie. Con soddisfazione posso dire che l’indagine sta procedendo rapidamente, molto più del previsto e la risposta delle strutture è in generale solerte e precisa”.

Patrizia Penna
Twitter: @PatriziaPenna

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