Bici elettriche, Firenze e Catania un abisso - QdS

Bici elettriche, Firenze e Catania un abisso

Adriano Agatino Zuccaro

Bici elettriche, Firenze e Catania un abisso

sabato 23 Novembre 2013

Senza targa, casco ed assicurazione: la convenzione con l’Aci Fi potrebbe estendersi in tutto il Paese

CATANIA – Immaginate per un attimo Roberto Benigni nel suo capolavoro “La vita è bella” in sella alla sua bicicletta anni ’40, trasponete quei fotogrammi al 2013 e pensate all’attore su una bicicletta elettrica o meglio a pedalata assistita. Che tipo di immagine ha preso forma nella vostra testa? Probabilmente quella di una normalissima bici con un piccolo “motore” vicino ai pedali, altri invece avranno pensato a quei piccoli “scooter” con agganciati degli “inconsueti pedali”.
 
A prescindere dalla “forma esteriore” che possano assumere tali veicoli (ininfluenti per il codice della strada purché non superino 1,30 m di larghezza, 3 m di lunghezza e 2,20 m di altezza) resta un fatto che ha dell’incredibile: Benigni potrebbe oggi circolare nella sua amata Firenze con la bici di nuova generazione mentre a Catania correrebbe qualche rischio.
A Firenze la Selfaip srl vende (tra gli altri), con tanto di 20% di sconto sul prezzo di listino per i soci Aci, uno Scooter elettrico a pedalata assistita modello Ctdp73Zwg. Lo scooter viene venduto dando la possibilità all’acquirente di non indossare il casco, non esibire una targa e soprattutto non ci sono obblighi di stipulare una polizza assicurativa (foto).
La segreteria del direttore dell’Aci di Firenze ci ha inviato della documentazione che “può servire a chiarire quali sono le caratteristiche tecniche necessarie per considerare un veicolo ‘bicicletta a pedalata assistita’ e quindi assimilata del tutto al velocipede secondo l’articolo 50 del Codice della strada, come confermato – ci ribadiscono dall’Aci – dalla Polizia Municipale di Firenze” ribadendo, dunque, la possibilità per il mezzo di circolare senza incorrere in spiacevoli problemi con la Polizia municipale.
Situazione diametralmente opposta in quella che una volta veniva chiamata la “Milano del Sud” in cui si assiste a un teatrino inedito fatto di sentenze e ricorsi su una vicenda che ha per protagonista indiscussa un’altra bicicletta “verde” con qualche ritocchino.
Il mezzo incriminato è commercializzato da un’altra società: la Zenith Project srl (oggi Ecoenergia srl). Alcuni di questi modelli tra gli accessori e optional hanno un “modulatore” ossia una leva (da alcuni considerata un acceleratore, assente invece nei mezzi della Selfaip srl) che permetterebbe alla bicicletta di muoversi indipendentemente dalla pedalata.
Che problema c’è? Verrebbe da chiedersi; ma il problema c’è, e lo sanno bene i cittadini che in seguito a controlli della Polizia municipale di Catania hanno il proprio mezzo sotto sequestro.
Le vicende giudiziarie vanno avanti e contemporaneamente l’amministratore delegato della Selfaip srl sta provvedendo ad estendere la convenzione con l’Aci a livello nazionale e il direttore dell’Aci di Catania si è detto disponibile a valutare la partnership commerciale con la società. Tradotto: se il mezzo della Selfaip ha già avuto lo sta bene da un ente pubblico (qual è l’Aci) per circolare a Firenze, per quale ragione non dovrebbe poter circolare (con gli stessi vantaggi concessi nella città toscana) a Catania? Tantissimi catanesi, fino ad oggi in attesa di maggiori delucidazioni sulla bicicletta elettrica, potrebbero “liberare” la città da diversi inquinanti ed “ingombranti” autoveicoli cavalcando l’ondata verde che, nonostante corsi e ricorsi, sta proseguendo anche a Catania.
 

 
L’intricata vicenda catanese. Tra corsi e ricorsi: ecco i pareri
 
CATANIA – La Ecoenergia resta in attesa di leggere, in una sentenza, la parola fine su l’intricata vicenda che la riguarda. Intanto, proviamo a capirci qualcosa e vediamo cosa dice il Codice della strada (approvato con D.Lgs. 30.04.1992, n. 285) sui velocipedi: “I velocipedi sono i veicoli con due ruote o più ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o di analoghi dispositivi, azionati dalle persone che si trovano sul veicolo; sono altresì considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW la cui alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare”.
Secondo la Polizia municipale di Catania “la condizione indispensabile affinché si possa parlare di bicicletta elettrica a pedalata assistita è che il veicolo si muova esclusivamente azionando i pedali, anche nel caso in cui esista un motore ausiliario che faciliti la pedalata, purché questo non si sostituisca completamente alla propulsione muscolare dell’utente”.
La segreteria del comandante, da noi contattata, prosegue scrivendo: “Il personale del Corpo Polizia municipale di Catania ha rilevato (come altri agenti di Polizia stradale in diverse parti del territorio nazionale) la circolazione di veicoli che avanzavano tramite l’azione di un acceleratore, senza che il conducente agisse sui pedali e, pertanto, ha provveduto alla contestuale verbalizzazione. Da ultimo, in data 4.09.2013, al fine di impedire la commercializzazione di prodotti irregolari, è stata condotta una operazione che ha portato all’esecuzione di un sequestro penale preventivo di n. 7 veicoli elettrici, per accertarne la rispondenza alle caratteristiche tecniche dei velocipedi e la configurazione di eventuali reati attinenti la fabbricazione e/o la vendita. Il sequestro è stato convalidato dalla Procura della Repubblica di Catania”.
La risposta della Ecoenergia srl non tarda ad arrivare, attraverso una perizia tecnica in cui si scrive: “La propulsione impressa sul pedale proviene da una volontà, quella del ciclista, e dalla conseguente azione muscolare mediante i muscoli delle sue gambe. Altrettanto un analogo dispositivo, quale una leva, è azionata o meno a volontà del ciclista mediante la conseguente azione del suo braccio”. E aggiunge: nella direttiva europea 2002/24CE, recepita in Italia con decreto del 31/01/2001, non vi è una norma che precluda l’installazione, sul manubrio del velocipede, di leve o analoghi dispositivi in grado di favorire l’accelerazione o la decelerazione e il nostro Paese deve attenersi alle norme comunitarie. Cambiano i giudici di pace e cambiano le interpretazioni alle norme, passerà del tempo ma è alla magistratura che spetta l’ardua sentenza.

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