Finalmente qualcuno si accorge dell’oro verde dei boschi siciliani - QdS

Finalmente qualcuno si accorge dell’oro verde dei boschi siciliani

Rosario Battiato

Finalmente qualcuno si accorge dell’oro verde dei boschi siciliani

giovedì 16 Gennaio 2014

All’Ars muove i primi passi una proposta per mettere a reddito il legname dei boschi demaniali. Una ricchezza nascosta per industria del legno e produzione energetica

PALERMO – Anche la Sicilia, con colpevole ritardo, pare accorgersi che i suoi boschi non rappresentano soltanto un sacrario da preservare o un’arena polemica da utilizzare per la lunga e ininterrotta vicenda che riguarda il futuro degli oltre 25mila forestali. Nei boschi dell’Isola, infatti, c’è un tesoro nascosto in termini energetici e industriali. La nuova era per il patrimonio boschivo potrebbe essere inaugurata già da quest’anno grazie alla proposta presentata dal gruppo Pd all’Ars per mettere a reddito la legna proveniente dai boschi demaniali. Tuttavia quest’azione dovrebbe rappresentare soltanto il primo passo per gestire adeguatamente l’immenso potenziale dei nostri boschi.
Un disegno di legge per fare in modo che la legna proveniente dai boschi demaniali, fino ad ora inutilizzata o sottoutilizzata “sia adesso destinata alla produzione energetica e quindi sarà venduta”. Lo hanno spiegato il presidente del gruppo Pd Baldo Gucciardi e i parlamentari Giovanni Panepinto e Mariella Maggio, promotori degli emendamenti che sono stati accolti dal governo. Diverse le misure che potrebbero essere prese in considerazione. “Proporremo ad esempio – hanno aggiunto – che i terreni dell’Azienda foreste non ancora boscati, potranno essere piantumati con alberi a crescita rapida. Ma soprattutto predisporremo norme che ci aggancino alle nuove opportunità messe in campo dal ‘Covenant of Mayors’, il patto dei sindaci per l’Energia, e utilizzare al meglio la produzione di legna ai fini energetici per creare economia e lavoro”.
La Sicilia avrebbe molto di più da spendere. I calcoli li aveva fatti proprio il QdS in diverse inchieste pubblicate nei mesi scorsi. Considerando una base di partenza che vede in Sicilia (dati Gestore dei servizi energetici) appena 34 impianti a bioenergie per 53,9 MW di potenza installata e uno zero netto in materia di produzione dalle biomassa, possiamo tranquillamente scrivere che sottostimare più di così il nostro patrimonio boschivo sarebbe veramente impossibile. Secondo studi Enea e del ministero dell’Agricoltura ci sarebbero a disposizione del comparto energetico isolano 731,97 Kton dalle paglie (unità di energia che equivale a 4.184 1012 J), 597 dai residui di potature, 186 dalle sanse e dalla vinaccia, 25,58 dal totale delle foreste e 210 (milioni di metri cubi) dal biogas.
I risultati sul prelievo siciliano, invece, sono pessimi. Secondo l’ultimo rapporto dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio in Sicilia, dati aggiornati al 2005, ci sarebbe una superficie boschiva pari 388 mila ettari, anche se l’aggiornamento più recente ha evidenziato una nuova mappatura dei boschi regionali per 510 mila ettari, cioè pari al 20% della superficie totale regionale. Un risultato confermato dall’Inventario Forestale Regionale della Sicilia (I.F.R.S.) secondo le definizioni di “bosco” e “altre aree boscate” della F.A.O., che estende la superficie per 512.121 ettari. A fronte di questo patrimonio consistente esiste un prelievo irrisorio (dati Istat 2011) pari a circa 35 mila metri cubi (13 mila per uso energetico).
 
Un valore infinitesimale a fronte di una disponibilità teorica dell’80% stimata in circa 2 milioni di metri cubi. Anche questo potrebbe diventare l’oro di Sicilia grazie a un piano equilibrato che non affligga e riduca le numerose funzionalità, anche in chiave di assetto idrogeologico, dei nostri boschi.

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