Raccolta di dati generali e indagini specifiche - QdS

Raccolta di dati generali e indagini specifiche

Raccolta di dati generali e indagini specifiche

martedì 01 Dicembre 2009

Forum con Francesca Abate, direttore Ufficio regionale Istat Sicilia

PALERMO – Che funzione ha il vostro ufficio?
“L’Ufficio regionale è un ente di ricerca pubblico e rappresenta per il cittadino una sorta di anello di congiunzione tra l’Istat e il territorio, facilitando il legame con la collettività, con i vari rispondenti e soprattutto con le istituzioni. Noi partecipiamo a momenti importanti della raccolta di dati a livello territoriale, riferiti ad alcune indagini specifiche. In particolare seguiamo quelle indagini che impattano sugli enti territoriali. Ci occupiamo di raccogliere stime riguardo la popolazione, dato che seguiamo e curiamo tutto il movimento demografico. Effettuiamo inoltre delle indagini sulla sfera sociale che, rispetto al passato, stanno via via acquisendo sempre più importanza. Nello specifico consideriamo tutto ciò che riguarda le famiglie sulla base dei consumi e degli aspetti della vita quotidiana dal punto di vista socio economico. Coordiniamo dunque l’attività di raccolta dei dati a partire dalla loro formazione e dalla loro rilevazione e come ufficio regionale curiamo e controlliamo la formazione dei rilevatori”.
Per quanto riguarda i dati sull’inquinamento, nella graduatoria italiana, in che posizione si collocano i capoluoghi siciliani?
“Sono tanti gli elementi che contribuiscono a misurare la qualità dell’ambiente. Il nostro istituto procede nel realizzare una sorta d’indicatore complesso e di sintesi di tutti questi elementi. Successivamente stila una graduatoria su 111 capoluoghi di provincia. L’indagine è iniziata nel 2000. I dati in nostro possesso attualmente considerano la situazione ambientale sino al 2008. Sulla base di questa classifica, purtroppo tra le prime dieci posizioni non risulta nessuno dei nostri capoluoghi, mentre in coda alla classifica, tra le ultime dieci città risultano Trapani, Catania, Enna e Siracusa. Riguardo alle variazioni rispetto all’anno precedente, Caltanissetta è quella che perde più posizioni. Pur essendo stata sino ad ora la città più virtuosa della Sicilia, ha avuto un crollo rispetto allo scorso anno. Palermo poi rimane sempre tra le peggiori”.
Potrebbe dirci nello specifico quali sono gli indicatori che misurate?
“Consideriamo la disponibilità dell’acqua, la tendenza a raccogliere rifiuti e successivamente a differenziarli, la domanda del trasporto pubblico e la pressione dell’aria. Un indicatore piuttosto complesso, che nasce nel quadro di una stima di indicatori a livello europeo, è quello che tiene conto non solo della domanda di pressione ambientale, ma anche delle risposte da parte delle amministrazioni. Cerchiamo in pratica di misurare in qualche modo i provvedimenti che sono stati presi. Per fare un esempio, calcoliamo il numero delle aree che sono state destinate al traffico limitato, che da una parte rappresentano una restrizione per l’abitante e dall’altra una sorta di protezione per determinate zone della città, oppure il numero di cassonetti presenti che sono destinati alla raccolta differenziata. Devo dire che la misurazione delle risposte delle pubbliche amministrazioni sulle problematiche ambientali, è una metodologia ampiamente adottata ora mai”.
L’Istat offre anche dei dati importantissimi per la valutazione dell’economia siciliana.
“I dati della contabilità nazionale risentono della necessità di effettuare dei calcoli piuttosto complessi, per la raccolta, il controllo e l’integrazione di quei dati che provengono da più fonti. Per rispondere a delle esigenze dettate in chiave comunitaria, il nostro istituto ha cercato in questi ultimi anni di anticipare sempre le stime rispetto all’anno di riferimento. Nonostante ciò, purtroppo oggi siamo in ritardo di 18 mesi rispetto al periodo di riferimento. Il problema sono i modelli che vengono poi utilizzati per fare le stime. Il rilascio dei dati avviene mediamente con circa due anni di ritardo. Ci sono altri istituti del sistema statistico nazionale, come l’istituto Tagliacarne che rappresenta l’ufficio studi delle camere di commercio, specializzato negli studi a valenza territoriale”.
 

 
Collaborazione con l’assessorato regionale al Bilancio ma nessuna indagine sulla Pubblica amministrazione

Vi occupate anche dei dati relativi al settore occupazionale nelle pubbliche amministrazioni?
“Non facciamo questo tipo di indagine perché troppo specifica. La nostra indagine tuttavia non riguarda solamente il mercato del lavoro privato. Ci occupiamo in effetti anche del settore dei servizi e dunque di pubblica amministrazione, ma nel senso che consideriamo la dichiarazione dell’occupato nella sua identificazione. Non c’è dunque un censimento vero e proprio, ma nello spaccato dell’indagine sul mercato del lavoro abbiamo accesso ai dati riguardanti il numero degli occupati, ma senza il dettaglio che mi chiedeva lei. Conosciamo dunque il numero, ma non sappiamo nello specifico quanti di questi provengono dalla regione per fare un esempio. L’Istat generalmente presenta i dati disaggregati per settore di attività economica, quindi agricoltura, industria in senso stretto, costruzioni e servizi”.
C’è un rapporto di collaborazione con l’assessorato al bilancio?
"Con il servizio statistico della Regione siciliana, con il quale collaboriamo da un po’ di tempo, abbiamo siglato un accordo agli inizi di quest’anno. Riteniamo che lavorare in sinergia è certamente più produttivo. Abbiamo in mente di realizzare un’analisi storica della Sicilia prendendo spunto da un precedente lavoro che è partito nel ‘45 e che si è fermato negli anni ‘70, a cura della Camera di Commercio e di Unioncamere. Vogliamo in particolare capire e tradurre in dati le dinamiche che hanno cambiato il nostro territorio dal punto di vista socio economico”.

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