Questo accade perché tutti si cibano di vitto, ma pochi danno vitto al proprio intelletto, come se esso potesse restare privo di alimentazione.
La conseguenza è che il corpo alimentato ha una sua funzionalità, basata su molti automatismi, ma spesso la gola lo fa ammalare, perché l’ingordigia e la golosità, oltre che essere peccati, sono comportamenti dannosi.
Mentre il corpo richiede acqua e cibo – non si può stare senza bere acqua per oltre tre giorni, non si può resistere senza ingerire cibo per oltre trenta -, il cervello non lo richiede; con la conseguenza che vi sono persone di quaranta o cinquant’anni con la mente rimasta all’età prepuberale. E questi sono pericolosi perché rimangono nello stadio della stupidità. Sono infatti più pericolosi gli stupidi che i delinquenti: i primi non si sa come affrontarli; i secondi, sì.
Più il nostro intelletto è alimentato da conoscenze, letture, informazioni, conversazioni ed altro, più ci rendiamo conto della nostra pochezza e dimensione insignificante di fronte all’Universo. Tuttavia, una mente ben alimentata e ben cresciuta può guardare molto lontano, al di là di quei limiti che le persone ignoranti vedono ad ogni piè sospinto.
Il loro comportamento è quasi codificato: trovano problemi in ogni luogo e in ogni momento, ma non hanno la benché minima capacità di pensare alle relative soluzioni. E meno che mai, per conseguenza, ad attuarle.
Insomma, si tratta di persone che in mezzo al mare non sanno nuotare e sono quindi destinate ad annegare. Non un annegamento fisico, ma mentale che comporta una scadente qualità della vita, una visione continuamente negativa del bicchiere mezzo vuoto e la più assoluta incapacità di superare i propri limiti che sembrano invalicabili.
Pierre de Coubertin (1863 – 1937) sosteneva che importante è partecipare alle gare e non vincerle. Alcuni credono che non è neanche importante partecipare. Mentre sostengono che è più importante trasformare i nostri limiti in virtù.
Le virtù sono tante e non è qui il caso di enumerarle. Ma tutti sanno quali sono. Già chi le conosce si può porre la domanda: come raggiungerle?
In primo luogo, diceva Socrate (Atene, 470 a.C./469 a.C. – Atene, 399 a.C.), conosci te stesso. Quindi occorre che ognuno di noi faccia un approfondito esame della propria natura, di come è fatta e quindi dei propri limiti. Dopodiché, deve ragionare e valutare su come trasformare, si scriveva prima, tali limiti in v irtù.
Proprio perché sono sconosciuti a noi stessi, molti hanno la sindrome del gelato (microfono). Pur di accaparrarselo farebbero qualunque cosa. Ma poi non ci mettono i concetti, cosicché i loro limiti risultano evidenti.
È essenziale acquisire conoscenze da qualunque fonte; ma esse devono essere coordinate ed indirizzate all’obiettivo che ognuno si è prefissato: raggiungere le virtù.
Quanta gente si lamenta, quanta gente vede un domani pieno di nubi nere, quanta gente si sente incapace di affrontare la vita con spirito costruttivo: forse la maggioranza degli abitanti. La gente non sa che vi sono periodi nella vita di persone e comunità che ricordano le vacche magre bibliche. Bisogna prenderne atto e contestualmente lavorare ed impegnarsi senza risparmio per passare alla fase delle vacche grasse.
La vita di ogni comunità e persona ondula secondo una sinusoide che ha nella sua parte alta i periodi migliori e in quella bassa i periodi peggiori. è inutile esaltarsi, nel primo caso, e deprimersi, nel secondo. Insomma, bisogna mantenersi in equilibrio, facendo riserve quando le cose vanno bene e utilizzandole quando vanno male, contestualmente a un progetto di rinascita.
Il Risorgimento Sicilia è la nuova fase, come nel caso dell’arabe fenice che risorse dalle sue ceneri. Ci vuole forza d’animo, capacità, positività, qualità che non si comprano ma che dobbiamo generare da soli.