La Sicilia affonda ma l'Ars litiga sulle logge massoniche - QdS

La Sicilia affonda ma l’Ars litiga sulle logge massoniche

Raffaella Pessina

La Sicilia affonda ma l’Ars litiga sulle logge massoniche

venerdì 05 Ottobre 2018

Denuncia il M5s: “Uno dei Ddl più inutili discussi da questa Assemblea”. Aula divisa sul testo approvato all’unanimità dalla commissione Antimafia

PALERMO – Aula aperta con un certo ritardo ieri pomeriggio per discutere e approvare il disegno di legge sull’obbligo dichiarativo dei deputati dell’Ars e degli assessori regionale in tema di affiliazione a logge massoniche o similari. Approvato anche un emendamento al testo che estende tale obbligo anche consiglieri e agli assessori comunali.
 
Contraria a questo documento Forza Italia con Giuseppe Milazzo che ha detto in Aula che con questo disegno di legge si è voluta colpire solo una categoria e non tutte. Favorevole invece il Partito democratico con Antonello Cracolici che comunque si è dichiarato contro l’estensione agli enti comunali. Favorevole il Movimento Cinquestelle che mercoledì ha tenuto una conferenza stampa nel corso della quale i pentastellati hanno denunciato l’intenzione di alcuni esponenti della maggioranza di voler insabbiare il ddl voluto da Claudio Fava e approvato all’unanimità dalla commissione antimafia dell’Ars, che obbliga i parlamentari a dichiarare l’appartenenza a logge massoniche.
 
Eleonora Lo Curto (Udc) ieri ha detto che questa norma non doveva nemmeno arrivare in Aula perché vi sono profili di incostituzionalità . Lo Curto è insorta dicendo di essere indignata e offesa dall’agire di questo Parlamento. “Brandire l’arma della trasparenza per far votare una legge assurda merita un’opposizione netta – aveva già detto a suo tempo la parlamentare – Sui diritti di ciascun cittadino di potersi associare a qualsiasi organizzazione legittima non si possono accettare compressioni. All’onorevole Fava voglio ricordare che gli ideali, i valori di libertà, i principi morali della massoneria sono e restano gli stessi che hanno ispirato l’azione politica dei padri della storia del nostro risorgimento colonna portante dello stato repubblicano”. Per Vincenzo Figuccia, anche lui Udc, “il ddl proposto da Fava appare persino bizzarro quando stabilisce che debba essere la Presidenza dell’Ars a sanzionare i deputati che non dichiarassero l’appartenenza alla massoneria”.

Anche #DiventeràBellissima si è detta contraria: “Abbiamo consegnato alla segreteria generale dell’Ars una dichiarazione scritta in cui certifichiamo di non appartenere ad alcuna loggia massonica – aveva già detto il capogruppo all’Ars, Alessandro Aricò – siamo per l’assoluta trasparenza e per questo abbiamo fornito sin da ora questa dichiarazione. Tuttavia, riteniamo che l’obbligo debba essere introdotto anche per i vertici della burocrazia di Regione, Società partecipate, Ars e Comuni oltre che al momento delle candidature, altrimenti rischia di essere un semplice provvedimento demagogico. Ci sorprende, pertanto, che il collega Claudio Fava ritenga possa essere da fumetto ampliare la portata di questo ddl includendovi anche le più alte cariche della burocrazia regionale. Inoltre a nostro parere la dichiarazione dovrebbe essere relativa agli ultimi cinque anni”.
 
I problemi su questo disegno di legge erano nati già nella seduta di mercoledì. “Vorrebbero annacquare la legge eliminando la parola massoneria – ha dichiarato il vicepresidente Giancarlo Cancelleri – inserendo la dicitura associazione, hanno cosi paura, ma perché? è chiaro che qualche deputato crede di difendere un principio di riservatezza, ma questa levata di scudi mi fa pensare che altri difendano una posizione personale”. La discussione è andata avanti tutto il pomeriggio.

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