Il dirigente autorevole gestisce con i valori - QdS

Il dirigente autorevole gestisce con i valori

Carlo Alberto Tregua

Il dirigente autorevole gestisce con i valori

martedì 22 Giugno 2010
Nella pubblica amministrazione, come nelle imprese private, si tiene poco conto dei valori etici, in base ai quali l’organizzazione, la gestione delle risorse umane e quella delle risorse finanziarie, nonchè degli strumenti devono essere improntati all’equità, senza della quale il perseguimento degli obiettivi può essere distorto.
Il ceto politico e i dirigenti burocratici nel settore pubblico, l’imprenditore ed i propri dirigenti nel settore privato devono possedere autorevolezza per essere in condizione di decidere, in modo da percorrere la strada del proprio compito senza tentennamenti e senza ritardi.
Quando il politico o il burocrate, da un canto, l’imprenditore e il proprio dirigente dall’altro,  sono deboli,  confusionari, tentennanti il loro lavoro non procede perchè manca l’efficienza necessaria al suo svolgimento.
L’equità nel lavoro è un valore fondamentale da cui derivano altri due valori: la responsabilità ed il merito. Quest’ultimo fa emergere chi si comporta meglio in relazione agli obiettivi da raggiungere ed è attaccato al proprio lavoro con entusiasmo e passione.

Vi è poi il valore della responsabilità, cioè rispondere della propria missione a chi l’ha affidata: il popolo nella politica, l’azionista nel privato.
La missione dei dirigenti c’è anche nel no profit, nel servizio, nella solidarietà. Con la differenza che in questi settori non si persegue il profitto. Ma l’organizzazione è, comunque,  indispensabile per far funzionare qualunque organismo, anche se ha come attività quella sociale.
Il dirigente pubblico o privato che conosca il proprio mestiere e prende decisioni va rispettato anche se qualcuno può sentirsi colpito. L’importante è che nella gestione del suo servizio, pubblico o privato, non dimostri una fermezza formale, che poi nasconda porcherie, corruzione,  privilegi,  come a tutelare gli appartenenti ad una casta o ad una organizzazione di tipo massonico o mafioso.
Tutte le associazioni di servizio sono rispettabili a condizioni che non antepongano l’interesse dei propri associati a quello generale.

 
Quando Tina Anselmi, presidente della commissione d’inchiesta massonica deviata, P2, arrivò alla conclusione che dovesse essere sciolta, per la grave pertubazione che creava nelle istituzioni, pose una pietra miliare sulla questione. Però, sotto la cortina del silenzio, imbrogli e traccheggi continuano, dimostrati dalla estesa corruzione nella Cosa pubblica, che viene stimata in oltre cinquanta miliardi di euro. Se sommiamo questo importo con l’altro enorme di centoventimiliardi di evasione fiscale  e con il terzo di centomiliardi che è il giro d’affari della criminalità organizzata ci accorgiamo che il nostro Paese è seduto su una polveriera la cui miccia può essere accesa da quarto elemento disastroso: il debito pubblico arrivato a milleottocentodododicimiliardi.
Sembra apparentemente scollegato il comportamento etico del ceto politico e dei dirigenti burocratici, con quello dell’imprenditore e i propri dirigenti dai quattro elementi che abbiamo elencato. Ma se fate mente locale comprenderete che sono l’effetto di comportamenti amorali ed anti-etici.

Quando in una Comunità nazionale si può fare tutto ed il suo contrario, quando chi ha responsabilità resta impunito malgrado le malversazioni, quando governo e maggioranza mettono il bavaglio all’informazione, quando tutto ciò accade si capisce come quella comunità sia profondamente malata. E se è malata ne fanno le spese i soggetti più deboli, coloro che vivono con mezzi economici limitati, mentre in alto sta appolaiato un ceto politico grasso di privilegi e di quattrini che non ha la capacità di fare il mea culpa ed eliminare un pò di tali privilegi stornando i risparmi a favore di chi ha più bisogno.
I quotidiani hanno una funzione di controllo. Toglier loro questa funzione dimostra che si vogliono alimentare le sconcezze pubbliche e sostenere i furbetti che si fanno pagare  alberghi,  viaggi, appartamenti dai soliti noti, che poi prendono gli appalti. L’etica nella Cosa pubblica è essenziale anche nei suoi dialoghi. Non sentiamo un solo politico che inserisca questo elemento. Neppure una parola sull’etica nel comportamento. Un silenzio assordante.

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