Ambiente. Estrazione e raffinazione conseguenze per la Sicilia.
Traffico. L’enorme movimento di navi petroliere nel Mediterraneo, nonostante il rispetto di norme sempre più severe, non garantisce l’assenza di incidenti e sversamenti: ne accadono in media 60 ogni anno.
In mare. La Sicilia, per la presenza di piattaforme off shore e di 4 grandi poli di raffinazione, è particolarmente esposta. L’Ispra rivela i rischi nel Canale di Sicilia e nello Stretto di Messina.
PALERMO – Il mare siciliano è prigioniero del petrolio. Nei dintorni dell’Isola gravitano piattaforme petrolifere, nelle acque tra Gela e Ragusa si estrae il 54% del petrolio totale nazionale da off-shore, mentre nei porti di Augusta e Milazzo-Messina passano milioni di tonnellate di petrolio all’anno. Il rischio Golfo del Messico, che derivi da un incidente in un pozzo petrolifero o da un problema ad una petroliera, è sempre più presente. Ogni anno anno nel Mare nostrum si verificano mediamente circa 60 incidenti di varia entità, e anche se i piccoli sversamenti non fanno notizia, bisogna ricordare che c’è sempre una marea nera in movimento lungo le coste siciliane. I danni, che ogni anno in piccole porzioni continuano a verificarsi, potrebbero essere evitati con una normativa più severa. (
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