Fiat lascia Termini, ma coi soldi dello Stato - QdS

Fiat lascia Termini, ma coi soldi dello Stato

Rosario Battiato

Fiat lascia Termini, ma coi soldi dello Stato

martedì 29 Novembre 2011

Per chiudere la vicenda sono previsti 8 milioni di euro di contributi pubblici, oltre agli incentivi per il subentro di Dr Motor. Il conto: 21 milioni di euro per il prepensionamento di 650 lavoratori, solo 13 dal Lingotto
 

PALERMO – Lo Stato apre e la Fiat chiude. Ancora una volte un’azienda privata, tra l’altro in fuga dall’Italia, viene “aiutata” dal denaro pubblico a chiudere una vicenda lunga e logorante. Il riferimento corre allo stabilimento di Termini Imerese, per il quale sabato scorso la Fiat si è impegnata a concedere gli incentivi per far raggiungere la pensione a circa 640-650 persone che andranno a scalare dal monte occupati di 2.200 persone che, tra industria e indotto, era impiegato nel polo palermitano.
 
L’operazione di uscita della multinazionale originaria di Torino costerà 21 milioni di euro, 8 dei quali saranno messi dallo Stato. Per i media è il primo “successo” targato Corrado Passera, neo ministro allo Sviluppo economico, ma è anche l’attestazione di un modus operandi che non cambia rispetto al passato: le aziende private sono coccolate dai contributi pubblici in barba alle leggi del mercato. 
Lo Stato accompagna la Fiat all’uscita secondaria di Termini Imerese. Ci sono voluti 21 milioni di euro, dei quali quasi il 40% arriva dallo Stato (solo 13 milioni sborsati dal Lingotto), per accordarsi con i sindacati, Fiom compresa, e agevolare al pensionamento di circa 650 lavoratori, che, tra Cassa integrazione e mobilità, nel giro di qualche anno finiranno la loro attività lavorativa. Nel dettaglio l’accordo, siglato a Roma sabato scorso, prevede per l’accompagnamento alla pensione dei lavoratori della Fiat che hanno maturato i requisiti un incentivo medio di 22.850 euro più l’indennità di mancato preavviso e il premio fedeltà.
“Quest’accordo – ha spiegato il segretario provinciale della Uilm Vincenzo Comella –  è il massimo della mediazione che si poteva raggiungere”. Secondo il sindacalista proprio quest’intesa “crea le condizioni per accompagnare alla pensione chi ha i requisiti e dà la possibilità a chi resta di avere una continuità lavorativa sia che si tratti di un ex dipendente Fiat o di un operaio delle ditte dell’indotto”.
Ancora una volta non possiamo dire che ci sia stato il lieto fine. La tecnica di Passera, uomo di spicco nel governo dei professori fedeli al libero mercato, rimarca quella del passato: lo Stato tappa le falle del sistema imprenditoriale nazionale. E la linea ribadita dai sindacati è proprio questa: più pubblico nel libero mercato, insomma una contraddizione in termini che si inserisce nel solco della “grande” tradizione italiana.
“Abbiamo chiesto che il ministero e la Regione Siciliana entrino nella quota azionaria e siano garanti degli investimenti per il futuro di Termini Imerese – ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom -, e che gli impegni di Dr Motors dei prossimi 3-4 anni vengano rispettati. Anche la Volkswagen vede al suo interno delle quote azionarie della Regione in cui opera”.
La prossima tappa dell’infinità vertenza Termini Imerese è prevista per il primo dicembre a Roma. L’incontro vedrà assieme, per l’ennesima volta, sindacati, il ministero dello Sviluppo, Invitalia e Dr Motor, l’azienda molisana che dovrebbe subentrare alla Fiat nello stabilimento siciliano. Proprio l’azienda di Di Risio è un altro tassello poco convincente del quadro visti i ben noti problemi finanziari del gruppo.
 

 
Di Pietro (Idv): “Da mesi Di Risio non paga gli stipendi in Molise”
 
TERMOLI (CB) – “La Fiat chiude e se ne va. L’imprenditore Di Risio, che ha promesso mari e monti e che è stato presentato dal ministero dello Sviluppo economico, non paga da mesi i suoi dipendenti d’azienda in Molise”. è quanto dichiarato ieri, in una nota congiunta, dal presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro e dal responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi.
“I lavoratori, lasciati da soli, hanno potuto contrattare solamente gli strumenti di accompagnamento alla pensione, per evitare di essere buttati in strada da un giorno all’altro. Rispetteremo – hanno proseguito – il voto dei lavoratori di Termini Imerese sull’accordo, ma chiederemo anche quali scambi inconfessabili sono avvenuti tra il ministro Passera e Marchionne. Sta nascendo un moto di ribellione in Italia contro gli azionisti Fiat che chiudono in Sicilia per produrre la nuova Ypsilon in Polonia, che spingono il governo italiano a comprare la Thema prodotta in Canada, che hanno chiuso la Irisbus di Avellino, Cnh di Imola e che si preparano a chiudere la Maserati di Modena. Hanno, inoltre, lasciato senza modelli lo stabilimento di Mirafiori, hanno sbagliato la progettazione della Grande Punto di Melfi, costruito un nuovo motore bicilindrico in Polonia mettendo in crisi l’azienda di Termoli”.

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