La differenza tra uomo e donna in 1 ora e 15 minuti al giorno - QdS

La differenza tra uomo e donna in 1 ora e 15 minuti al giorno

Chiara Borzi

La differenza tra uomo e donna in 1 ora e 15 minuti al giorno

domenica 19 Febbraio 2012

Lo dice il Rapporto sulla Coesione Sociale elaborato da Ministero del Lavoro, Inps e Istat. Tanto lavora in più la donna rispetto al partner. Al Sud asimmetria più accentuata

PALERMO – Donna, moglie, madre, lavoratrice. La donna del nostro secolo ha riassunto in sé un insieme d’identità così numerose che neppure la già “iperattiva” società moderna riesce a tenerle il passo.
Nel Rapporto congiunto sulla Coesione Sociale elaborato da Istat, Inps e Ministero del Lavoro per l’anno 2011, emergono spunti interessanti sulle criticità che ancora oggi le donne italiane vivono nel coniugare gli impegni di famiglia, casa, lavoro e tempo libero: un insieme di responsabilità notevoli che nonostante gli ultimi varchi aperti nel mondo della riforma per il sociale e nel sistema dell’occupazione, stentano ad essere conciliate in modo efficace, costringendo le donne lavoratrici e madri a muoversi con difficoltà tra le esigenze dettate dai propri ruoli e, in alcuni casi, a sacrificare la propria carriera per dedicarsi alla famiglia.
Secondo le stime presentate dal Consiglio Nazionale Economia e del Lavoro rilevate su campioni di donne in età compresa tra i 25 e i 45 anni, in Italia si verificano casi per cui dopo la nascita di un bambino il tasso di occupazione femminile passa bruscamente dal 63% al 50%, per crollare ulteriormente dopo la nascita del secondo. “Ciò evidenzia chiaramente come il ruolo femminile nel mondo del lavoro sia sacrificabile alla cura dei figli e all’attività domestica”, si legge nel documento. Eppure, oggi l’occupazione sembra impiegare le donne soprattutto per le tipologie di lavoro part time. La percentuale di lavoratrici a tempo parziale supera il 74,2%. Mai come in questo caso però alla quantità non equivale qualità: secondo le ultime stime una donna è retribuita il 19,2% in meno rispetto a un collega dell’altro sesso, con uno stipendio pari a 1.131 euro rispetto ai 1.407 degli uomini. Ad ogni modo oggi il 63,7% di donne in coppia sceglie comunque di lavorare, il 97% di queste è impiegata sia in lavori domestici che in lavori familiari e il 94,4% si dedica al tempo libero.
Osservando queste cifre la domanda sorge spontanea: come fanno madri, mogli e lavoratrici a distribuire efficacemente il loro tempo in queste attività?
Le condizioni affinché ciò si verifichi, in Italia, non sono molte.
Il nostro paese è notoriamente sprovvisto di specifiche coperture sociali presenti invece in stati come Germania, Finlandia o Svezia, in cui sono corrisposti servizi pubblici di agevolazione alle donne lavoratrici come i famosi asili nido all’interno degli edifici di lavoro. Per le madri-lavoratrici del Belpaese tutto ciò è impensabili e la soluzione ultima rimane una buona organizzazione personale e un’ottima dose di sacrificio di fronte a queste mancanze non ancora colmate.
Una buona cultura del ruolo della donna nasce innanzitutto in famiglia, dove il carico del lavoro dovrebbe essere equamente distribuito tra uomo e donna. Oggi l’asimmetria è tutta a scapito della componente femminile. Il 71,3% del lavoro in casa delle coppie grava sulle spalle del gentil sesso, la donna lavora 1 ora e 3 minuti in più del suo partner quando entrambi sono occupati (9 ore e 9 minuti di lavoro totale per le donne contro le 8 ore e 6 minuti degli uomini) e nelle coppie con figli il divario di tempo sale a 1 ora e 15 minuti (anni 2008-2009).
Nelle coppie con entrambi i partner occupati, il maggior grado di asimmetria si osserva tra le coppie con figli residenti nel Mezzogiorno (74,6%), in quelle in cui l’età del figlio più piccolo supera i 14 anni (74,6%) e in quelle in cui la donna ha un basso titolo di studio (72,2% nel caso di licenza elementare o media).
Le donne, in particolare quelle occupate, sono penalizzate anche nel loro il tempo libero. Il gap di genere si è ridotto nel tempo, ma resta a livelli elevati. Gli uomini dispongono di 59 minuti in più di tempo libero rispetto alle donne, venti anni fa la differenza era di 1 ora e 14 minuti.
Sarebbe bene che anche in virtù della crisi attuale, che l’appello fatto dall’istituto nazionale dell’ economia e del lavoro trovi una sincera accoglienza a tutte le latitudini del nostro paese ed in tutti i contesti sociali che lo compongono.
 

 
Tempo libero. Per l’uomo 59 minuti in più tutti per sé
 
La conclusione più banale a cui si potrebbe giungere è che nascere donna ,in Italia e nel Meridione, non è esattamente la condizione ottimale per esprimere pienamente le proprie potenzialità.
Quanti non hanno sentito pronunciare detti anche brutali, dettati da vecchie considerazione sociali, che vedono nella donna un ostacolo più che una risorsa?
“In un sistema europeo che chiede in modo pressante una presenza delle donne nel mercato del lavoro pari a quella degli uomini, con le stesse opportunità e pari retribuzioni,  “occorre – afferma il Cnel -,  rafforzare concretamente le politiche d’incentivazione a favore dell’occupazione femminile, fornendo alle famiglie asili nido e servizi di cura per la terza età, e sviluppare un modello sociale per promuovere una ripartizione equa del lavoro familiare”.
Sarebbe bene che anche in virtù della crisi attuale, che l’appello fatto dall’istituto nazionale dell’economia e del lavoro trovi una sincera accoglienza a tutte le latitudini del nostro paese ed in tutti i contesti sociali che lo compongono.

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