Regione scassata formazione futura - QdS

Regione scassata formazione futura

Carlo Alberto Tregua

Regione scassata formazione futura

martedì 20 Ottobre 2020

Si è scoperto da parte dell’opinione pubblica che la Regione siciliana, con i suoi circa 13 mila dirigenti, funzionari e dipendenti, è una macchina scassata che non funziona e mangia soldi a ufo senza contropartita in termini di rendimento e di risultati.
In quell’ente elefantiaco nessuno sa cosa sia la produttività, che ricordiamo essere il rapporto fra energie impiegate e risultati.
C’è di più, lo scriviamo da decenni, non solo l’ignoranza la fa da padrona, ma non vi è la volontà di cambiare registro, né di intraprendere una strada adeguata per ribaltare questa perniciosa situazione.
Siccome quasi a nessuno dei dirigenti, funzionari e dipendenti importa come vadano le cose, perché tanto il loro stipendio è assicurato, dovrebbero essere gli assessori a dare indirizzi tassativi e pretendere i risultati su cui hanno il dovere di esercitare un ferreo controllo.
Tutto quello che scriviamo è normale in tutte le strutture organizzate, ma è totalmente sconosciuto alla Regione siciliana.

Perché? Quali altre ragioni, oltre la mala volontà, determinano questo scenario quasi apocalittico? Una scarsissima digitalizzazione: non è un caso di tale arretratezza perché la burocrazia non vuole modernizzarsi. Se tutti i servizi fossero digitalizzati e la carta fosse totalmente abolita, attraverso i tracciati si potrebbe misurare l’efficienza delle direzioni, delle aree, dei servizi e del singolo dipendente, con la conseguenza che nessuno potrebbe più sfuggire al rapporto fra obiettivi e risultati.
Mancano i piani di lavoro, secondo cui tutte le risorse umane dovrebbero andare a tempo per evadere le richieste e quindi far girare i fascicoli, sempre per via digitale, fino all’evasione delle richieste in tempi europei e non siciliani.
Qualunque docente di organizzazione aziendale sa benissimo che senza questi piani nessun organismo collettivo può funzionare, ma essi debbono essere formulati in maniera scientifica e professionale.
Alla Regione, tali piani non vi sono e quindi non vi è organizzazione di sorta, con la conseguenza che nessuno sa neanche perché non si arriva alla conclusione degli iter procedurali.
Un altro buco della Regione riguarda la formazione, per la quale sono stanziati 135 milioni di euro. Dalle inchieste che abbiamo svolto risulta che i corsi di formazione riguardano mestieri tradizionali che, già sin da oggi e poi tra qualche anno, non esisteranno più.
Non c’è un solo corso, fra centinaia, che si occupi di quei lavori che vi saranno fra quattro o cinque anni e che consentiranno a chi possiede la relativa professionalità di accedere al mondo del lavoro con relativa facilità. Le figure professionali aggiornate sono richiestissime e non c’è nessuna di esse che non trovi lavoro quasi subito. Solo gli ignoranti, i bacchettoni e quelli che non possiedono le adeguate competenze, continuano a lamentarsi che c’è disoccupazione, ma non è affatto vero.
Il nostro giornale pubblica ogni settimana richieste di dipendenti da parte delle aziende. Siamo arrivati a quasi 22 mila di tali richieste di possibilità lavorative che non trovano persone idonee ad utilizzarle.
Si tratta di una situazione paradossale perché dimostra che il lavoro c’è, ma per i competenti.

La cattiva educazione che ha diffuso il cosiddetto Reddito di cittadinanza ha rovinato ancor di più i giovani fannulloni che hanno studiato poco o nulla a scuola, che si sono iscritti all’università come parcheggio e non con l’intenzione di acquisire istruzione e che pensano di avere il diritto ad un sostentamento, pur non facendo nulla.
Chi ha pensato di sostenere questi fannulloni è certamente fannullone anch’esso, perché incapace di avere un mestiere proprio, e ci riferiamo al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il quale nella sua giovane vita precedente a quella politica, non ha mai esercitato un mestiere o una professione. Poi di botto è entrato nel mondo della politica, ha cominciato a guadagnare molto e continua a farlo.
Non ce l’abbiamo con lui, perché è sicuramente un bravo giovane, ma ce l’abbiamo con questa falsa democrazia che considera in modo sbagliato i rapporti fra le persone: uno vale uno.
Non è vero, anzi è diseducativo: la conseguenza è dimostrata dai nullafacenti regionali, senza offesa per nessuno.

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