Caso Soleimani, polemiche sul ruolo di Sigonella - QdS

Caso Soleimani, polemiche sul ruolo di Sigonella

redazione web

Caso Soleimani, polemiche sul ruolo di Sigonella

domenica 05 Gennaio 2020

I Verdi, "Il Governo chiarisca il ruolo della base americana nella vicenda dell'uccisione con droni del generale iraniano". Il Pci, "basta silenzio". Rifondazione comunista, "No alla guerra di Trump, l'Italia neghi le basi"

“Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiariscano immediatamente il ruolo che la base americana di Sigonella, in Sicilia, ha giocato nell’attacco militare mediante l’utilizzo dei droni che ha portato all’uccisione del generale iraniano Soleimani”.

Lo ha chiesto in una nota il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli.

“Ove fosse confermato un coinvolgimento, nel mezzo di una crisi internazionale di tale portata – prosegue -, come Verdi riteniamo necessario una revisione del Trattato del 1954 tra Usa e Italia sull’utilizzo delle basi americane sul suolo italiano, riconducendole all’interno di strategie comunemente adottate dall’Alleanza Atlantica e non per un uso non concordato da parte degli Stati Uniti”.

Per Giuseppe Civati, fondatore di Possibile, “il governo deve chiarire se davvero l’operazione in Iraq dei giorni scorsi è partita davvero da Sigonella”.

“Da quanto circola, infatti – dice – il drone che ha colpito il convoglio a Baghdad sarebbe partito proprio da una base italiana. Si tratterebbe di un fatto gravissimo e di fronte a queste indiscrezioni stampa, i ministri competenti, ma anche il presidente del Consiglio Conte, non possono tacere”.

“L’assenza dell’Italia dallo scacchiere diplomatico – aggiunge Civati – è già un problema serio. Ma la passività rispetto alle prepotenze del presidente statunitense Trump è inaccettabile. Per questo è necessario che il governo italiano faccia sentire la propria voce per fermare gli atti di guerra avviati dalla Casa Bianca. Essere alleati non significa subire qualsiasi azione”.

Per Luca Cangemi della segreteria nazionale del Partito comunista italiano (Pci), “un’operazione della rilevanza strategica enorme quale quella dell’uccisione del generale Soleimani, condotta con i droni, coinvolge necessariamente la base di Sigonella, che insieme alla stazione di Ramstein in Germania ha un ruolo centrale nella gestione degli aerei senza pilota e nei nuovi sistemi di guerra automatizzati. Questo dovrebbe porre dei pressanti problemi di ordine politico, ma anche Costituzionale al governo e al Parlamento. Invece c’è il silenzio”.

“Può l’Italia consentire – aggiunge Cangemi – che il suo territorio venga coinvolto in un omicidio extragiudiziale e in azioni di guerra senza che le sue istituzioni vengano consultate e probabilmente neanche informate? Di fronte ad una crisi internazionale straordinariamente pericolosa non sarebbe necessario bloccare le attività dei droni che rappresentano tra l’altro un pericolo quotidiano per il traffico civile dell’aeroporto di Catania, pericolo che in questi giorni sarà moltiplicato da attività militari intensissime? Non è il caso di aprire una riflessione sul ruolo della base di Sigonella – continuamente rafforzata (insieme alla proiezione rappresentata dal Muos di Niscemi) – e sulla sua compatibilità con la Costituzione Italiana e con gli stessi interessi nazionali dell’Italia?”.

“Il ricercatore Antonio Mazzeo, che da anni ci informa sul gravissimo sviluppo in dotazione e ruolo della base di Sigonella, ci ha illustrato il forte dibattito che è aperto da anni nel Parlamento tedesco sulla stazione gemella di Ramstein – conclude l’esponente comunista -. In Italia invece l’afasia assoluta di rappresentati istituzionali subalterni e spesso, ignoranti. Uomini di governo e di stato che di fronte ad un gesto criminale ed irresponsabile, come quello compiuto dagli Stati Uniti a Baghdad, balbettano e annaspano”.

“Mentre Salvini si congratula con Trump per l’attacco terroristico ingiustificabile sul piano del diritto internazionale, chi si riconosce nei principi della Costituzione ha il dovere di mobilitarsi perché prevalgano le ragioni della pace”. Così Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista (Prc) – Sinistra Europea, sull’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani.

“L’appartenenza dell’Italia alla Nato – prosegue Acerbo – e la presenza nel nostro Paese di basi militari statunitensi e dell’alleanza atlantica accresce i timori di un coinvolgimento del nostro Paese nel conflitto . L’Italia e gli altri governi dell’Unione Europea non sono tenuti a seguire Trump in questa escalation militare che ha suscitato un coro di proteste anche negli Stati Uniti. Chiediamo che il nostro governo e l’Unione Europea si attivino in un ruolo di pace, frenando le spinte belliciste della Casa Bianca ed agendo con gli atti attori internazionali per l’avvio di un dialogo con l’Iran cominciando con la rimessa in discussione delle sanzioni comminate unilateralmente dagli Usa. Occorre evitare qualsiasi coinvolgimento dell’Italia in uno scenario di guerra”.

“Esigiamo per questo – ha aggiunto – che si ritirino le truppe incautamente inviate in Iraq e si assuma un’iniziativa diplomatica forte verso tutti i soggetti coinvolti. E’ doveroso che il governo italiano dichiari l’indisponibilità delle basi militari che si trovano sul territorio italiano – da Aviano a Sigonella – per le operazioni che gli Usa stanno conducendo in Medio Oriente. Nessun sostegno diretto o indiretto alla guerra di Trump”

“E’ indispensabile – conclude Acerbo – che partiti, sindacati, associazioni e movimenti si uniscano su questa elementare richiesta al governo italiano. Ci rivolgiamo all’Anpi, all’Arci, alla Cgil, all’associazionismo pacifista, a tutta la sinistra, al mondo cattolico e a tutte le persone e le soggettività che si riconoscono nell’articolo 11 della Costituzione nata dalla Resistenza. L’Italia dica no alla guerra”.

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